(VIDEO) Va in pensione il Capitano Ultimo: l’ufficiale del Ros che arrestò Riina

“Oggi pensione e fine servizio. Nell’ultimo giorno le mie lacrime e il mio sorriso alla bandiera di guerra dell’Arma dei carabinieri. Al popolo italiano tutta la mia vita. Vado in pensione, abbiamo combattuto, rivendico tutte le azioni passate presenti e future, torniamo ad essere il nulla da cui veniamo”. Lo dice in un video pubblicato su twitter Sergio Di Caprio detto il Capitano Ultimo.

Sergio De Caprio, detto anche Capitano Ultimo (cl. 1961), è stato a capo dell’unità Crimor dei ROS dei Carabinieri ed è noto soprattutto per aver arrestato Totò Riina il 15 gennaio 1993.

Con il grado di colonnello è stato vice comandante del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente a Roma. Ha fondato la casa famiglia “Volontari Capitano Ultimo” di Roma, dove porta avanti progetti di solidarietà nei confronti dei meno fortunati.

Ex allievo della Scuola militare “Nunziatella” di Napoli, vince il concorso per l’Accademia militare di Modena dove compie gli studi e la formazione, diventando tenente dei Carabinieri e prestando servizio alla Compagnia di Bagheria, dove nel 1985 arresta il latitante Antonino Gargano e Vincenzo Puccio il killer del capitano dei Carabinieri Emanuele Basile.

Trasferito a Milano, col grado di capitano, tra il 1989 e il 1990 sviluppa le indagini dell’inchiesta “Duomo connection” coordinata dal Pubblico ministero Ilda Boccassini sulla penetrazione mafiosa a Milano. Le indagini portarono all’arresto di un folto gruppo di pregiudicati siciliani e del loro presunto boss, il geometra Antonino Carollo detto “Toni”, figlio incensurato di Gaetano Carollo, esponente della famiglia mafiosa di Resuttana ucciso nel 1987 a Liscate.

Tra il 1991 e il 1992 alla guida del nucleo “CRIMOR” dei Carabinieri di Milano sgomina una raffineria di droga del clan Fidanzati in nord Italia.

Entrato in quel periodo nel neonato Raggruppamento operativo speciale, è capo della I Sezione del I Reparto del ROS, crea una squadra, denominata CRIMOR – Unità Militare Combattente che dal settembre 1992 opera a Palermo, scegliendo, per formarla, un gruppo di Carabinieri al momento poco considerati nell’Arma e relegati a incarichi di non elevato profilo.

È stato l’ufficiale che, quando era a capo del CRIMOR, mise materialmente le manette il 15 gennaio 1993 a Salvatore Riina. Il racconto dell’arresto del boss mafioso è stato varie volte messo in discussione, sia durante il processo celebrato a Palermo nel 2006 in relazione ai fatti che portarono alla ritardata perquisizione del “covo” di Riina, sia più recentemente dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino (condannato per mafia), secondo il quale in realtà Riina sarebbe stato consegnato ai Carabinieri da Bernardo Provenzano. Massimo Ciancimino, a oggi, è un “dichiarante” giudicato attendibile solo a fasi alterne nel corso di altri procedimenti. Peraltro, a ben vedere, l’unica ricostruzione ufficiale oggi disponibile delle vicende che hanno portato all’arresto di Salvatore Riina, è quella prodotta dalla sentenza n. 514/2006 con cui il tribunale di Palermo ha assolto il capitano De Caprio e il colonnello Mori dalle accuse loro rivolte a seguito della ritardata perquisizione dell’abitazione di Riina. Con la sentenza del 20 febbraio i giudici del tribunale di Palermo, oltre ad assolvere gli imputati «perché il fatto non costituisce reato», hanno voluto sottolineare e ribadire che «il latitante (Riina, ndr) non fu consegnato dai suoi sodali, ma localizzato in base a una serie di elementi tra loro coerenti e concatenati che vennero sviluppati, in primo luogo, grazie all’intuito investigativo del cap. De Caprio».

Da comandante della sezione del ROS di Palermo col grado di maggiore, nel maggio del 2000 chiese il trasferimento ad altro incarico, in disaccordo con il vertice del ROS – al tempo comandato dal generale Sabato Palazzo – relativamente all’impiego di personale provvisorio in attività d’indagine. A seguito della richiesta avanzata, venne assegnato al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri (NOE), poi CCTA (Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente), come vice comandante.

Il 6 marzo 2020 comunica di voler lasciare l’Arma dei Carabinieri collocandosi in aspettativa ad un anno dalla messa in quiescenza.

Il 18 febbraio 2020, la neo presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, annuncia in una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati, di aver nominato De Caprio assessore regionale alla Tutela dell’Ambiente.

 

(ANSA)

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