“Il 118 sta ‘morendo’ sotto gli attacchi di alcune regioni”: la denuncia della Fismu

La Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu (una delle sigle più rappresentative del 118) ritiene gravissima la situazione in cui versa in Italia il settore dell’emergenza-urgenza (118).

Emanuele Cosentino, responsabile nazionale del 118 di Fismu, riassume così lo stato dell’arte: “In tutto il Paese si lavora in condizioni di seria difficoltà, con turni lunghi e stressanti per il poco personale, ricorso costante agli straordinari e al personale precario. L’emergenza-urgenza in questa pandemia spesso ha dovuto fare da tappabuchi per tutte le contraddizioni irrisolte della sanità pubblica, soprattutto sul territorio. Ma non basta: in diverse regioni stiamo assistendo a tagli (illegittimi) alle indennità di rischio, ultimi casi in Campania e Calabria. Quindi c’è lo storico, e irrisolto nodo, dei molti medici con accordo di lavoro parasubordinato (la convenzione di medicina generale, la stessa dei medici di famiglia) che lavorano fianco a fianco dei loro colleghi dipendenti ma senza le stesse tutele. Un’area di professionisti che avrebbe diritto al passaggio a dipendenza ma che è nel limbo da anni, per precise colpe delle Regioni”.

Cosentino ricorda, “come sia già in atto da anni una lenta fuga dal settore del 118, per tutte queste ragioni, ma che con l’emergenza Covid19 la situazione è radicalmente peggiorata. Il disagio, la preoccupazione, la rabbia è dilagante”.  Quanto avvenuto in questi ultimi mesi in Calabria e Campania – spiega – è un ulteriore tassello: le regioni, con il pretesto di una segnalazione della Corte dei Conti, hanno ritenuto che una indennità di rischio non solo fosse non dovuta nell’attuale busta paga, ma hanno cominciato a richiedere il rimborso di quanto corrisposto negli ultimi anni. Riassumendo: moltissimi medici vedranno tagliato il loro stipendio oggi e con richieste di rimborso che possono superare i 50mila euro per professionista. In piena epidemia Covid19 siamo quindi in uno scontro aperto con diverse Asl e prossimi all’esplosione di un enorme contenzioso giudiziario.  Vicende che minano la serenità degli operatori che tutti i giorni sono in prima linea nelle situazioni di emergenza. Servono alcuni interventi urgenti – sottolinea il dirigente Fismu – serve più personale, che si annulli ogni taglio alle indennità di rischio, e, se è necessario, anche con provvedimenti governativi che diano una soluzione politica a questo scontro in Calabria e Campania. Si consenta, in tutte le regioni, il passaggio a dipendenza a chi ne fa richiesta: è un diritto, non una concessione. Ma alla base è necessaria una riforma complessiva del settore, dando una spinta ai disegni di legge ora in Parlamento da approvare (con le dovute modifiche) con urgenza e con ampio consenso, che diano una cornice nazionale unica per tutto il settore dell’emergenza-urgenza”.

“Ci rivolgiamo al ministro Speranza – conclude Cosentino – perché proseguendo su questa strada il 118 muore, per mancanza di personale: i medici andranno a fare altri lavori meno pericolosi o, chi potrà, si rifugerà nella pensione. Il rischio reale è una dimissione di massa e, come conseguenza per  i cittadini, lo smantellamento di un servizio che garantisce i livelli essenziali di assistenza. Se non c’è un cambio di rotta pensiamo a forme di protesta regione per regione, anche di piazza, allo stato di agitazione, allo sciopero degli straordinari o allo sciopero bianco. In questo senso facciamo appello a tutti i sindacati per fare fronte comune. Se non ora, quando!”.

“Le testimonianze di queste ore di operatori del 118 che in Campania sono costretti ad affrontare file con le ambulanze anche di decine di ore, con pazienti gravi a bordo, sono lo specchio delle cattive scelte prese in tema di sanità regionale in questo periodo caratterizzato da covid19 – È quanto denuncia in una nota Marco Nonno, consigliere regionale della Campania di Fratelli d’Italia -. Vi sono ambulanze medicalizzate dove i pazienti per fortuna vengono curati da personale altamente qualificato in attesa di entrare in pronto soccorso. I meno “fortunati” invece devono attendere ore interminabili (nel mezzo di soccorso) prima di poter esser presi in cura, con tutti i rischi del caso. Uno scempio vergognoso di cui la Giunta dovrà dar conto ai cittadini campani”.

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Redazione

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