Covid, l’appello di Anna Adamo: “Amo il mio lavoro in ospedale, ma ho paura di contagiare i miei cari: siate responsabili”

LaRampa.it riceve e pubblica la lettera di Anna Adamo, giovane di 24 anni laureata in Giurisprudenza e che ha deciso di iscriversi alla facoltà di Infermieristica e che attualmente sta lavorando anche in ospedale: “Per quanto dure possano essere queste giornate, sono felice perché faccio quello che amo. Il problema è la paura che mi accompagna ogni giorno. È la paura di andare in ospedale e contrarre il virus”.

Ecco l’appello:

“Sono Anna Adamo, ho 24 anni e la mia è una di quelle testimonianze che resteranno inascoltate, perché non sono un Influencer e non ho milioni di followers su Instagram. E,si sa,al giorno d’oggi se non si posseggono grandi numeri sui social,non si viene presi in considerazione,purtroppo. Ma,voglio provare a scriverla lo stesso. Perché,qualcosa da dire ce l’ho anche io. Il bisogno di essere “ascoltata”,ce l’ho anche io,pur essendo una persona comune.

Premessa: la mia non vuole essere una lettera scritta con l’ intento di sminuire o criticare qualcuno,ma una semplice testimonianza che vorrei le persone leggessero e mettessero in atto un maggiore senso di responsabilità.

Sono laureata in Giurisprudenza e svolgo la pratica forense,nel frattempo,però,ho deciso di inseguire un altro mio sogno e iscrivermi alla facoltà di Infermieristica. Le mie sono giornate estenuanti,mi divido tra tribunale,ufficio,lezioni da seguire,studio e tirocinio in ospedale. Spesso non ho neanche tempo per mangiare (e lo so che i pasti non si saltano,però a volte non ho alternative),mi limito ad aprire una scatoletta di tonno e basta. Ma,il problema non è questo. Per quanto dure possano essere queste giornate,sono felice,perché faccio quello che amo.

Il problema è la paura che mi accompagna ogni giorno.

È la paura di andare in ospedale e contrarre il virus. È la paura di star male mentre faccio quello che più amo al mondo: prendermi cura degli altri.

È la paura di tornare a casa. Si,ho paura di tornare a casa. Di contagiare chi mi sta accanto.

Sono mesi che torno a casa solo quando so che è vuota,solo quando so che chi vive con me è fuori. E quando chi vive con me a casa è presente,ed io non posso andare altrove,mi chiudo in una stanza dalla quale esco solo per andare in bagno. E tutto questo è maledettamente estenuante,maledettamente triste e insopportabile,anche per una persona forte come me.

Non trovo neanche le parole per descrivere cosa si provi nel sapere che nella stanza accanto ci sia il proprio fidanzato e non poterlo abbracciare,baciare,perché è meglio non rischiare,è meglio aspettare il risultato del tampone e assicurarsi che vada tutto bene.  Non trovo le parole per descrivere il dolore che si prova,perché non si possono abbracciare i propri genitori e ci si debba accontentare,nella migliore delle ipotesi,del vederli dal balcone o tramite una videochiamata Whatsapp. Non ne posso più di tutto questo. Sono stanca,avvilita.

A volte vorrei solo chiudere gli occhi,poi riaprirli e credere che tutto questo sia un incubo. Nei rari momenti liberi apro i social e ne vedo di ogni. Vedo le influencer (e anche persone comuni) comportarsi come nulla fosse,infrangere ogni regola e mi arrabbio. Mi arrabbio,perché tutto ciò non è giusto. Non è corretto nei confronti delle tante persone che come me sono in trincea ogni giorno. Quindi, a chi legge,anche se non sono un’influencer,dico: abbiate responsabilità e buon senso. Fatelo per voi stessi. E anche un po’ per noi,che pur avendo paura della situazione, non possiamo sottrarci al pericolo,ma dobbiamo compiere il nostro dovere e lavorare nonostante tutti i nonostante”.

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Redazione

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