Export, Coldiretti: ‘record alimentare per la Campania +13,1%’

Crescono solo le esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy che con un aumento del +1,9% fanno segnare nel 2020 il massimo storico di sempre con un valore di 46,1 miliardi spinto dal successo della dieta mediterranea sulle tavole mondiali nonostante i pesanti limiti della pandemia Covid. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi alle esportazioni delle Regioni che vedono l’alimentare del Sud volare all’estero con un balzo del 7.4%. Se nell’ordine sono il Molise (+32,3%), la Basilicata (24,7%) e la Campania (13,1%) a far registrare le performance migliori, l’alimentare – sottolinea la Coldiretti – in controtendenza al calo generale aumenta in tutte le realtà territoriali dal Nord Ovest (+0,6%) al Nord Est (+1%), dal Centro (+1,7%) al Mezzogiorno (+7,4%).

Le esportazioni dei prodotti agroalimentari Made in Italy nel 2020 sono state dirette per oltre la metà (55%) all’interno dell’Unione Europea con la Germania che si classifica come il principale cliente con 7,73 miliardi in crescita del 6% mentre al secondo posto c’è la Francia con 5.08 miliardi che rimane stabile e a seguire con 3,6 miliardi la Gran Bretagna (+2,8%) uscita con la Brexit.

Un record ottenuto – continua la Coldiretti – nonostante le difficoltà degli scambi commerciali e il lockdown della ristorazione in tutti i continenti, che ha pesantemente colpito la cucina italiana ma anche favorito il ritorno alla preparazione casalinga dei pasti con il boom delle ricette Made in Italy. L’emergenza sanitaria Covid ha provocato una svolta salutista nei consumatori a livello globale che hanno privilegiato la scelta nel carrello di prodotti alleati del benessere. Ad essere avvantaggiate sono state nell’ordine le esportazioni nazionali di conserve di pomodoro (+17%), pasta (+16%), olio di oliva (+5%) e frutta e verdura (+5%) che hanno raggiunto in valore il massimo di sempre.

In calo del 3% sono invece – precisa la Coldiretti – le spedizioni di vino italiano nel mondo duramente colpite dalla chiusura dei ristoranti, che rappresentano il principale mercato di sbocco per le bottiglie di alta qualità, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi ai primi dieci mesi del 2020.

“Il dato dell’export – commenta Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania e vicepresidente nazionale – ci conferma l’importanza strategica di un rapporto trasparente con l’agroindustria. Il successo del made in Italy, e del made in Campania, nel mondo deve legarsi sempre più a contratti di filiera che puntino su prevedibilità e sostenibilità. Da una parte, quindi, assicurare alle imprese agricole la certezza della pianificazione con accordi pluriennali che consentano investimenti in qualità. Dall’altra occorre garantire la sostenibilità del rapporto tra gli attori della filiera, garantendo agli agricoltori la giusta remunerazione in equilibrio con il territorio. Le esportazioni vanno accompagnate con infrastrutture adeguate alle nuove sfide della competitività globale. Strutture materiali e immateriali che trasformino tutto il territorio regionale, dalla aree interne alla costa, in una piattaforma integrata verso il mercato mondiale. Nuove tecnologie, collegamenti stradali, ferroviari, marittimi e aeroportuali, sono la rete logistica su cui costruire il successo dell’agroalimentare della Campania, che può trascinare la ripresa appena ci lasceremo alle spalle l’emergenza pandemica.”

Ancora un record per la Campania, che si conferma la regione italiana con il numero maggiore di prodotti agroalimentari tradizionali (PAT), seguita dal Lazio a quota 438 e Toscana con 463. Lo comunica Coldiretti Campania, commentando la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’aggiornamento annuale a cura del Ministero dell’Agricoltura, dopo l’istruttoria curata dalle Regioni. Si tratta di produzioni agroalimentari, piatti, bevande, preparazioni legati alla tradizione contadina. I nuovi PAT riconosciuti alla Campania sono 17: il lardello di Andretta, il formaggio coi vermi, “o’ peluso”, i ceci dell’Ofanto, la cipolla di Airola, l’oliva marinese, l’antico bigné di Solofra, il cannolo irpino, il fusillo avellinese, la zeppola padulese, i cicatielli col pulieio, il cinghiale alla caciatora, la lardiata, le montoppole di Montaperto, le tagliatelle all’acciaccata, la tiella padulese, “gli zucchini” alla scapece, il miele di lupinella.

“Il primato della Campania – sottolinea Gennarino Masiello, vicepresidente nazionale di Coldiretti – è la conferma dell’immensa cassaforte di biodiversità della regione. Una biodiversità che i saperi degli agricoltori e degli artigiani hanno saputo conservare nei secoli, costituendo un patrimonio culturale inestimabile. È il patrimonio che tornerà ad affascinare ed attirare, speriamo presto, milioni di turisti che amano le coste e l’entroterra, il mare e le montagne, i siti archeologici e le colline, i luoghi d’arte e i piccoli borghi. La Campania si conferma la straordinaria terra felix, di cui i nostri agricoltori sono i primi custodi con la produzione, la vendita diretta e l’accoglienza nei mercati e negli agriturismi di Campagna Amica”.

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Redazione

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