Morte ambasciatore Attanasio, Barbaro: “Tanti i punti da chiarire, il ministro Di Maio relazioni”
L’attentato in cui ha perso la vita l’ambasciatore Luca Attanasio – insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci ed all’autista Mustapha Milambo – presenta ancora lati poco chiari e, nonostante l’informativa recentemente presentata dal ministro degli esteri Luigi Di Maio. Allo scopo di ottenere maggiori e più precise informazioni è stata presentata in Senato una nuova interrogazione del sen. Claudio Barbaro, in seno a Fratelli d’Italia.
«Nell’informativa del ministro Di Maio – si legge nel testo – si apprende che il dispositivo di sicurezza dell’intera installazione diplomatica italiana nella Repubblica democratica del Congo era affidato complessivamente a pochi operatori e due vetture blindate, di cui peraltro non si conosce il livello di sicurezza secondo la classificazione internazionale. Altresì, non è comprensibile come sia accaduto che, stando sempre alla relazione del ministro Di Maio, nell’assalto al convoglio, nonostante l’intervento dei ranger del parco e le forze di sicurezza regolari congolesi, le uniche vittime siano stati l’autista e i nostri connazionali, mentre non venga citato neanche un ferito o un catturato tra gli ostili».
«Desta meraviglia – continua il Senatore – apprendere dall’informativa che il carabiniere Iacovacci fosse dotato esclusivamente dell’arma corta d’ordinanza e che abbia dovuto fronteggiare la minaccia esclusivamente con questo tipo di armamento, laddove la totalità degli appartenenti a gruppi terroristici o criminali della regione è dotata, per ogni gruppo d’assalto, almeno di un fucile da guerra, probabilmente di provenienza sovietica, in grado di oltrepassare le protezioni personali di cui normalmente sono dotate le nostre forze dell’ordine, protezioni che, nel caso di specie, si ignora se fossero state fornite o meno alle vittime, e, eventualmente, con quale livello di corazzatura.
«Resta ancora non chiarito – prosegue l’interrogazione – se il vile attentato fosse rivolto nei confronti della missione o, nello specifico, contro il nostro Paese e se il trasferimento degli ostaggi nella boscaglia fosse prodromico ad un’esecuzione di massa ovvero se i colpi mortali siano stati esplosi nella concitazione successiva all’arrivo dei ranger e delle truppe regolari congolesi».
Date queste premesse, il sen. Barbaro «nell’esprimere profonda riconoscenza per il sacrificio dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e del driver del World Food Programme, Mustapha Milambo» chiede al ministro Di Maio «se ci sia stata una pianificazione italiana di protezione, coerente con gli scenari di rischio potenziali, ovvero se la tutela dell’ambasciatore e degli operatori, a prescindere dalla presenza del carabiniere Iacovacci, sia stata affidata all’organizzazione della MONUSCO, sotto egida della dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, se ci sia stata, per parte italiana o internazionale, una deliberazione o, al limite, una dichiarazione sull’adeguatezza del dispositivo di sicurezza, se e quando siano state aggiornate le procedure operative standard della missione, assunto che la stessa è operativa dal lontano febbraio 2000» e se si intenda «prendere provvedimenti al fine di incrementare la sicurezza di ogni funzionario pubblico italiano in servizio in teatri simili, anche attraverso il ricorso alla sicurezza integrativa, come molte nazioni fanno e considerano come una risorsa, attraverso una sinergia tra la sicurezza istituzionale e le società specializzate nel settore».
Nella ipotesi che l’attentato sia da intendersi come anti italiano, il sen. Barbaro chiede al ministro Di Maio «come intenda tutelare e proteggere il personale impiegato nelle nostre sedi diplomatiche e i nostri connazionali residenti nella Repubblica democratica del Congo».