(VIDEO) Uccelli ‘protetti’ uccisi e filmato della strage finisce su Whatsapp e Facebook: blitz Carabinieri a Villa Literno e Teverola
BRACCONAGGIO: VIDEO “VIRALE” RAPPRESENTATIVO DI STRAGE DI AVIFAUNA SELVATICA, TRA CUI OTTO ESEMPLARI DI VOLPOCHE (Tadorna tadorna), specie particolarmente protetta dalla Legge 157/1992, che ne vieta il prelievo.
MISURE CAUTELARI PERSONALI PER I DUE BRACCONIERI, RITENUTI GRAVAMENTE INDIZIATI DI AVER DIFFUSO IL VIDEO AD UNA MOLTITUDINE DI CACCIATORI FACENDOLO DIVENTARE “VIRALE”, IN TAL MODO ISTIGANDO PUBBLICAMENTE ALTRI CACCIATORI A COMMETTERE GLI STESSI REATI; SEQUESTRO PREVENTIVO DELLA “VASCA DI CACCIA”, SITA IN VILLA LITERNO, E SEQUESTRO PREVENTIVO DI TUTTI I FUCILI, DI PROPRIETA’ ED IN POSSESSO DEGLI INDAGATI, CON RELATIVO MUNIZIONAMENTO.
Nella mattinata odierna, 06 aprile 2021, il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Caserta, N.I.P.A.A.F., collaborato dai militari della Stazione Forestale di Marcianise e del Raggruppamento Biodiversità di Caserta, ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale del divieto di dimora nella Provincia di Caserta emessa, su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli Nord, dal GIP del medesimo Tribunale , nei confronti di D.A. di anni 49 residente a Villa Literno, e C.L. di anni 39 residente in Teverola, con la prescrizione agli indagati di allontanarsi immediatamente dal territorio della suddetta Provincia e di non farvi ritorno senza l’autorizzazione dell’A.G.
I due uomini, infatti, sono stati ritenuti dall’A.G. gravemente indiziati di aver cagionato, in concorso tra di loro, con crudeltà e senza necessità, la morte di oltre 70 uccelli, di cui otto esemplari di Volpoche, nome scientifico Tadorna tadorna, specie particolarmente protetta dalla Legge 157/1992, “Normativa sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e prelievo venatorio”, che ne vieta l’abbattimento, la cattura e la detenzione, in quanto considerate in pericolo di estinzione.
Detta strage di avifauna selvatica, veniva immortalata in un video, fieramente realizzato dagli stessi indagati presso l’abitazione di D.A., sita in Villa Literno, laddove i due bracconieri si vantavano della commissione del reato procedendo alla diffusione del terrificante filmato, pubblicandolo sul social Facebook e su numerosissimi gruppi Whatsapp, in tal modo inoltrandolo ad una moltitudine di cacciatori che, a loro volta, lo rimbalzavano ad una platea indefinita di persone, fino a farlo diventare “virale”.
Di qui, il “video”, che aveva suscitato lo sdegno degli stessi cacciatori che esercitano l’attività venatoria nel rispetto delle regole, nonché delle associazioni ambientaliste attive sul territorio, in particolare della LIPU- Lega Italiana Protezione Uccelli, veniva segnalato anche alla Polizia Giudiziaria del N.I.P.A.A.F. di Caserta, che, visionandolo, immediatamente perveniva al riconoscimento di D.A., soggetto già noto per precedenti specifici attinenti il bracconaggio, avviando, d’iniziativa, le prime indagini.
In particolare, nel sopracitato filmato, oltre ad una cinquantina di esemplari appartenenti a specie cacciabili, sebbene non in detta enorme quantità, venivano posti in primo piano gli otto esemplari di Volpoche abbattuti, specie particolarmente protetta dalla normativa sulla caccia, tanto che è specificamente citata nell’elenco indicato all’articolo 2 lett. b) della L. 157/92. La volpoca, nome scientifico “TADORNA tadorna”, è anche inserita nella LISTA ROSSA NAZIONALE, perché considerata “in pericolo” di estinzione. L’esiguità delle popolazioni presenti nel nostro Paese, infatti, rende la specie assai vulnerabile e la sua presenza è molto instabile: di qui l’esigenza di tutela rafforzata a salvaguardia della sopravvivenza stessa degli esemplari.
La compiuta identificazione di entrambi i bracconieri ritratti nel video e gli esiti delle iniziali attività investigative, consentiva alla Procura della Repubblica di Napoli Nord, di emettere decreto di perquisizione locale e personale a carico degli stessi, ai fini della compiuta ricostruzione dei fatti di reato, eseguito in data 16 gennaio 2021. In tale circostanza i militari forestali rinvenivano e sottoponendo a sequestro probatorio, tra l’altro, tutti i fucili degli indagati, le munizioni in loro possesso, un richiamo acustico, i rispettivi porto d’armi, i telefoni cellulari e un PC, quest’ultimi sottoposti a successivo accertamento tecnico per la formazione di copie forensi.
Il prosieguo delle indagini permetteva di acquisire ulteriori elementi inchiodanti.
Veniva innanzi tutto accertato, anche mediante acquisizione dei tabulati telefonici, che la battuta di caccia di frodo, di cui al video, si era tenuta nel mese di dicembre e che il filmato era stato girato presso il cortile dell’abitazione di D.A., esibendo, giacenti a terra, gli esemplari abbattuti, tra cui le Volpoche. Venivano, inoltre, escussi a sommarie informazioni testimoniali numerosi cacciatori della zona, i quali conoscevano D.A. per la comune passione per la caccia, e tutti riferivano concordemente della larga diffusione del video in questione, divenuto “virale”, su molti gruppi internet e Whatsapp di cacciatori, fornendo inoltre precisa indicazione sulla “vasca di caccia” sita in Villa Literno in uso agli indagati, attualmente considerati “compagni di caccia” inseparabili.
Tutti i soggetti sentiti dalla P.G., riferivano, in modo puntuale, dell’elevata diffusività raggiunta dal video nella comunità dei cacciatori, nonostante esso ritraesse dei fatti palesemente illeciti, in particolare l’uccisione e la detenzione di specie protette, che alcuni dei cacciatori sentiti riconoscevano facilmente in esemplari di Volpoca, come anche attestato definitivamente da conferita consulenza ornitologica.
Le articolate attività investigative permettevano, altresì, di disvelare anche il luogo del commesso reato, coincidente con l’appezzamento di terreno sito in Villa Literno alla Loc. “San Sossio”, ove è ancora oggi ubicata la cd. “vasca”, notoriamente in uso a D.A. laddove, in data 21/01/2021, e quindi a distanza di appena cinque giorni dall’esecuzione delle operazioni di perquisizione e sequestro a carico degli indagati, i militari della Stazione CC Forestale di Castel Volturno constatavano sul lato ovest del perimetro dello specchio d’acqua, la presenza di un appostamento fisso, comunemente denominato “bunker” o “botte”, mimetizzato da canne di palude, costituito da una struttura realizzata con intelaiatura di tubi d’acciaio ricoperta da un telo in materiale sintetico di colore verde, anch’esso ricoperto da canne essiccate, al cui interno erano visibili quattro sedili di autovettura, cosiddette postazioni di caccia, e una bombola di gas. Nelle vicinanze erano rinvenuti anche degli stampi in plastica riproducenti esemplari di avifauna migratoria. Si trattava, pertanto, di un appostamento per cacciatori pronto all’uso e in condizioni di immediata utilizzabilità.
Sul posto veniva svolto un secondo sopralluogo, eseguito in data 29/01/2021 dai militari del N.I.P.A.A.F. di Caserta, e si constatava che lo stato dei luoghi era stato modificato, in quanto non c’erano più gli stampi riproducenti le sagome degli esemplari di avifauna e l’appostamento di caccia era stato quasi completamente smantellato.
Infine, successivi accertamenti catastali permettevano di acclarare che lo specchio d’acqua suddetto, teatro delle battute di caccia illegale degli indagati, appartiene, pro quota, anche alla famiglia di D. A. che, nel 2005, ivi veniva colto in flagranza di reato in attività di bracconaggio, mediante l’utilizzo di richiami acustici a funzionamento elettromagnetico ed in periodo di chiusura generale dell’attività venatoria.
Alla luce degli elementi raccolti nel corso delle indagini, questa Procura della Repubblica di Napoli Nord ha ipotizzato a carico degli indagati, oltre che violazioni contravvenzionali attinenti l’illecita attività venatoria, in considerazione della detenzione dell’avifauna protetta, mostrata nel video abbattuta, i più gravi delitti di uccisione di animali e di istigazione a delinquere, con l’aggravante di aver commesso il fatto attraverso strumenti informatici e telematici, tenuto conto della circostanza che i diversi soggetti escussi alle sommarie informazioni testimoniali, hanno tutti confermato di aver appreso della strage di avifauna selvatica dallo stesso indagato D. A., o di aver visto il video sul profilo Facebook di quest’ultimo, oltre che su svariati gruppi Whatsapp di cacciatori.
Va evidenziato, ancora, che nel caso concreto, l’esaltazione del delitto di uccisione di animali commessa dagli indagati, si accompagna ad immagini assai eloquenti, che ritraggono le carcasse degli animali morti, comprese le specie protette, facilmente riconoscibili dai cacciatori esperti. Le espressioni utilizzate dagli indagati sono non solo di mera esaltazione di quanto commesso, ma tendenti altresì ad indurre altri ad azioni analoghe, laddove nel video si fa riferimento a battute di caccia che gli indagati propongono di fare insieme ad altri cacciatori, ai saluti agli “amici” e alla facilità con cui era stato possibile uccidere tanti uccelli in una sola notte, proferendo le frasi “non è andato niente storto… è andato tutto perfetto”: espressioni che, considerati i destinatari del video, ovvero dei cacciatori, sono concretamente idonee a generare un effetto emulativo.
Il provvedimento restrittivo richiesto da questa Procura della Repubblica ha anche messo in evidenza la circostanza che il video sia stato confezionato per la diffusione, trattandosi di un video amatoriale prodotto dagli stessi autori della battuta di caccia di frodo, e in possesso solo degli stessi. Di tal che è evidente che la condivisione su gruppi di cacciatori sia partita da loro; del resto, nel video D. A. esordisce dicendo “signori e signore buongiorno”, come a rivolgersi ad un pubblico virtuale.
In altri termini, l’A.G., tenuto conto delle specifiche modalità e circostanze dei fatti contestati – sicuramente gravi ed allarmanti – e della pervicacia dimostrata dagli indagati, i quali uccidevano un numero elevatissimo di volatili, compresi degli esemplari protetti, in una sola notte, senza mostrare alcuno scrupolo, ed anzi istigavano all’emulazione altri cacciatori, ha ritenuto di applicare agli indagati la misura cautelare del divieto di dimora nella Provincia di Caserta, quale forma di dissuasione dal contesto di consumazione delle condotte contestate.
Al contempo, il GIP ha anche accolto la richiesta del PM di sequestro preventivo dei fucili e delle munizioni, tra l’altro confiscabili, già oggetto di sequestro probatorio nei confronti degli indagati, allorquando, in data 16.01.2021 fu eseguita la perquisizione delegata: essendo chiaro infatti, per le ragioni sulla pervicacia e gravità delle condotte emerse, che la libera disponibilità di essi costituirebbe grave pericolo di reiterazione di reati della stessa tipologia.
Lo stesso dicasi per l’area antistante la vasca ove risultava essere stata svolta l’attività di caccia illegale, sita in Villa Literno, alla località San Soccio: si tratta di un luogo particolarmente idoneo all’esercizio della cacciagione vietata, in quanto gli uccelli, anche di specie protetta, si recano sullo specchio d’acqua al fine di ivi sostare, attratti ingannevolmente dai richiami acustici elettromagnetici che riproducono il verso del volatile che si intende attirare, nonché dagli stampi in plastica, che creano, nel malcapitato uccello, l’illusione della presenza di altri esemplari.
In tale area, a seguito di sopraluoghi, i militari forestali riscontravano la presenza di uno specchio d’acqua quadrangolare e rinvenivano un bunker mimetizzato in un canneto, posto sul lato ovest dello dell’invaso artificiale. L’appostamento fisso, che deve essere riconosciuto come illegale in quanto non autorizzato ai sensi dell’art. 5 co. L. 157/92, risultava realizzato secondo le modalità tipiche di una “botte” di caccia, completamente mimetizzato, al fine di confonderlo con la vegetazione, e posto al di sotto del livello della vasca, con linea di tiro coincidente all’altezza del bacino. Pertanto, ulteriore provvedimento di sequestro preventivo veniva disposto anche sul bene reale in considerazione della circostanza che la libera disponibilità dell’area prospiciente la “vasca” agevolerebbe senz’altro la reiterazione di reati della stessa specie, non solo da parte degli indagati ma anche da parte di terzi male intenzionati.
La custodia giudiziaria del sito è stata affidata alla LIPU, Lega Italiana Protezione Uccelli, Coordinamento di Vigilanza Venatoria della Provincia di Caserta, associazione ambientalista che ha fattivamente collaborato al buon esito delle indagini.
L’attività investigativa, diretta da questa Procura della Repubblica e condotta in fase investigativa ed operativa dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Caserta, N.I.P.A.A.F. e dai militari della Stazione CC Forestale di Marcianise, comparti specializzati in materia ambientale dell’Arma dei Carabinieri, conferma come l’attenzione per la tutela dell’Ambiente rappresenti una delle principali priorità dell’Autorità Giudiziaria che, presso la Procura di Napoli Nord ha inteso dare massimo impulso alla problematica attraverso la costituzione di un pool di magistrati che si occupa, in via esclusiva, dei reati in danno degli animali.