Perché la FIGC ha approvato il regolamento ‘Anti-Super League’ per i club di Serie A

Ormai è ufficiale. I tentativi eversivi dei principali club di Premier League, Ligue One, Bundesliga, La Liga e Serie A sono falliti e la Federcalcio è corsa ai ripari approvando ufficialmente le norme anti-Superlega che impongono divieti e sanzioni alle squadre che proveranno in futuro a trasgredire e abbandonare il campionato di calcio tricolore. La “Guerra dei ricchi”, come l’ha definita il quotidiano spagnolo l’Equipe, sembra già finita.

Insomma, quella dei club più blasonati d’Europa è stata una scommessa, un pò come puntare online, un pò come giocare su 888 casinò o su una delle tante piattaforme di betting digitale. I primi a tirarsi indietro dalla Superlega finanziata anche dai banchieri della JP Morgan sono stati i club inglesi come Chelsea e Manchester United, questi ultimi al centro di accese proteste anche da parte dei tifosi che hanno causato il rinvio del derby d’Inghilterra contro il Liverpool e puntato il dito contro il chairman dei red devils Joel Glazer. Un ruolo determinante in terra d’Albione è stato quello del primo ministro Boris Johnson e del sistema inglese pro-Brexit che non ha ammesso la fuoriuscita dei club verso una lega europea dopo il faticoso abbandono del paese dall’Unione. In Italia, invece, la Federcalcio ha messo un freno.

Il Consiglio della FIGC ha approvato la modifica dell’articolo 16 delle Norme organizzative interne federali che adesso vietano espressamente ai club italiani di partecipare ad altri tornei privati non riconosciuti. Chi partecipa a competizioni non autorizzate da FIGC, UEFA e FIFA perde automaticamente l’affiliazione. Inoltre, se al 28 giugno, termine ultimo di iscrizione al campionato di Serie A, alcune società mostreranno l’intenzione di voler partecipare a tornei differenti da quelli elencati, saranno automaticamente esclusi dalla massima serie nazionale. Te squadre di Serie A, ossia Atalanta, Verona e Cagliari, avrebbero addirittura chiesto l’esclusione dal torneo di Juve, Inter e Milan pronte a transitare nel club dei 12.

Il nuovo testo dell’articolo, ribattezzato anti-Superlega, parla chiaro. Affinchè possa iscriversi al campionato, qualunque società si impegna a non partecipare a competizioni organizzate da associazioni private non riconosciute da FIFA, FIGC e UEFA. La partecipazione a competizioni analoghe organizzate da associazioni private non riconosciute comporta la decadenza dell’affiliazione. Il consiglio ha inoltre legiferato in merito alle situazioni multiproprietarie, stabilendo che nel calcio professionistico e in quello dilettantistico saranno vietati i diritti di acquisto di due o più club. La norma non è retroattiva e non rientrano i casi di Lotito, proprietario di Lazio e Salernitana, e De Laurentis, proprietario di Napoli e Bari.

Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha condannato il progetto dai vari big del calcio europeo tra cui Florentino Perez e Gianni Agnelli, affermando che “Chi ha interpretato la Superlega come un atto di debolezza da parte di alcune società che vivono un momento di difficoltà economica e insurrezione nel sistema calcio, sbaglia. Sicuramente, è un tema delicato da approfondire”.

Quali sono allora le ragioni della netta presa di posizione da parte della FIGC? Sul sito ufficiale, la Federazione si è espressa testualmente come segue: “Resteremo uniti nei nostri sforzi per fermare questo cinico progetto, un progetto che si fonda sull’interesse personale di pochi club in un momento in cui la società ha più che mai bisogno di solidarietà”. Posizione ovviamente comprensibile, considerando anche che il progetto è mosso da evidenti motivazioni finanziarie. Secondo il New York Times, c’erano, o ci sono, ben 425 milioni di dollari in ballo dietro la Superlega.

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Redazione

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