Il razzo cinese è finito nell’Oceano Indiano

Lo spazio è da sempre fonte di ispirazione per l’uomo e ne è d’esempio la vastità di opere realizzate a tema spaziale; da film di successo come Interstellar, Moon, Apollo 13, ai libri dei grandi scrittori; si pensi a lavori come L’acchiappasogni di Stephen King, ma anche le fantastiche opere di Margherita Hack. Il campo ludico con i suoi popolari videogiochi non è da meno; solo per citare alcuni titoli; No Man’s Sky, Eve Online ed anche le più svariate slot online a tema spaziale per gli appassionati scommettitori.

C’è stato grande movimento nei giorni scorsi in relazione alla minaccia denominata CZ 5B R/B che ha sorvolato i nostri cieli. Stiamo parlando del rientro incontrollato in atmosfera del vettore appartenente al razzo cinese che oggi – 9 maggio 2021, ore 9:00 – sappiamo per certo essere precipitato nell’Oceano Indiano, vicino alle isole Maldive. Nonostante si sia trattato di un “debole” pericolo, ci fa piacere sapere che la stessa Agenzia Spaziale Cinese abbia confermato mediante il Comando di Difesa Aerospaziale Nordamericano (NORAD), che tutto sia andato per il meglio e senza problemi.

 

Alcune informazioni su Long March 5B aka CZ 5B

Il Long March 5B è stato lanciato dalla Cina il 29 aprile scorso, il suo scopo principale è stato quello di portare nella bassa orbita terrestre parte della componentistica necessaria per la futura stazione spaziale cinese. Avendo terminato il combustibile necessario per la missione e non avendo modo di essere direzionato, questo era inevitabilmente destinato a cadere sulla Terra.

Come già detto nei giorni scorsi, il range previsto per il rientro, era tra le 15:00 dell’8 Maggio e le 16:00 del 9 Maggio (ora Italiana), in un’area del pianeta coinvolta tra i 41,5 gradi N e 41,5 gradi S. Dati del tutto rispettati, visto il momento dell’arrivo e la posizione, come già detto: Oceano Indiano, ore 9:00.

 

Le possibilità di collisione

Il Long March 5B possedeva una massa di 21 tonnellate, per questo motivo era considerabile uno dei detriti spaziali più grandi della storia (con l’esattezza il quarto). Ma nonostante questo, l’attrito generato con l’atmosfera ha, come previsto, distrutto gran parte della sua struttura. A livello di statistico, ogni pezzo superstite avrebbe avuto 3 possibilità su 4 di cadere negli oceani (che ricoprono oltre il 70% della superficie terrestre), così come è appunto accaduto.

Il ruolo dell’ASI

L‘Agenzia Spaziale Italiana (ASI), in concomitanza all’Istituto nazionale di astrofisica e al Ministero della Difesa, si è presa carico di avviare il monitoraggio di rientro. I radar messi a disposizione dalla Rete Europea di Sorveglianza Spaziale e Tracciamento sono stati il Birales ed il Biralet.

Questi due radar, comunicando tra di loro mediante i radiotelescopi Croce del Nord (Università di Bologna) a Medicina e il Sardinia Radio Telescope (Inaf di Cagliari) a San Basilio, hanno permesso di conoscere in tempo reale il movimento dei detriti di Long March 5B, ed avere dati accurati riguardanti la loro posizione. A tal proposito sappiamo che anche Aeronautica Militare ha tracciato ogni movimento, questo mediante il radar utilizzato denominato MFDR-LR.

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Redazione

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