Rifiuti, anche De Luca indagato in inchiesta Procura Napoli

Figura anche il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ora, tra le persone indagate dalla Procura di Napoli nell’ambito di una inchiesta risalente a qualche anno che punta a fare luce sulla gestione delle ecoballe e sulla raccolta differenziata. Lo riportano organi di stampa.

Gli inquirenti hanno chiesto qualche giorno fa una proroga delle indagini, di cui si stanno occupando i carabinieri, che ora riguardano anche il presidente della Regione Campania, il quale, è stato sottolineato dall’avvocato Andrea Castaldo, che assiste anche l’assessore regionale Fulvio Bonavitacola, non ha ricevuto alcuna informazione di garanzia.
Inizialmente erano 23 gli iscritti nel registro degli indagati, tra i quali il vice di De Luca, Bonavitacola, l’assessore all’Ambiente del Comune di Napoli, Raffaele Del Giudice, e funzionari delle aziende partecipate Asia (azienda integrata nel territorio del Comune di Napoli, che effettua i servizi di igiene ambientale) e Sapna (società che si occupa della gestione integrata dei rifiuti nella provincia di Napoli).

La proroga riguarda complessivamente 26 persone. I magistrati ipotizzano, nei confronti della Regione, i reati di omissione di atti di ufficio in relazione al mancato smaltimento delle “ecoballe” e anche in relazione al mancato commissariamento degli enti inadempienti agli standard imposti dalla Ue.

“A prescindere da quali saranno gli esiti, l’ultima inchiesta della Procura di Napoli sugli impianti dei rifiuti in Campania conferma in maniera drammatica che nella nostra regione ancora oggi dobbiamo fare i conti con gravi lacune nella gestione del ciclo rifiuti. A partire proprio dalla mancata realizzazione degli impianti previsti dal piano regionale, al centro dell’indagine che vede da ieri il coinvolgimento del presidente della giunta regionale. Già nel 2017, con i nostri parlamentari e consiglieri regionali M5S, presentammo un esposto affinché si facesse luce sul rischio di un eventuale danno erariale derivato dai ritardi nell’attuazione del piano, in particolare in relazione all’impiantistica. Ritardi che hanno comportato la mancata uscita dalla procedura di infrazione europea, che finora è costata ai cittadini campani oltre 250milioni di euro. Di contro, i pochi siti di smaltimento in fase di realizzazione sono tutti concentrati in aree già congestionate di impianti e con forti criticità ambientali, come quella Nolana-Acerrana. Mentre dalla Campania continuano a partire rifiuti speciali, spesso incontrollati e non a norma, come nel caso dei viaggi per la Tunisia finiti al centro di un’indagine, o sversati nelle campagne dell’acerrano o del foggiano, come ricostruito da un’inchiesta di Report”. Così la vicepresidente del Consiglio regionale della Campania Valeria Ciarambino.

“Dobbiamo voltare pagina – propone Ciarambino – e impegnarci per proiettare la Campania verso una vera transizione ecologica. Con le risorse messe a disposizione dal Recovery, dobbiamo puntare su progetti relativi al riciclo, creando incentivi per la riparazione e il riuso degli oggetti, riconvertendo il settore tessile attraverso la rigenerazione dei tessuti e definendo interventi a sostegno delle imprese che operano nel settore del recupero e riciclo di carta e cartone. Le risorse in arrivo possono e devono rappresentare un punto di svolta per una terra martoriata come la nostra, dando finalmente il via a una vera economia circolare, che produca ricchezza e posti di lavoro”.

“L’inchiesta della magistratura sulla gestione rifiuti in Campania, che da ieri annovera tra gli indagati anche il governatore De Luca, accende i riflettori su una strategia che si è rivelata assolutamente inefficace per una regione che ha portato l’Italia sotto procedura d’infrazione europea. Piuttosto che puntare su un ciclo di rifiuti virtuoso, con incremento della differenziata e impiantistica compost, dal 2015 la Regione ha concentrato la gran parte delle risorse nell’operazione ecoballe, rivelatasi fallimentare. Senza contare che nell’ultimo anno e mezzo la situazione è addirittura peggiorata a causa del Covid, con le difficoltà legate allo smaltimento di dispositivi di protezione e all’incremento, inevitabile, del monouso. Il risultato è che oggi ci troviamo esattamente ai livelli di sei anni fa, con poco più del 12% di ecoballe smaltite, percentuali di differenziata lontane anni luce dagli obiettivi fissati e nessun impianto per lo smaltimento di rifiuti speciali, esportati in paesi esteri che contribuiamo ad arricchire grazie a una nostra “risorsa” o che rischiamo addirittura di avvelenare, come nel caso della Tunisia”. Lo dichiara la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Maria Muscarà, nel commentare gli ultimi sviluppi dell’inchiesta della Procura di Napoli sul ciclo dei rifiuti in Campania.

Redazione

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