Trentola Ducenta. A Franco Musto il Premio Nazionale Federico Del Prete
L’Associazione di Promozione Sociale “Memoriae” conferirà il Premio Nazionale “Federico Del Prete” – giunto alla seconda edizione ed ideato, fondato e presieduto dal Cav. Del Prete Dott. Gennaro – al giornalista Franco Musto con la seguente motivazione: “Innamorato della sua città Trentola-Ducenta, ha speso la sua vita al fine di portarla in auge diffondendone i valori di cittadinanza e fratellanza”.
La cerimonia di consegna si terrà il 18 settembre 2021 alle ore 16.00 presso la Fondazione Real Sito di Carditello nel Comune di San Tammaro (Ce).
Recentemente, Franco Musto è stato vittima di un artavo vile da parte del Comandante dei Vigili urbani e 3 sottufficiali del comune di Trentola Ducenta (leggi qui). Tanti i messaggi di solidarietà e condanna alla diffamazione ricevuta. Lo stesso Musto ha confermato di aver già attivato le dovute azioni legali con l’impegno che eventuali risarcimenti, saranno interamente donati all emergenza covid19 in Campania.
Il Premio nazionale Federico Del Prete (medaglia d’oro al valor civile, ucciso il 18.02.2002 per il suo contrasto alla criminalità organizzata) nasce con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia, attraverso la valorizzazione dell’arte e della cultura.
“Il Premio Nazionale Federico Del Prete – si legge nella nota – intende testimoniare ammirazione, gratitudine a tutte quelle Personalità/enti che si contraddistinguono per il loro impegno sociale e civile ed offrono un’azione significativa contro ogni forma di potere mafioso e contro ogni forma d’ingiustizia e di violenza. Il premio vuole valorizzare la sua figura di uomo attivo nella vita sociale, sindacale, il suo coraggioso impegno nel denunciare tutte le forme di illegalità e le infiltrazioni camorristiche avvenute nei mercati rionali della Regione Campania. Il suo impegno come Sindacalista, come cittadino, si é distinto soprattutto per la capacità dirompente di legare insieme le lotte del movimento sindacale con quelle di libero cittadino e lavoratore; un uomo , costantemente impegnato nella difesa dei diritti di tutti. Il Premio vuole dare voce a quelle personalità/enti, che attraverso la loro testimonianza diretta lottano quotidianamente contro l’indiscriminato mondo delle mafie e del degrado. “L’Associazione Memoriae” dunque promuove questo Premio Nazionale per l’impegno sociale e civile, per la pace e per la legalità, per offrire il giusto riconoscimento alle tante persone, alle molte associazioni e realtà che hanno continuato, in questi anni, a resistere allo strapotere e alla violenza, contribuendo a costruire un paese migliore. Ma anche con la convinzione che il modo migliore di ricordare quanti hanno perso la vita facendo il proprio dovere istituzionale e/o di semplici cittadini sia di costruire nuove possibilità di crescita civile e di sviluppo. Per raggiungere questo obiettivo, si intende valorizzare il grande lavoro e la lunga esperienza delle associazioni, degli enti e degli altri soggetti collettivi impegnati nei più diversi contesti in attività di lotta ai fenomeni mafiosi: dalla prevenzione alle azioni di solidarietà, da quelle di assistenza, all’educazione alla legalità, per contribuire ad una cultura democratica contro il dominio mafioso del territorio e di resistenza alle sue infiltrazioni nel tessuto sociale, economico e politico. Simbolo del premio, è la vita lavorativa sociale di lotta alle mafie di Federico Del Prete, il “mercato”, attraverso l’opera pittorica olio su tela dell’artista Campano Renato Cocozza acquistato con un progetto di crowfounding con piattaforma Facebook al fine di promuovere i cambiamenti attraverso l’impegno dei cittadini”.
Federico Del Prete nacque a Frattamaggiore il 14 settembre 1957 e fu presidente del Sindacato Nazionale Autonomo Ambulanti per difendere i commercianti costretti a pagare il pizzo. Fu ucciso per aver denunciato il racket imposto dalla camorra sui mercati delle province di Napoli e Caserta. Infatti la storia di Federico Del Prete si snoda nel contesto della mafia casertana, dedita alle estorsioni nei mercati rionali e all’imposizione attraverso subdoli metodi di mercato, quali ad esempio delle buste di plastica, che venivano offerte settimanalmente al prezzo di cinque euro il chilo, mentre alla fonte costavano appena un euro e ventitré centesimi. In particolare, operava in un settore particolarmente delicato, in cui attraverso i suoi iscritti e la sua attività di denuncia ha evidenziato il malaffare diffuso nei comuni del casertano e nelle zone dell’area nord del napoletano, insomma tutte zone ad alto rischio criminale.
Il suo impegno era svolto con particolare attivismo tanto da aver denunciato dapprima gli abusi e le irregolarità amministrative riscontrate nel corso delle fiere settimanali fino a spingersi a far luce sulle estorsioni di cui erano sistematicamente vittime i venditori ambulanti. Aveva denunciato alla squadra mobile di Caserta che a Mondragone i commercianti pagavano il pizzo al clan La Torre e che a ritirare i soldi era un vigile urbano. Aveva raccolto prove e testimonianze contro il vigile e lo aveva fatto arrestare in flagranza, mentre passava tra le bancarelle dei commercianti a riscuotere i soldi preavvertendo i commercianti con la frase: «Mimì prepara la maglia». A seguito della denuncia venne instaurato un processo davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nel cui ambito il denunciante avrebbe dovuto testimoniare proprio il giorno seguente il suo omicidio. La sera del 18 febbraio 2002, Federico del Prete era nel suo ufficio, in via Baracca a Casal di Principe. Per la strada circolava poca gente perché faceva molto freddo. Mancava qualche minuto alle 19,30. Il giorno dopo doveva andare a testimoniare nel processo contro il vigile urbano di Mondragone. Proprio perché in quel periodo aveva denunciato il racket delle buste di plastica, temeva per la sua vita. Mentre era al telefono, una persona entrò di botto. Federico capì che era un killer della camorra, ebbe appena il tempo di rendersi conto di ciò che stava per accadere, poi, cinque colpi in rapida successione lo colpirono allo stomaco e al torace, lasciandolo per terra, senza vita. Il killer scappò insieme ai suoi complici. Così morì questo giovane uomo, lottando e infondendo il coraggio a quelli che subiscono in silenzio nella convinzione che nulla possa mai cambiare; difendendo i diritti dei calpestati, di chi troppo spesso non ha voce. Le parole del figlio Gennaro testimoniano l’impegno di Federico: “mio padre lottava con perfetta coscienza che la camorra lo avrebbe un giorno ucciso, non poteva ignorare e non ignorava, l’estremo pericolo che correva. Eppure non è fuggito”. Ad ammazzarlo fu Antonio Corvino, uno dei killer del clan dei Casalesi, condannato a quattordici anni di reclusione. L’obiettivo della camorra era stato raggiunto. Il segnale, per tutti quelli che avevano deciso di seguire Federico, era quello di farsi i fatti propri. Al processo contro il vigile di Mondragone gli effetti furono immediati: tutti i testimoni dissero di non ricordare. Lo lasciarono solo anche dopo morto. A Federico del Prete è stato intitolato uno slargo proprio di fronte all’ufficio dove venne ucciso ed una targa. A Mondragone, luogo delle sue battaglie e terra dei suoi assassini, è stata inaugurata, con la partecipazione dell’associazione “Libera”, una sede antiracket in suo nome. Diverse strade nell’agro aversano e nel napoletano portano il nome di Federico Del Prete. Nel mese di ottobre 2009 su un terreno confiscato alla camorra a Santa Maria la Fossa è stata inaugurata l’area mercato “Federico Del Prete”, grazie anche alla collaborazione del consorzio Agrorinasce con sede in Casal di Principe.
Sempre nel 2009 per aver combattuto battaglie di legalità da sindacalista in favore degli operatori del commercio ambulante e per aver efficacemente collaborato con le Forze dell’ordine, gli veniva conferita la medaglia d’oro al Merito civile. Nel 2012, il suo sacrificio ha ispirato un libro: “A testa alta – Federico Del Prete una storia di Resistenza alla Camorra” edito da Di Girolamo e scritto da Paolo Miggiano con il contributo di Gennaro Del Prete, uno dei sette figli di Federico. Nel mese di novembre 2013, per onorarne la memoria e diffondere i suoi principi, sempre il figlio, il Dott. Gennaro Del Prete, assistente sociale specialista e Premio Borsellino 2011 per l’impegno sociale e civile, dette vita all’associazione di promozione sociale “Mondo Nuovo Federico Del Prete”. Ancora, Gennaro, insieme a Massimiliano Noviello, figlio di Domenico, altra vittima innocente della criminalità, ucciso dai killer del gruppo di Giuseppe Setola, ha fondato una start-up per la distribuzione di buste biodegradabili e compostabili. Una sorta di legge del contrappasso dove Gennaro e Massimiliano, accomunati da un destino infame, hanno provato a scrivere una pagina nuova della loro vicenda umana, dando vita ad una cooperativa sociale che porterà avanti questo progetto. La startup ha già avuto il riconoscimento dell’ASIPS, l’azienda speciale della Camera di Commercio di Caserta e ottenuto il supporto delle reti antiracket FAI e SOS Impresa. Le persone come Federico del Prete sono un esempio per la società civile. Il loro sacrificio deve indurre a capire che la denuncia è un’affermazione di libertà che se perseguita in modo diffuso contribuisce sensibilmente a neutralizzare i parassiti dediti al pizzo. Lo Stato ha onorato il sacrificio della vittima, con il riconoscimento concesso a favore dei suoi familiari, costituitisi parte civile nel processo, dal Comitato di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso di cui alla legge n. 512/99.