Vaccino, Lettera FIMP a Figliuolo e Speranza: “pediatri non coinvolti”

“Sta partendo una lettera indirizzata al commissario straordinario Figliuolo e al ministro della Salute Speranza per dire loro che il protocollo firmato due mesi fa, per la vaccinazione anti-Covid dai pediatri di libera scelta, non è mai stato applicato, le Regioni non ci hanno chiamato e non siamo riusciti a vaccinare neanche i genitori dei bambini fragili. Eppure noi ci siamo”. Lo afferma Paolo Biasci, presidente della FIMP, Federazione Italiana Medici Pediatri.

Interpellato dall’agenzia Dire, Biasci sottolinea che “si fa un gran parlare del territorio, ma poi lo si dimentica non coinvolgendo i pediatri di libera scelta nella campagna vaccinale, con un atteggiamento che ricorda un po’ quanto è successo ai medici di medicina generale: ingaggiati da subito, a parole, ma nei fatti molto poco”. Il Presidente FIMP ricorda che “è notizia di tre giorni fa: il vaccino Pfizer si può tenere in frigo per 30 giorni, quindi si può fare, si possono vaccinare i ragazzi dai 12 ai 15 anni con il siero dell’azienda americana, che riceverà l’approvazione il 28 maggio dall’agenzia del farmaco europea, anche negli studi dei pediatri. É solo una questione di organizzazione e di volontà: questa campagna, con un vaccino facile da somministrare è sovrapponibile a quella antinfluenzale”.

Biasci risponde pertanto anche all’idea di somministrare il siero nelle scuole: “chi dice che queste vaccinazioni vanno fatte a scuola forse non si rende conto delle difficoltà anche logistiche per i genitori. Sentiamo le famiglie, se decideranno di vaccinare i propri figli a scuola ce ne faremo una ragione”. Il problema per Biasci non è circoscritto soltanto al farmaco anti-Covid ma anche alle vaccinazioni: “La maggior parte dei centri vaccinali hanno rallentato gli appuntamenti, alcuni hanno chiuso durante il 2020, determinando un calo delle coperture nei bambini. Se ci avessero coinvolto, le campagne di vaccinazione per i primi anni di età sarebbero andati avanti senza problemi e le risorse umane delle asl sarebbero state liberate per altre attività, tra le quali le vaccinazioni anti-Covid. Anche questa è medicina di prossimità”.

(Org/ Dire)

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