Da Eurostat ok a proposta rateizzazione acconto novembre

“Eurostat e Istat hanno dato l’ok al quesito che ho presentato insieme a Luigi Marattin (presidente della Commissione Finanze della Camera), sulla possibilità di procedere per competenza e, a costo zero per lo Stato, alla rateizzazione del secondo acconto previsto a novembre 2021 delle tasse, Irpef, Ires e Irap, previsto a novembre 2021”. Lo ha confermato Alberto Gusmeroli (Lega), numero due della Commissione Finanze di Montecitorio, nel corso del Forum “Il virus non va in vacanza: le nuove varianti del Covid possono frenare la ripresa economica?” promosso dalla Cassa dei ragionieri commercialisti e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

“Sono soddisfatto di questo risultato che ha premiato la mia proposta di rateizzare in sei tranche, a partire da gennaio dell’anno successivo, quella che ho sempre considerato una scadenza capestro per migliaia di professionisti. Quando il ministero delle Finanze aveva valutato il costo di questa operazione intorno ai nove miliardi di euro – ha proseguito Gusmeroli -, ho subito pensato che qualcosa non andasse. Abbiamo deciso di sottoporre la vicenda agli istituti di statistica nazionale ed europeo ed è arrivata la risposta che attendevamo. A questo punto si è spalancata la strada verso il traguardo. Adesso si tratta di tradurlo in pratica. Abbiamo già presentato il progetto di legge e gli emendamenti al decreto Sostegni”.

Un risultato importante che potrebbe aprire nel migliore dei modi il percorso della riforma fiscale che, come sottolineato da Galeazzo Bignami (deputato di Fratelli d’Italia in Commissione Finanze della Camera): “Si potrà ottenere solo attraverso un dialogo utile tra le diverse forze politiche. E un eccesso di ottimismo che si nota tra i corridoi del Parlamento non giova affatto alla risoluzione del problema. Si tratta di un percorso molto lungo per il quale manca un contributo tecnico valido che sia in grado di determinare un perimetro ristretto di azioni concrete sulle quali far ricadere l’impianto della riforma. Manca il confronto con il governo per l’approvazione di una legge delega i cui contorni devono essere stringenti per limitare l’azione dei burocrati.  ‘Boiardi’ che non hanno mai avuto partite iva e non conoscono come funziona il meccanismo nella vita reale del mondo produttivo. Bisogna partire dalla costituzionalizzazione dello ‘statuto dei contribuenti’ che sconta centinaia di violazioni da parte di Agenzia delle Entrate e altri enti; dalla riduzione delle aliquote fiscali per creare una situazione di maggiore equità orizzontale attraverso l’introduzione della flat tax incrementale”.

Sul tema dei punti in comune all’interno dell’ampia maggioranza di governo si è espresso il senatore di Forza Italia Dario Damiani (segretario in Commissione Bilancio al Senato): “Alla Camera sono in arrivo con il decreto Sostegni bis 70 miliardi di euro. Il tema centrale del dibattito è proprio la ricerca necessaria di una sintesi di tutto l’arco istituzionale per trovare chiave che trovi punti in comune. Non possiamo più buttare pallone in corner e fare ‘melina’. La pandemia ha schiacciato la nostra economia. Abbiamo il dovere di puntare a una riforma fiscale che è oramai ineludibile. Luglio sarà un mese cruciale per il futuro del nostro Paese. Stiamo indebitando l’Italia ma dobbiamo cercare di contrarre debiti buoni. Dobbiamo lasciare anche riforme positive alle future generazioni. Alcuni temi ci dividono, come ad esempio la patrimoniale e la pace fiscale per chiudere conti con il passato. Si deve partire da tutto ciò che non è divisivo come la revisione delle aliquote, la semplificazione, e il riequilibrio del rapporto fisco – contribuente”.

Secondo Francesco Laforgia (paralmentare di LeU e segretario di presidenza a palazzo Madama): “Come parlamentari siamo chiamati ad un impegno importantissimo come quello di ridisegnare la società del dopo Covid, questa è la sfida. E un capitolo cruciale è proprio quello di come ridisegnare la fiscalità a venti anni di distanza dall’ultima grande riforma. Questa maggioranza inedita e larga rende tutto più complesso perché una riforma non può essere neutra. La discussione che stiamo facendo dovrà registrare necessariamente alcuni elementi di conflittualità politica e ciascuno deve portare proprio contributo. L’obiettivo della semplificazione è condiviso da tutti, perché complicare la vita alle persone vuol dire infangare l’immagine dello Stato che rischia di essere visto come oppressore. Tuttavia l’impianto è ben altra cosa.  L’elemento della progressività benchè sancito costituzionalmente è stato eroso nel tempo. A mio avviso la Riforma deve rimettere al centro la progressività. Rafforzando l’omogeneità delle tassazioni di reddito, dei capitali e dei patrimoni.  Dobbiamo porci il traguardo di raggiungere l’equità orizzontale e verticale, prevedendo pochi scaglioni che non ribaltino sui ceti medi la pressione fiscale”.

“Il governo entro il prossimo 31 luglio presenterà legge delega per la riforma fiscale. Bisognerà conciliare la necessità di trovare i fondi per la spesa pubblica – ha sottolineato Antonio Moltelo, consigliere dell’Istituto Nazionale degli Esperti contabili – con la riduzione della pressione fiscale. Del resto il premier Mario Draghi ha detto che ‘non è il momento di prendere ma di dare’.  La Pandemia ci ha messo in una situazione di straordinarietà, ma adesso è giunto il momento di riportare la centralità delle decisioni alla Camera e al Senato”.

Sulla necessità di ritornare al più presto alla ordinarietà si è espresso anche Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr): “Il Parlamento non può oltremodo essere confinato al ruolo marginale di dover solo dire sì o no. I temi di semplificare in modo drastico e di riequilibrare il rapporto tra contribuente e fisco, devono essere affrontati con il contributo di tutti. Ricordo che il direttore dell’AdE, Ernesto Maria Ruffini, ha segnalato circa 800 norme da abrogare. Nel 1974, periodo dell’ultima vera grande riforma, gli scaglioni erano 32 e si partiva dal 10 per cento fino ad arrivare a oltre il 50 per cento. Questo rendeva più progressivo il prelievo e più equa la distribuzione dei carichi fiscali”.

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Redazione

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