Da Gattuso a Spalletti, come cambierà il gioco del Napoli?

Il valzer delle panchine è praticamente terminato e quasi tutte le squadre italiane hanno finalmente trovato chi le guiderà nella prossima stagione. Chi ha dovuto modificare i propri programmi negli ultimi giorni è stato il Napoli, che già da mesi aveva ormai fatto intendere che l’esperienza di Gennaro Gattuso in azzurro sarebbe terminata con l’ultima partita del campionato. Troppe le spaccature tra il mister e il presidente Aurelio De Laurentiis, che aveva imposto il silenzio stampa a metà stagione. L’allenatore calabrese si è rivelato spesso un fiume in piena, andando contro alla politica comunicativa del club, improntata più alla riservatezza. Il Napoli aveva pensato ad Allegri, ma senza Champions ha virato su Spalletti.

Gattuso era arrivato a Napoli nel dicembre del 2019, sostituendo Carlo Ancelotti dopo la fine della fase a gironi della Champions League. “Ringhio” adottò da subito un modulo 4-3-3, ma i primi mesi sulla panchina di Fuorigrotta furono perlopiù di rodaggio, anche perché la squadra si trovò subito orfana di un elemento fondamentale come Koulibaly, ancora oggi perno della difesa. Nonostante le varie difficoltà e l’interruzione del campionato, Gattuso è riuscito a portare avanti un discorso tecnico coerente, che ha fruttato a giugno dell’anno scorso la vittoria della Coppa Italia. A partire dal campionato successivo, lo scheletro tattico del Napoli è lievemente mutato e gli azzurri hanno iniziato a scendere in campo sempre più spesso con il 4-2-3-1.

Per supportare il centrocampo, Gattuso chiese e ottenne dalla società l’ingaggio di Tiémoué Bakayoko, già allenato ai tempi del Milan. Alla fine, però, il Napoli non ha conquistato i risultati sperati. Una sequela di infortuni senza sosta ha penalizzato indubbiamente il rendimento dei partenopei, che hanno fallito l’accesso in Champions League per il secondo anno di fila. Il capitano Lorenzo Insigne ha vissuto una delle sue migliori stagioni dal punto di vista realizzativo, eppure sono altre le situazioni tattiche che lo esaltano di più, come dimostrato anche in Nazionale.

Anche Spalletti predilige il 4-2-3-1 e pertanto, almeno visivamente, il Napoli non dovrebbe cambiare più di tanto. Di certo, Insigne sarà al centro del progetto, ammesso che risolva in fretta le questioni legate al suo rinnovo, la cui discussione è stata rimandata alla fine dell’Europeo. Bakayoko, imprescindibile per Gattuso, non rimarrà. Per Spalletti ci vorrebbe un centrocampista alla Nainggolan o alla Barella, ma per motivi diversi sono entrambi irraggiungibili. Tra l’altro, le casse societarie languono: senza gli introiti della Champions, il nuovo mister azzurro non potrà pretendere troppi acquisti di grande livello.

A sorpresa, Spalletti potrebbe provare a rilanciare Stanislav Lobotka, arrivato in pompa magna nel gennaio del 2020, ma scivolato frettolosamente all’ultimo posto delle gerarchie di Gattuso a centrocampo. Fabian Ruiz rimane in forse, così come Lozano: il messicano ha mercato e, soprattutto, nel suo ruolo scalpita un certo Matteo Politano, voluto fortemente da Spalletti ai tempi dell’Inter. L’esterno italiano potrebbe dunque ritrovarsi addirittura titolare nella prossima stagione. Lo sviluppo della rosa azzurra è ancora in fieri e pronunciarsi con precisione sul futuro è molto complicato in questo momento. Ci troviamo nel campo delle ipotesi e nemmeno le scommesse sportive piazzabili in rete riescono a inquadrare esattamente il valore attuale della compagine partenopea. Tuttavia, appare evidente che non saranno poche le differenze rispetto al Napoli di Gattuso.

Redazione

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