Palermo. Strage via D’Amelio, Contrada: “Tinebra mi chiese aiuto per le indagini”

Il giorno successivo alla strage di via d’Amelio del 19 luglio 1992, in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta, l’allora capo della procura di Caltanissetta, Giovanni Tinebra, chiese a Bruno Contrada, che in quel periodo ricopriva il ruolo di dirigente dei servizi segreti, di “dare una mano” nello svolgimento delle indagini. A riferire la circostanza è lo stesso Contrada, che in questi minuti viene ascoltato dalla commissione Antimafia dell’Ars, presieduta da Claudio Fava, in merito ai depistaggi sulle indagini relative alla strage.

Contrada racconta: “Tinebra mi disse: ‘lei è disposto a darci una mano in questa indagine?’. Risposi di essere a disposizione ma che non avrei potuto svolgere indagini perché in quel momento non ero più un funzionario di polizia giudiziaria ma ero già solo nei servizi. Avevo paura che un mio intervento avrebbe potuto intralciare le indagini di polizia giudiziaria”.

L’incontro tra Contrada e Tinebra, secondo il racconto dell’ex funzionario del Sisde, avvenne la sera del 20 luglio 1992.

“Ho fatto polizia giudiziaria per più di venti anni a a Palermo e ho conosciuto centinaia di mafiosi, studiandone la mentalità e il comportamento, e posso dire che se io avessi trattato Vincenzo Scarantino dopo 24 ore mi sarei accorto che era un cialtrone e che raccontava cose non vere”. Così l’ex funzionario del Sisde, Bruno Contrada, rispondendo alle domande della commissione Antimafia dell’Ars che sta portando avanti una indagine sui depistaggi nella ricerca della verità sulla strage di via D’Amelio. “Non ho mai avuto a che fare con Scarantino – ha aggiunto l’ex 007 -, non l’ho mai visto e non ho mai fatto indagini su di lui”.

“La Barbera sarà stato un ottimo funzionario di polizia, aveva sempre prestato servizio nel Nord Italia. Quando è venuto a Palermo non sapeva neanche cosa fosse la mafia, forse ne sapeva meno di mia madre: è questa la verità”.

Il giudizio di Contrada su tutta la macchina investigativa del tempo è netto: “C’era una impreparazione generale, e ci metto anche il Sisde dove, tranne me e qualche vecchio sottoufficiale che stava per andare in pensione, c’era lo zero assoluto”. L’ex 007 ritorna, infine, su uno dei tre incontri avuti con l’allora procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra, che guidava ufficialmente le indagini sulle stragi Falcone e Borsellino: “Uscendo da un incontro mi chiesi come avrebbe fatto a condurre una inchiesta su atti di quel genere”.

(Sac/Dire)

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Redazione

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