Recovery fund e formazione degli insegnanti: l’analisi di Fulvio Oscar Benussi
La “missione 4: istruzione e ricerca” del Piano Nazionale Di Ripresa E Resilienza […] prevede: la creazione di un sistema multidimensionale per la formazione continua dei docenti e del personale scolastico per la transizione digitale, articolato in un polo di coordinamento sull’educazione digitale promosso dal Ministero dell’istruzione.
Che obiettivi formativi vanno considerati? Per la formazione degli insegnanti, in questo articolo, considereremo il focus legato all’impiego degli strumenti digitali nella didattica e nella professione senza trascurare quello relativo alla formazione per sviluppare negli studenti le soft skill e proporremo qualche possibile percorso sinergico tra i due focus.
Premessa: analisi ed evidenze riportate in recenti documenti internazionali
In recenti autorevoli pubblicazioni le analisi sui possibili sviluppi tecnologici ed economici hanno evidenziato “urgenze formative” relative all’acquisizione da parte degli studenti di competenze digitali e di competenze relative alle soft skill. Per questo motivo nel presente articolo considereremo entrambi focus come fondamentali nella formazione dei docenti che verrà svolta in attuazione del PNRR.
Relativamente alle competenze digitali possedute dalla popolazione l’indice DESI ha evidenziato un arretramento dell’Italia rispetto agli altri Paesi analizzati.
Con riferimento alla scuola, l’OCSE ha recentemente pubblicato un documento[1] relativo alle evidenze emerse dal questionario somministrato agli studenti di 15 anni e relativo al digitale con l’obiettivo di comprendere come stanno sviluppando le loro capacità di lettura critica. Dall’analisi degli esiti della rilevazione OCSE PISA 2018 segnaliamo, in particolare che:
• Il 54% degli studenti nei paesi OCSE ha riferito di aver ricevuto una formazione a scuola su come riconoscere se le informazioni fossero distorte o meno.
• I sistemi educativi, con una percentuale più alta di studenti che avevano accesso al digitale a casa e a cui era stato insegnato a scuola come smascherare informazioni distorte, avevano maggiori probabilità di distinguere i fatti dalle opinioni nella valutazione delle capacità di lettura valutate in PISA 2018(vedere figura 1[2]) .
Dalle attività didattiche a scuola alle implicazioni nella formazione degli insegnanti
Una modalità per fare acquisire agli studenti la capacità di “riconoscere se le informazioni sono distorte o meno” è quella di fare svolgere delle esercitazioni di fact checking, predisposte ad hoc, che oltre a considerare gli articoli testuali accompagni gli studenti nella acquisizione di competenze nella verifica di articoli di data journalism. Questo approccio didattico è legato alla disponibilità di risorse digitali nella scuola dove si intende praticarlo. Le esercitazioni saranno più coinvolgenti se gli articoli o i post considerati saranno recenti, per questo le esercitazioni andranno svolte nel laboratorio di informatica al fine di avere la concreta disponibilità delle risorse per lo svolgimento della procedura di fact checking (siti per effettuare la verifica delle fonti e per verificare eventuali conflitti d’interesse dell’autore, oppure la palese non competenza sull’argomento trattato degli autori del pezzo esaminato, ecc.). In questo caso la formazione dei docenti dovrà sviluppare oltre alla capacità di individuare fake news quella di formulare il compito da assegnare agli studenti e relativo al debunking dell’articolo o post considerato. Il percorso formativo dovrà comprendere anche le metodiche da seguire nelle attività di fact checking e dovranno perciò essere proposti approfondimenti sulle metodiche di ricerca (uso degli operatori booleani, scalettamento dei dati, uso dei caratteri Jolly, ricerca per termini antagonisti, ecc.) e sulle modalità di “riduzione” del path dei link considerati al fine di verificare la credibilità delle fonti.
E’ anche possibile coinvolgere i ragazzi in attività di smascheramento di fake news sviluppando contestualmente le loro soft skill come andiamo a illustrare con il seguente esempio.
Una proposta didattica per sviluppare le capacità argomentative di alunni e studenti che le “avanguardie educative”[3] di INDIRE propongono è quella del debate[4]. Questa attività prevede che due squadre si confrontino nella discussione di un tema individuato dall’insegnante che assegnerà a entrambi i gruppi anche le tesi da sostenere: le tesi saranno in contrapposizione tra loro. Alle squadre verrà concesso del tempo per prepararsi al successivo debate in cui i portavoce delle due squadre si “affronteranno” di fronte alla classe. Durante il debate sarà cura dei concorrenti segnalare le eventuali fallacie argomentative dell’avversario. Il debate aiutarà i giovani a cercare e selezionare le fonti con l’obiettivo di formarsi un’opinione, sviluppare competenze di public speaking, di educazione all’ascolto e a migliorare la propria consapevolezza culturale arricchendo così il bagaglio di competenze dello studente.
Nei percorsi di formazione degli insegnanti previsti dal PNRR crediamo potrebbe essere segnalata l’opportunità che l’analisi delle fallacie argomentative che è elemento caratterizzante il percorso del debate possa venire proposto anche come strumento per analizzare la qualità delle argomentazioni proposte dai partecipanti ai talk show televisivi. A questo scopo si potrebbe proporre ai docenti di sviluppare attività didattiche che partendo da video digitali di trasmissioni televisive proponga agli studenti di individuare, precisando in che momento (tempo), da chi (nome del partecipante) vengano espresse tesi fondate su fallacie argomentative. Questi tipo di attività che potrà essere proposto anche come compito da svolgere a casa potrà avere come effetto quello di rinforzare le capacità critiche degli studenti aiutandoli ad acquisire strumenti per effettuare anche questo tipo di debunking delle affermazioni veicolate dai media.
Relativamente all’ambito digitale gli studenti andranno coinvolti nello sviluppo di competenze di cui andrà segnalata la continua evoluzione. Quindi andranno proposte non conoscenze “stabilizzate” bensì andrà favorita l’acquisizione di flessibilità e di atteggiamenti positivi verso l’apprendimento permanente e la curiosità. Infatti, le loro competenze digitali dovranno evolvere con gli sviluppi tecnologici e quindi accanto all’acquisizione delle digital skill andrà favorito lo sviluppo di un atteggiamento di disponibilità all’apprendimento permanente che consenta il mantenimento di competenze digitali ricorrentemente attualizzate. Ciò in quanto le competenze digitali e relative alle TIC sono caratterizzate da una particolare vulnerabilità a causa della loro rapida obsolescenza.
La diffusione dell’intelligenza artificiale nelle attività di lavoro implicherà la necessità di acquisire capacità cognitive e metacognitive. Sarà importante sviluppare un’attitudine alla creatività oltre alla capacità di esercitare il pensiero critico utile per trovare soluzioni a problemi complessi. Il pensiero critico presuppone ragionamenti induttivi e deduttivi effettuati passando attraverso analisi, inferenze e valutazioni corrette. Il pensiero critico implica di mettere in discussione e valutare idee e soluzioni. Sono necessarie capacità di metacognizione, e comprensione di altre culture e il sapersi adattare a un ambiente in costante evoluzione.
A nostro parere l’ambito migliore in cui perseguire tali obiettivi formativi è l’attività di team group. I gruppi di lavoro in contesti scolastici ed anche lavorativi possono spesso essere composti da membri di nazionalità e culture diverse ed essere svolti anche a distanza. Per questo pensiamo possa essere utile affiancare al debate altre attività utili allo sviluppo delle competenze che un buon membro di un gruppo di lavoro deve possedere. Per questo suggeriamo di considerare dopo il percorso sul debate un percorso relativo al lavoro di gruppo su compito.
Premesso che i compiti da assegnare come lavori di gruppo dovranno riguardare problemi a soluzione aperta che favoriranno l’acquisizione da parte degli studenti di competenze valutative e di pensiero critico per potere effettuare la scelta tra le diverse opzioni risolutive individuate.
In vista di team group caratterizzate dalle diversità sopra evidenziate suggeriamo, nei percorsi di formazione degli insegnanti, di proporre esercitazioni sulla mediazione e sul come proporla nelle classi. Andranno quindi effettuate proposte formative fondate su metodologie didattiche attive, role play e simulazioni, che possono favorire l’acquisizione di competenze relative all’ascolto attivo e alla mediazione. Le attività proposte andranno scelte sulla base della loro agevole replicabilità a scuola con i ragazzi e la semplicità della loro gestione in classe da parte di docenti in termini di briefing e successivo debriefing dell’esercitazione.
Conclusioni
Nell’articolo abbiamo proposto alcuni esempi di itinerari formativi che integrano i due focus “digitale e soft skill” sui quali, a nostro parere dovrebbe concentrarsi la formazione dei docenti resa possibile grazie ai finanziamenti previsti nel PNRR. Ovviamente possono essere realizzati altri percorsi, ma l’importante è che la formazione relativa alle soft skill non venga trascurata.
di Fulvio Oscar Benussi
socio AIDR
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OECD (2021), 21st-Century Readers: Developing Literacy Skills in a Digital World, PISA, OECD Publishing, Paris,
https://doi.org/10.1787/a83d84cb-en. Segnaliamo che i punti qui riportati sono frutto di una nostra traduzione e sintesi di cui siamo perciò responsabili. ↑
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l’immagine è tratta dal documento citato nella nota precedente ↑
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https://www.indire.it/progetto/avanguardie-educative/ ↑
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http://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/debate ↑