(VIDEO) Terra dei fuochi, Legambiente: “Passare da parole a fatti, leggi ci sono”

“Il Pnrr inviato dal governo Draghi a Bruxelles dimentica le grandi aree da bonificare, i cui interventi di risanamento registrano ritardi insopportabili anche per quanto riguarda gli impatti sulla salute come dimostrano diverse indagini epidemiologiche”. Così il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, al flash mob di oggi a Napoli con focus sulla Terra dei fuochi e la valle del Sacco, davanti al palazzo della Regione a Santa Lucia, per l’avvio della campagna itinerante di Legambiente #liberidaiveleni per mettere in luce mancate bonifiche e situazioni di inquinamento su cui i cittadini, da anni, aspettano risposte. Seconda tappa sarà nel Lazio, a Ceccano.

“Bisogna passare dalle parole ai fatti – prosegue Ciafani -. La riforma prospettata dalla legge 132 del 2016, che istituisce il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, permetterebbe di superare il problema cronico della rete dei monitoraggi pubblici a macchia di leopardo e va nella direzione giusta, ma servono subito i decreti attuativi e vanno anche garantite più risorse economiche per potenziare i controlli pubblici. Abbiamo gli strumenti della legge sui delitti ambientali, la legge 68 del 2015, che prevede anche il reato di omessa bonifica, da utilizzare sempre meglio. Vanno inoltre rafforzati e uniformati i controlli su tutto il territorio nazionale, con azioni di prevenzione e repressione”. In Campania lo stato di attuazione del decreto ‘Terra dei Fuochi’ del 2013 ha fornito un quadro, basato sui risultati delle analisi dirette, che vede il 65,86% delle aree sottoposte a indagini classificato come “idoneo alla produzione agroalimentare”, il 20% idoneo ma limitatamente a determinate produzioni agroalimentari in specifiche condizioni e il 12,5% da interdire a qualsiasi produzione agroalimentare o silvopastorale. Nonostante questo quadro, ancora non si hanno informazioni sul decreto del ministero della Transizione ecologica per i valori caratterizzanti le acque ad uso irriguo. Dal 2014 a maggio 2020 sono stati individuati 5.288 siti di sversamento: 2.242 in provincia di Napoli e 3.046 in provincia di Caserta. Secondo il Piano regionale bonifiche della Regione Campania – spiega la nota di Legambiente – ben cinque Aree Vaste (Masseria del Pozzo, Maruzzella, Lo Uttaro, Regi Lagni e Bortolotto) ricadono esattamente nell’ex Sin Terra dei fuochi: luoghi noti per le diverse inchieste condotte negli anni dalla magistratura per le attività illegali che li hanno caratterizzati. Ad esempio, l’area vasta Masseria del Pozzo-Schiavi, nel comune di Giugliano, è un’area di circa 220 ettari in cui insistono la discarica ex Resit, la Novambiente di Vassallo, l’Ampliamento Masseria del Pozzo-Schiavi, l’area Eredi Giuliani, la Cava Giuliano e Ponte Riccio: tutte ancora da sanare. Uno studio, pubblicato lo scorso agosto, dell’Istituto superiore della sanità sull’impatto sulla salute degli smaltimenti e della combustione di rifiuti, anche pericolosi, nella Terra dei fuochi, spiega come nell’area “si osservano eccessi statisticamente significativi di mortalità per i tumori del fegato e della vescica in entrambi i generi, per i tumori della mammella nelle donne e per i linfomi non Hodgkin negli uomini. Sulla base dei risultati attuali sono urgentemente necessarie azioni di bonifica ambientale e l’arresto delle pratiche illegali e di gestione dei rifiuti ancora in corso”.

“La Terra di fuochi – dichiara Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania – è una terra martoriata nella sua essenza più profonda ed ignorata per decenni da una classe politica trasversale che non è riuscita ad adottare soluzioni serie e concrete. Dal 2003, anno in cui come Legambiente abbiamo coniato il termine nel nostro rapporto Ecomafia, si sono succeduti 11 governi nazionali e 5 a livello regionale senza trovare un vaccino efficace contro il virus Terra dei fuochi. Chiediamo che in quei territori vanga fatta davvero ecogiustizia a partire da una accelerazione seria, efficiente ed efficace della bonifica e con la chiusura del ciclo dei rifiuti. Lo dobbiamo ai tanti onesti cittadini campani che vogliono riscattare il proprio territorio e affermare i principi di legalità e trasparenza. Per fermare il fuoco e i veleni dell’ecomafia è necessario dare risposte efficaci, troppo a lunghe rimandate, che richiedono uno sforzo congiunto di tutti”.

(Elm/Dire)

Redazione

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