Violenze carcere SMCV, il racconto di un detenuto: “Mi davano del maiale: per le botte mi sono fatto la pipì addosso”
Un capoposto e sei agenti davanti alla sua cella lo informano che di lì a poco avrebbero eseguito una perquisizione. Per entrare nella stanza l’hanno colpito con un calcio, preso con forza e portato nella ‘stanza della socialità’, spazio del carcere che dovrebbero essere attrezzate per lo svolgimento di attività rieducative, come corsi o semplici svagi. Ma un detenuto racconta che il 6 aprile del 2020 nel penitenziario di Santa Maria Capua (Caserta) quel luogo era diventato una sorta di stanza delle torture.
“Nell’area socialità – queste le dichiarazioni rese da un ristretto e contenute nell’ordinanza firmata dal gip del tribunale sammaritano che ha disposto l’esecuzione di 52 misure cautelari – ci hanno costretto a metterci in ginocchio con la faccia al muro, dopodiché hanno iniziato a picchiarci, soprattutto con manganelli”. Chi provava a voltare lo sguardo verso gli agenti veniva “colpito al volto”. “Siamo rimasti per diversi minuti nell’area socialità – racconta – dopodiché ci hanno costretti a uscire uno alla volta con le mani in testa e lo sguardo verso il basso. Ricordo che gli agenti formavano una sorta di corridoio umano, in messo ai quale eravamo costretti a passare subendo schiaffi, pugni e manganellate”. Il ‘corridoio umano’ era stato “appositamente predisposto per farci oggetto di violenza”.
“Ricordo – riferisce ancora – che ero completamente stravolto e provato – ricostruisce – tanto che mi è stata buttata anche dell’acqua sul corpo”. Riferisce che durante il tragitto è stato più volte insultato. Parla di frasi offensive, rivolte a lui dagli agenti, come : “Animale, sei un maiale, un uomo di merda… Non vali niente”. Poi sputi e schiaffi, ancora manganellate. “Ricordo – dice – che per le botte ricevute ci siamo fatti la pipì addosso”.
(Nac/ Dire)