Concorsi, Comitato No Riforma Concorsi: “Dubbi e critiche al portale reclutamento voluto dal Ministro Brunetta”

“Recentemente il Dott. Marcello Fiori (Capodipartimento Funz. Pub.) ha spiegato che si sta lavorando per sostituire i concorsi pubblici con valutazioni comparative per curriculum da realizzare tramite il portale reclutamento. Il Ministro Brunetta ha rincarato la dose parlando di un portale al quale qualsivoglia cittadino (quindi non solo l’esercente di professioni ordinistiche) potrà iscriversi per ‘mettersi al servizio del Paese’. Sorge il fondato sospetto che il Governo stia lavorando per trasformare il “linkedin italiano” (termine propagandistico svuotato di ogni contenuto tecnico-pratico) nel principale canale di reclutamento pubblico. Insomma, senza troppi fronzoli, si sta trovando un escamotage per bypassare il classico ed equo concorso per realizzare l’originario progetto brunettiano”. E’ l’analisi, tramite nota stampa, del Comitato Spontaneo No Riforma Concorsi.

“In breve dal nuovo DL 80/21 emerge che nel “portale” si verranno a creare due elenchi: • Elenco A: nel quale confluiranno i nominativi di liberi professionisti con esperienza quinquennale ai quali attribuire consulenze tecniche (ai sensi dell’art. 7 comma 6 TUPI). I professionisti svolgeranno la loro attività in regime di libera professione; • Elenco B: destinato ad ospitare specialisti con dottorato ed esperienza internazionale da selezionare con modalità analoghe a quelle già sperimentate nel “bando coesione”, risultato peraltro fallimentare (nel caso di prevedibili altri flop si riammetteranno continuamente tutti gli esclusi al fine di scongiurare il problema delle graduatorie corte?).
Si riconferma la volontà di creare un sistema censitario di accesso riservato a coloro che vantano esperienze pluriennali in aziende private o il possesso di costosi titoli (non sempre garanzia di qualità come più volte detto) che mette fuori dai giochi neolaureati, neodiplomati e in generale persone (non necessariamente giovani) che, seppur capaci, vivendo in situazioni svantaggiate non avranno mai una chance. Inoltre, parliamoci chiaro, c’è il pericolo che le consulenze tecniche diventino il modello principale di reclutamento e non siano utilizzate solo per far fronte all’emergenza. Silenzio assoluto nel Decreto sulla rotazione degli incarichi o sui criteri da adottare nelle “procedure comparative” che possano garantire pari opportunità di accesso ai diversi professionisti presenti sul mercato, disponibili a mettersi a disposizione della PA. È facilmente prevedibile che si creerà un esercito di parasubordinati (i c.d. Co.Co.Co che pur risultando liberi professionisti di fatti lavorano all’interno dell’ente e sotto l’etero-direzione del datore) con il pericolo che questi vadano da qui a breve a sostituire integralmente la figura del pubblico impiegato assunto tramite concorso pubblico. Insomma il sindaco del comune Alfa potrebbe reclutare da elenco A una serie di commercialisti “a progetto” da assegnare all’ufficio ragioneria e tenerli ad adempiere attività ordinarie fino al raggiungimento dell’età pensionabile e senza che questi abbiano mai sostenuto un vero concorso pubblico, come previsto invece dalla nostra Costituzione. Il sistema delineato favorisce logiche clientelari. L’assurdità più grande però è quella della definizione delle “alte specializzazioni”, che secondo il DL sarebbero ‘possesso di dottorato o esperienza in organizzazioni internazionali’: questa non è una definizione. Per quanto si provi a cercare, all’interno del DL non si troverà nulla circa le mansioni tipo che il ‘tecnico’ dovrà svolgere, la percentuale di specialisti da reclutare in ogni amministrazione o l’inquadramento contrattuale (dovrebbe essere a rigor di logica diverso da quello area III o cat.D definiti profili “basic”). Il testo normativo è pretenzioso e ambiguo. Il rischio è che le amministrazioni procederanno ad assumere (in alternativa ai consulenti Co.Co.Co) solo “specialisti” presenti nell’elenco B, senza più bandire normali concorsi, andando così ad eliminare i sistema del concorso aperto a tutti. In sostanza si vuole far rientrare dalla finestra ciò che grazie al lavoro delle associazioni che hanno protestato e alla collaborazione di alcuni partiti si era scongiurato con l’emendamento Bressa del DL 44/2021!”.

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Redazione

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