Scuola, Invalsi 2021: per 40mila giovani fine studi senza competenze minime adeguate

A preoccupare soprattutto Invalsi, che in queste ore ha licenziato le prime analisi delle prove 2021 (e ha rimandato all’autunno la pubblicazione delle elaborazioni complete), ci sono quei giovani – il 9.5% del totale, circa “40mila” secondo Roberto Ricci, responsabile area prove di Invalsi – che ogni anno finiscono regolarmente gli studi senza però avere sviluppato quelle che Invalsi considera “competenze minime adeguate” in italiano, matematica e inglese (reading/letto e listening/ascoltato). Questi giovani, il cui numero è cresciuto di 2.5 punti percentuali rispetto al 2019 (anno di riferimento per via della sospensione delle prove nel 2020), sono vittime di una “dispersione scolastica implicita” e dovrebbero pertanto rappresentare la “necessità di fornire competenze salde” contro l’idea della “infarinatura” e del “passare per il rotto della cuffia”. E’ l’affondo della presidente Invalsi Annamaria Ajello che, durante la presentazione alla stampa dei risultati delle prove 2021, ha ammonito il sistema scolastico perchè non contribuisca alla “predestinazione degli studenti che non funzionano secondo le aspettative”. “Purtroppo- si legge nel report Invalsi- la pandemia ha aggravato questo fenomeno e in alcune regioni del Mezzogiorno essa ha superato ampiamente valori a due cifre”. Calabria 22,4%, Campania 20,1%, Sicilia 16,5%, Puglia 16,2%, Sardegna 15,2%, Basilicata 10,8%, Abruzzo 10,2%: queste le percentuali di un “fenomeno particolarmente preoccupante poiché nelle stesse regioni anche il numero di dispersi espliciti, cioè di coloro che hanno abbandonato la scuola prima del diploma è considerevolmente più alto della media nazionale”. Studenti che lasciano la scuola e studenti che la finiscono con bassissimi livelli di preparazione, studenti ai quali non è stato insegnato “il gusto di imparare”, chiosa Ajello, rischiano dunque di avere, in egual misura, “prospettive di inserimento nella società” non dissimili, vale a dire ridotte.

Si mantengono stabili, rispetto al 2019, e senza quegli “arretramenti che Paesi come Francia, Stati Uniti e Olanda hanno riscontrato”, i risultati delle rilevazioni Invalsi 2021 nella scuola primaria; qui, secondo la presidente Annamaria Ajello intervenuta in conferenza stampa, vige per ora una situazione di “stasi positiva”, benché permanga una considerevole differenza tra scuole e tra classi nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese. Nel secondo ciclo d’istruzione (secondarie di primo e secondo grado), invece, il calo del livello degli apprendimenti di base, rispetto alle rilevazioni del 2018-2019, è generalizzato in tutta Italia, più in matematica e in italiano che in inglese. Calo che va contestualizzato nell’anno della pandemia (ma la causa “non è solo la dad”, specificano dall’istituto) oltre che correlato ai territori e alle condizioni socioeconomiche delle famiglie: il calo, cioè, è maggiore laddove le fragilità di contesto e gli svantaggi tra le mura di casa sono maggiori. Tuttavia, ha concluso Ajello, non è la scuola l’unico ente che deve farsi carico di questo “learning loss generalizzato” se tale “perdita di apprendimento” si è registrata in misura significativa soprattutto nelle regioni che, durante la pandemia, “hanno chiuso le scuole per periodi più prolungati come la Campania e la Puglia”. È questa, in sintesi, la fotografia restituita dalle prove Invalsi 2021. Prove, quelle di quest’anno, che sono le prime misurazioni standardizzate rivolte alla popolazione studentesca italiana dopo la sospensione delle rilevazioni nel 2020 per via della pandemia. Pandemia che, però, non ha ostacolato una partecipazione che Invalsi definisce “elevata in entrambi i cicli scolastici”: oltre il 98% nella scuola primaria, il 93% nella scuola secondaria di primo grado e l’82% nella scuola secondaria, per un totale di coinvolti rispettivamente superiore alla cifra di 1 milione e 100mila allievi della scuola primaria (classe seconda e classe quinta), pari a circa 530 mila studenti della scuola secondaria di primo grado (classe terza) e a circa 475 mila studenti dell’ultima classe della scuola secondaria di secondo grado. In tutto sono state 3 milioni e 820 mila le prove svolte.

Per la scuola secondaria di primo grado, a livello nazionale gli studenti che non raggiungono risultati adeguati, ossia non in linea con quanto stabilito dalle indicazioni nazionali, sono: il 39% in italiano (+5 punti percentuali rispetto sia al 2018 sia al 2019); il 45% in matematica (+5 punti percentuali rispetto al 2018 e +6 punti percentuali rispetto al 2019); il 24% in inglese-reading livello A2 (-2 punti percentuali rispetto al 2018 e +2 punti percentuali rispetto al 2019) e il 41% in inglese-listening livello A2 (-3 punti percentuali rispetto al 2018 e +1 punto percentuale rispetto al 2019). Qui i divari territoriali tendono ad ampliarsi. In alcune regioni del Mezzogiorno (in particolare Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna) si riscontra un maggior numero di allievi con livelli di risultato molto bassi, che raggiunge il 50% e oltre della popolazione scolastica in italiano, il 60% in matematica, il 30-40% in inglese-reading e il 55-60% in inglese-listening. Quanto alla scuola secondaria di secondo grado, rispetto al 2019 i risultati del 2021 di italiano e matematica sono più bassi: circa 10 punti in meno ma con forti differenze tra le regioni e percentuali molto elevate di allievi al di sotto del livello minimo nelle regioni del Mezzogiorno, in particolare in Campania e Puglia; quelli di inglese, invece, (sia listening sia reading) sono perlopiù stabili. A livello nazionale, gli studenti che non raggiungono risultati adeguati in linea con le indicazioni nazionali sono: il 44% in italiano (+9 punti percentuali rispetto al 2019); il 51% in matematica (+9 punti percentuali rispetto al 2019); il 51% in inglese-reading di livello B2 (+3 punti percentuali rispetto al 2019); il 63% in inglese-listening di livello B” (+2 punti percentuali rispetto al 2019).

(Mao/Dire)

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