(VIDEO) Brasile. Bolsonaro liberalizza porto d’armi: è record di pistole

Ammontano a 419 al giorno le armi da fuoco rilasciate ai cittadini dalla Polizia federale del Brasile nel primo semestre di quest’anno. Una cifra che porta a 76.329 le armi in circolazione, con un aumento del 67% rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno. Si tratta del tasso più alto da almeno 13 anni. L’aumento delle autorizzazioni a detenere un’arma personale si è registrato praticamente in tutti gli Stati del Brasile. In particolare, è raddoppiato a San Paolo e in altri otto Stati.

In un’intervista con l’agenzia Dire, la direttrice esecutiva dell’Instituto Sou da Paz, Carolina Ricardo, spiega i motivi che hanno portato a questo incremento: “Da quando Jair Bolsonaro ha assunto la presidenza, le procedure per avere un’arma personale sono state semplificate, in linea con quanto aveva promesso in campagna elettorale. Siamo a luglio e in questi due anni e mezzo di mandato, Bolsonaro ha aggiornato più di 30 norme per facilitare l’accesso alle armi da fuoco. L’aumento record nella vendita delle armi si spiega così: tramite decreti, ordinanze, disposizioni e normative che hanno reso tutto molto più facile”.

La ricercatrice sottolinea che l’aumento del numero di armi da fuoco e munizioni, insieme con l’aumento della gamma di armi di diverso calibro consentite, può mettere a rischio le stesse forze di pubblica sicurezza: “Sono state cambiate varie norme per facilitare l’accesso. Oggi chiunque può avere un’arma simile a quella in dotazione di un agente di polizia, il che rappresenta un problema serio, perché un poliziotto, nella misura in cui i cittadini sono dotati di un’arma equivalente alla sua, sarà più vulnerabile. Anche il calibro e la quantità di munizioni che si possono detenere è stato reso più flessibile”.

Un’altra questione importante è il controllo sulle armi. Ricardo ricorda che questa responsabilità spetta all’esercito ma che anche prima che si deregolamentasse il settore tale pratica era carente. La ricercatrice dell’Instituto Sou da Paz sottolinea che prima esisteva un sistema per tracciare sia le armi che le munizioni, ma che Bolsonaro ha abolito le norme alla base di questo sistema, ponendo meno condizioni per favorire ispezioni e tracciamento delle armi o delle munizioni impiegate ad esempio sulla scena del crimine, per capire se siano state acquistate o trafficate. Abolita anche la norma che obbligava il possessore a installare una cassaforte dove riporre le armi.

Sostenitrice di questa politica è la lobby delle armi. “Il caucus delle armi- sottolinea Ricardo- porta avanti una narrazione precisa secondo cui le persone hanno bisogno di armarsi per tutelare il loro diritto alla libertà”. Una visione importata dagli Stati Uniti, dove possedere armi è in linea con il diritto all’autodifesa e, quindi, alla libertà, che però in pratica non c’è”. Secondo Ricardo, tuttavia, detenere una pistola in casa rappresenta un rischio molto più grande per chi la possiede: può alimentare casi di violenza domestica e aumenta il pericolo che venga rubata e usata per legittima difesa. “Oggi vediamo già molti influencer e istruttori di armi destreggiarsi su internet” dice la ricercatrice. “Sono aumentati i corsi di autodifesa e di difesa in casa. Si è creato tutto un mercato che si nutre del mito della libertà e della paura, poiché è un dato di fatto che il Brasile ha un serio problema di sicurezza pubblica”. Nonostante l’escalation nell’acquisto di armi, Ricardo ritiene che in fondo i brasiliani in generale non abbiano una grande voglia di armarsi. Secondo la ricercatrice, queste misure del governo soddisfano alcuni gruppi, che sono “piccoli e rumorosi”: “Ci sono tanti fan delle armi, come i Cac (cacciatori, tiratori e collezionisti), che hanno un accesso molto facile alle armi e che hanno esercitato pressioni molto forti, sin da quando Bolsonaro era un deputato”. Ricardo sottolinea inoltre che la paura è ampiamente utilizzata anche come forma di persuasione. “Le persone che hanno paura e non si fidano dello stato sono facilmente portate ad abbracciare l’idea che è meglio armarsi piuttosto che aspettare che la polizia risolva il problema” sottolinea la ricercatrice. “L’arma porta con sé questa immagine di forza e potere”. P

ubblicato questo mese, l’Annuario brasiliano della pubblica sicurezza ha indicato un aumento delle armi da fuoco nel Paese come una delle ragioni alla base dell’aumento delle morti per cause violente. Secondo l’annuario, nel 78% degli omicidi è stata impiegata un’arma da fuoco, una percentuale che nel 2019 non superava il 72,5%. Ricardo pensa che questo sia già uno dei risultati più evidenti di questa nuova politica “sulla difesa personale”, a cui si aggiunge il preoccupante accesso alle armi da parte della criminalità. “Abbiamo casi di collezionisti con più di 40 armi rubate che vengono poi arrestati perché coinvolti in atti illeciti” sottolinea l’esperta. “Le armi vengono rubate e poi utilizzate nelle rapine in banca, per i furti di veicoli e per altri piccoli reati. La diffusa disponibilità di armi finisce per alimentare la criminalità organizzata”.

La studiosa avverte che, se non si inverte la rotta, sarà difficile che questo scenario possa migliorare: “Si tratta di un problema serio e penso che, di questo passo, si profila un futuro pessimo per il Brasile. Servono efficienti politiche di pubblica sicurezza, un corpo di polizia preparato e una magistratura snella e non una popolazione armata fino ai denti”.

(Jom/Dire)

Redazione

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