(VIDEO) Pompei. Scoperta tomba con resti umani mummificati

Resti umani mummificati, capelli e ossa di un individuo inumato in una antica sepoltura, rinvenuta nella necropoli di Porta Sarno, a est dell’antico centro urbano di Pompei. Si tratta dell’ultima scoperta avvenuta a Pompei, nel corso di una campagna di scavo promossa nell’area della necropoli di porta Sarno dal Parco archeologico e dall’università Europea di Valencia. Sulla lastra marmorea posta sul frontone della tomba un’iscrizione commemorativa del proprietario, Marcus Venerius Secundio, che richiama lo svolgimento a Pompei di spettacoli in lingua greca, mai prima attestati in maniera diretta.

Direttore Generale Gabriel Zuchtriegel

“Pompei non smette di stupire e si conferma una storia di riscatto, un modello internazionale, un luogo in cui si è tornati a fare ricerca e nuovi scavi archeologici grazie alle tante professionalità dei beni culturali che, con il loro lavoro, non smettono di regalare al mondo risultati straordinari che sono motivo di orgoglio per l’Italia”. Così il ministro della Cultura Dario Franceschini, commentando l’ultima scoperta avvenuta a Pompei, una antica tomba con resti umani mummificati.

“Ludi graeci è da intendere come spettacoli in lingua greca è la prima testimonianza certa di esibizioni a Pompei in lingua ellenica, ipotizzate in passato sulla base di indicatori indiretti. Abbiamo qui un’altra tessera di un grande mosaico, ovvero la Pompei multietnica della prima età imperiale, dove accanto al latino è attestato il greco, all’epoca la lingua franca del Mediterraneo orientale”. Così il direttore del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, commentando la scoperta di una nuova tomba che presenta un’iscrizione monumentale, la prima attestazione di spettacoli in lingua greca a Pompei. “Che si organizzassero anche spettacoli in greco – aggiunge – è prova del clima culturale vivace e aperto che caratterizzava l’antica Pompei, un po’ come l’esibizione straordinaria di Isabelle Huppert nel Teatro Grande poche settimane fa, in lingua francese, ha dimostrato che la cultura non ha confini”.

Il personaggio di Marcus Venerius Secundio era uno schiavo pubblico e custode del tempio di Venere. Una volta liberato, aveva poi raggiunto un certo status sociale ed economico, oltre a diventare Augustale, ovvero membro del collegio di sacerdoti dediti al culto imperiale, come ricorda l’epigrafe rinvenuta: “diede ludi greci e latini per la durata di quattro giorni”. E’ la storia dell’ultima scoperta avvenuta a Pompei, una tomba con il corpo di un defunto mummificato, grazie alla campagna di scavo condotta dal parco archeologico di Pompei e dall’università europea di Valencia. E’ unica nel suo genere anche la sepoltura di Marco Venerio Secundio. Si tratta, infatti, di uno degli scheletri meglio conservati ritrovati nella città antica. Il defunto fu inumato in una piccola cella di 1,6 x 2,4 metri posta alle spalle della facciata principale, mentre nella restante parte del recinto sono state riscontrate due incinerazioni in urna. Nella fase romana di Pompei, il rito funerario prevedeva di norma l’incinerazione, mentre solo bambini piccoli venivano inumati. La sepoltura di Marco Venerio è dunque altamente insolita anche per il rito funerario adottato, considerando che si trattava di un uomo adulto di più di 60 anni, come emerge da una prima analisi delle ossa ritrovate nella camera funeraria. Le caratteristiche della camera funeraria, che consisteva in un ambiente ermeticamente chiuso, hanno creato le condizioni per lo stato di conservazione eccezionale in cui è stato trovato lo scheletro, con capelli e un orecchio ancora visibili. Inoltre, sono stati recuperati elementi di corredo, tra cui due unguentaria in vetro e numerosi frammenti di ciò che sembra essere un tessuto.

“Bisogna ancora comprendere se la mummificazione parziale del defunto è dovuta a un trattamento intenzionale o meno – spiega il professor Llorenç Alapont dell’università di Valencia -. In questo l’analisi del tessuto potrebbe fornire ulteriori informazioni. Dalle fonti sappiamo che determinati tessuti come l’asbesto venivano utilizzati per l’imbalsamazione. Anche per chi come me si occupa di archeologia funeraria da tempo, la straordinaria ricchezza di dati offerti da questa tomba, dall’iscrizione alle sepolture, ai reperti osteologici e alla facciata dipinta, è un fatto eccezionale, che conferma l’importanza di adottare un approccio interdisciplinare, come l’università di Valencia e il Parco archeologico hanno fatto in questo progetto”.

I resti umani e organici trovati nel recinto funerario di Porta Sarno sono stati trasportati al laboratorio di ricerche applicate nel sito di Pompei dove sono stati sottoposti a interventi di analisi e di conservazione. Al tempo stesso, il Parco Archeologico ha avviato una serie di interventi di messa in sicurezza, volti a garantire la manutenzione della necropoli di Porta Sarno nelle more della definizione di un più ampio progetto di restauro e fruizione dell’area. La necropoli attualmente non è visitabile in quanto ubicata al di là della linea Circumvesuviana, ma il Parco ha avviato uno studio di fattibilità per includerla nell’area aperta al pubblico.

(Nac/ Dire)

Redazione

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