(VIDEO) Afghanistan. Ex ufficiale polizia arrivato in Italia: “I talebani mi cercavano casa per casa, non sono cambiati”

“I talebani, per quello che io ho potuto vedere dal loro atteggiamento in quattro giorni a Kabul, vogliono mostrarsi cambiati ma sono gli stessi di sempre, soprattutto per quanto riguarda il loro comportamento con le donne e i giovani”. A parlare è un ufficiale della polizia afghana, che ha studiato presso l’accademia militare di Modena e che è arrivato in Italia nei giorni scorsi con la sua famiglia grazie al ponte aereo dell’Aeronautica militare. La testimonianza, rilasciata al personale del ministero della Difesa presso la base logistica dell’esercito a Roccaraso, in Abruzzo, dove chi arriva dal Paese asiatico trascorrerà la quarantena, racconta di un Paese tornato in preda alla paura.

“I talebani sono venuti a casa mia, con un mia foto. Mi cercavano perché sono un ufficiale di polizia e ho lavorato al ministero degli Interni”, racconta l’uomo, di cui è stato mantenuto l’anonimato per ragioni di sicurezza. Il cittadino afghano riferisce che dopo un’altra visita dei miliziani nella sua abitazione e la confisca dell’auto, ha “provato a contattare l’ambasciata italiana” e i suoi “colleghi di corso, per capire che possibilità c’erano di essere evacuato”. Ora che si trova “al sicuro” in Italia con la sua famiglia, l’ex ufficiale di polizia ringrazia “con tutto il cuore il governo, l’esercito italiano e i compagni di corso” e si augura di “poter vivere un futuro diverso” qui.

Gli fa eco, nei ringraziamenti al nostro Paese, anche un altro cittadino della comunità hazara, che è arrivato nel nostro Paese con la famiglia sempre grazie ai voli dell’Aeronautica militare di questi giorni. Ascoltato dal personale della Difesa, l’uomo, pure in condizioni di anonimato, racconta di “vivere in Italia ma di essere tornato in Aghanistan per portare via la famiglia dai talebani”, dei quali dice, “ho paura”. Il testimone dice di essere andato negli uffici della capitale per fare “alcuni documenti mancanti per partire”, ma di “non esserci riuscito in tempo a causa della confusione e del grande numero di persone che cercava di ottenerli in vista di un possibile arrivo dei talebani”, che comunque, almeno nella capitale Kabul “nessuno si aspettava così presto”. Il cittadino hazara ha poi lanciato un appello “ai governi dell’Europa, gli Stati Uniti e il Canada” affinché “si trovi un sistema per far partire le tante persone che ancora non sono al sicuro in Afghanistan”. Un messaggio poi, lo invia anche ai suoi connazionali arrivati in Italia: “Ora sta a noi costruire la nostra vita qui, crescere”.

(Bri/ Dire)

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Redazione

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