Aversa. Antonio non era pazzo: una nuova vita dopo 40 anni
Antonino Filardo ha 68 anni ed oltre 40 anni di questa vita li ha spesi in strada, ad Aversa. Una storia incredibile quella di Antonio, come abbia potuto resistere per oltre due ventenni senza un tetto vero sulla testa è quasi un miracolo.
La sua “residenza” nello spazio antistante l’Asl, ex Reale Ospedale Psichiatrico, l’ex manicomio praticamente, amato da molti ma anche perseguitato da tanti biecamente ignoranti. Ma Antonio non è mai stato pazzo, era stato semplicemente ospite, per giunta “abusivo”, nei locali dell’edificio aiutato dall’allora usciere che ne aveva avuto pietà e aveva inteso donargli un riparo.
E così, Antonino Filardo, originario di Dasà, paesino in provincia di Cosenza, senzatetto, albino e per giunta ospite del manicomio si è portato addosso l’etichetta di folle senza mai esserlo stato, subendo l’onta della solitudine, dell’allontanamento, dello scherno e talvolta delle ingiurie della gente, di una vita che non ha mai conosciuto un vero focolare familiare.
(In foto | L’incontro di Antonio con il Vescovo di Caserta, Monsignor Pietro Lagnese)
Sulla sua strada, improvvisamente, un giorno di tre anni fa, i volontari de L’Angelo degli Ultimi. Piano piano la vita di Antonio è cambiata. Il giaciglio alla alla bell’e meglio è diventato un vero letto, coperte pulite, un vero cuscino, ha cominciato a ricevere pasti puntuali, e un vero servizio igienico a domicilio. I volontari per tre anni hanno fatto avanti e indietro ogni giorno, Caserta-Aversa, Napoli-Aversa, per sollevarlo, lavarlo, accudirlo, rifocillarlo, sono diventati la sua famiglia.
Fin quando la presidente dell’associazione, Antonietta D’Albenzio, insieme agli altri attivisti, dopo numerose vicissitudini amministrative e burocratiche, grazie anche all’aiuto dei legali de L’Angelo degli Ultimi, gli avvocati volontari Ciro Maria Riccio e Massimiliano Piccirillo, è riuscita a trovargli una vera sistemazione, una casa famiglia, in cui Antonio per la prima volta nella sua esistenza, vive giorni regolari, pasti regolari e soprattutto l’affetto ed il rispetto di chi lo circonda.
“Antonio è una persona dolcissima – ci racconta la presidente D’Albenzio – non si ubriaca, non infastidisce nessuno, possiede una grandissima bontà nel suo modo di fare e nei suoi racconti. Antonio è un uomo, un essere umano e come tale va trattato. Purtroppo ha subito le angherie e la violenza di tanti che lo hanno lasciato ai margini della società senza mai concedergli la chance di poter essere curato e chissà forse di guarire dal suo albinismo. All’interno del panificio Cavallaccio ad Aversa, c’è un dipinto che lo ritrae. Sono più di 40 anni che Antonio tutti i giorni arriva lì per fare colazione. E’ diventato parte integrante di questa famiglia, amato anche da tanti altri, ma mai accettato invece da molti altri e dai suoi parenti”.
Sabato 18 settembre alle ore 17 l’associazione L’Angelo degli Ultimi insieme ai legali Ciro Maria Riccio e Massimiliano Piccirillo, terrà una conferenza stampa, a cui molto probabilmente parteciperà anche il Vescovo Lagnese, per raccontare la vita di questo uomo silenzioso e mansueto, a cui è stato tolto tutto e improvvisamente gli è stata restituita una nuova possibilità.