A Bergamo niente seggi elettorali nelle scuole

I bergamaschi non voteranno più a scuola. Già dalla prossima primavera, nei giorni dei nuovi appuntamenti referendari, elettori ed elettrici, nel 78,8% dei casi, potranno recarsi alle nuove sedi dei seggi mentre i loro figli saranno regolarmente seduti al banco. E saranno i primi in Italia. A illustrare il provvedimento di trasferimento definitivo dei seggi sono stati questo pomeriggio, durante un punto stampa, Giacomo Angeloni e Loredana Poli, rispettivamente assessore all’Innovazione e assessora all’Istruzione di Bergamo.

Ricapitolando: il lavoro di trasferimento delle sezioni dalle scuole in centri della terza età, Lazzaretto e altri edifici pubblici come Palazzo Frizzoni era iniziato lo scorso anno in occasione del referendum sul taglio dei parlamentari; per quell’appuntamento, era già stato spostato il 50% delle sezioni sulle oltre cento sezioni esistenti in città. Ora l’operazione sta procedendo, con la giunta che nei giorni scorsi ha approvato la seconda delibera per il trasloco di un altro 30% circa. Resta fuori, a conti fatti, un 20% di seggi per i quali il Comune non è ancora riuscito a individuare gli spazi adeguati. Come ha spiegato Angeloni, si tratta di quartieri dove “non abbiamo molte alternative alle scuole” quindi “stiamo aspettando con ansia i decreti attuativi delle modifiche per poter utilizzare anche i luoghi privati in convenzione a lungo termine. Ovviamente c’è un’interlocuzione da fare con i gestori che pagano l’affitto e che avrebbero un mancato introito dalla presenza del seggio, lo valuteremo con loro e con l’assessore al Patrimonio”, ha assicurato Angeloni, che in realtà un’idea ce l’ha: “Certo che se fosse possibile usare gli oratori avremmo fatto molta meno fatica”. Ad ogni modo, ha concluso, “ci accerteremo che ad ogni elettore venga notificata la nuova etichetta” da applicare alla scheda elettorale.

All’assessora all’Istruzione, invece, il compito di spiegare i motivi alla base di questa decisione: da un lato la necessità di semplificare la vita alle famiglie, dall’altro quella di semplificarla alla scuola, infine e, non meno importante, “mandare i bambini in classe”. Non deve più capitare, ha sottolineato, che “scadenze elettorali impreviste compromettano il numero minimo di giorni di scuola previsti per legge”, ha aggiunto Poli che poi ha puntualizzato quello che secondo lei è il tema più significativo: “Più riusciremo a innovare la didattica e gli spazi per la didattica meno questi spazi saranno adatti e funzionali ad attività iper-controllate e militarizzate come le votazioni. Nel momento in cui ripensiamo questi ambienti non dobbiamo più preoccuparci di questo vincolo”. Il riferimento dell’assessora è alla scuola primaria don Milani, ex montessoriana ora statale, dove il Comune ha dovuto fare piccoli interventi per riconvertire gli spazi (senza porte) in seggi (con le porte): “Problematica risolvibile, ma buttar via soldi non fa mai piacere a nessuno” ha chiosato. L’iniziativa della città orobica ha creato un precedente e infatti ha già attirato l’attenzione di Anci che ha sollecitato i comuni a seguire l’esempio.

(Mao/ Dire)

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Redazione

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