GKN, Collettivo Fabbrica: “dl delocalizzazioni non ci salva mai”

Mentre nel governo le varie anime della maggioranza cercano di trovare la quadra sul cosiddetto decreto anti delocalizzazioni, la misura è stroncato dai lavoratori della Gkn. “In nessun modo il Dl delocalizzazioni attualmente in discussione può essere considerato una norma ‘salva Gkn'”, scrive il Collettivo di fabbrica dello stabilimento di Campi Bisenzio, in una post che sa di bocciatura senza appello. “Di tutte le bozze che abbiamo visto nessuna contiene i meccanismi per salvare Gkn. Anzi, alcune delle versioni che abbiamo letto andrebbero chiamate norme ‘chiudi Gkn’. Imporrebbero per legge esattamente l’approdo finale auspicato da Melrose: la chiusura del sito produttivo mitigata da qualche ammortizzatore”.

Secondo i dipendenti, infatti, “non può esistere alcuna legge anti delocalizzazione che non abbia in sé i meccanismi sanzionatori per impedire la delocalizzazione”. Invece, così, il decreto “non impedisce le delocalizzazioni. Le proceduralizza. Nella sua forma più lieve prevede semplicemente un maggiore preavviso per realizzarle e al massimo un risarcimento monetario per il lavoratore. Il risarcimento del lavoratore che perde il lavoro per la delocalizzazione non è la rimozione del danno, ma la sua mitigazione”.

Inoltre, proseguono, “non è contrastabile una delocalizzazione senza lo sforzo di individuare criteri oggettivi da cui discendano due facoltà in mano allo Stato: l’annullamento dei licenziamenti e la podestà di definire la continuità produttiva dello stabilimento attraverso meccanismi che distacchino la libertà dell’impresa di andarsene dall’esistenza fisica dello stabilimento produttivo”.

Infine, aggiungono, “la legislazione italiana, volendo, ha già in sé gli strumenti o comunque le premesse per frenare una delocalizzazione tipo Gkn. La legislazione europea non contiene nessuna limitazione automatica a riguardo. Esistono quindi tutte le possibilità di interpretare la legge a favore di una norma anti delocalizzazioni. Ma a monte, il tema è se vi sia o meno la volontà politica di farlo. Nel caso della legislazione italiana, si tratterebbe di riesumare l’articolo 41, 42, 43 della Costituzione che giacciono in coma vegetativo”.

(Dig/ Dire)

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Redazione

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