In NBA è caos vaccino: scontro tra Abdul-Jabbar e Irving
Il dibattito sull’obbligo vaccinale nell’Nba è più acceso che mai. Specie dopo l’assenza di Kyrie Irving (playmaker dei Brooklyn Nets e vicepresidente del comitato esecutivo del sindacato dei giocatori) all’incontro con i media a San Diego, in California. La mancata partecipazione del cestista australiano con passaporto Usa è data dalla differente legislazione in materia sanitaria della California, rispetto a quella dello Stato di New York. Il giocatore, apparso da remoto per rispondere ai giornalisti, ha glissato sulle domande riguardanti il suo stato di salute e, in particolare, sulla sua propensione al vaccino. Sulla questione è intervenuto Kareem Abdul-Jabbar, che ha redarguito lui e tutti i giocatori no-vax Nba dalle colonne di ‘Rolling Stone’. La vicenda di Irving scoperchia dunque un vaso di Pandora sulla questione dell’obbligo vaccinale, cui si oppongono diversi giocatori negli spogliatoi dell’Nba. Primo fra tutti Jonathan Isaac, ala degli Orlando Magic, non nuovo a prese di posizioni pro-Trump e cospirazioniste, che – secondo Rolling Stone – circolano negli spogliatoi del campionato di basket più spettacolare al mondo. Anche fra i giocatori di colore, che sui social si ispirano a profili di dubbio valore scientifico, i quali fanno risalire la campagna vaccinale a un “piano di Satana per installare un chip sottocutaneo alle persone afroamericane”. Contro questa tendenza al cospirazionismo si è schierato proprio Kareem Abdul-Jabbar. Il 74enne, inserito nella Hall of Fame Nba nel 1995, ha infatti detto ai giornalisti di Rolling Stone: “L’Nba dovrebbe insistere sulla vaccinazione obbligatoria per giocatori e staff, pena l’esclusione dalla squadra. Non c’è spazio per giocatori disposti a mettere a rischio la salute e la vita dei compagni, dello staff e dei tifosi semplicemente perché non sono in grado di cogliere la gravità della situazione o fare le dovute ricerche. Quello che trovo particolarmente ipocrita sui negazionisti del vaccino è la loro arroganza nel non credere all’immunologia e ad altri medici esperti. Tuttavia, se il loro bambino fosse malato o se loro stessi avessero bisogno di cure mediche di emergenza, quanto velocemente farebbero esattamente ciò che gli stessi esperti gli hanno detto di fare?”.
Aggiunge poi Abdul-Jabbar: “I giocatori, specie quelli più esposti, non si rendono conto della responsabilità che hanno verso la Nazione. Non dico che dovrebbero essere portavoce del Governo, ma qui si tratta di un problema di salute pubblica”. L’ex Milhawkee Bucks e L.A. Lakers si dice poi “deluso” dagli atleti: “Non incoraggiando la loro gente a farsi vaccinare, stanno contribuendo a queste morti. Sono anche preoccupato per come questo perpetui lo stereotipo degli atleti stupidi che non sono in grado di guardare a prove scientifiche verificate e giungere così a una conclusione razionale”. La discussione attorno al rifiuto del vaccino da parte di Kyrie Irving si è infiammata proprio a causa del ruolo altamente rappresentativo che ricopre. Ragion per cui anche virologi del calibro di David Ho sono dovuti intervenire sulla vicenda. “È deludente- ha dichiarato Ho a Rolling Stone- che alcuni giocatori non siano ancora vaccinati, per di più per ragioni che non mi sono del tutto chiare. C’è molto lavoro da fare e ci sono alcuni casi limite che riguardano atleti di alto profilo. Penso che la lega ci stia provando a ricondurli alla ragione, ma anche i giocatori dovrebbero fare la loro parte”. Mentre David Weiss, dirigente Nba delegato alla salute degli atleti, ha detto: “La presenza di giocatori non vaccinati nei roaster rende molto più difficile il nostro lavoro di salvaguardia della salute dei giocatori. Abbiamo protocolli separati per quei cestisti che, per motivi religiosi o personali, decidono di non vaccinarsi. Tuttavia questo potrebbe mettere a rischio non solo la loro salute, ma anche il prosieguo della stagione che sta per arrivare”.
(Mad/ Dire)