No Green pass, la protesta è un flop: stazioni praticamente vuote

Una nutritissima schiera di cronisti e praticamente nessun partecipante alla protesta dei no green pass alla stazione Tiburtina di Roma. Nel Piazzale adiacente all’ingresso della struttura, sotto un sole cocente, i tanti giornalisti, video maker e fotografi cercano refrigerio in una piccola lingua d’ombra nell’attesa – per ora vana – che inizino ad affacciarsi i manifestanti che da giorni promettono battaglia contro l’obbligo di green pass nel trasporto pubblico, in vigore da oggi.

Un flop per certi versi prevedibile data la soglia di attenzione ai massimi livelli di istituzioni e forze dell’ordine dopo le violenze e le minacce dei giorni scorsi. E il malcontento di no vax e no green pass per l’insuccesso dell’iniziativa non si è fatto attendere. Sulla chat Telegram ‘Basta Dittatura’ sono in tanti ad aver riversato la propria frustrazione: “Non c’è nessuno in stazione. Ma non dovevate scrivere la storia?’, si chiede un utente, ‘Ridicolo a Milano solo polizia e giornalisti ma praticamente nessuno! Ormai c’è poco da fare, che schifo’, incalza un altro a dimostrazione che la ‘piazza vuota’ non è solo quella capitolina. ‘Questo gruppo mi puzzava di governo, meno male che nessuno c’è cascato’, è la tesi complottistica di un altro ancora. Infine, ‘Morghi prova a rassicurare Davide che si chiede se a Bologna ci sia qualcuno: “io arrivo un po’ in ritardo…”.

 

NAPOLI NON RISPONDE AD APPELLO PER IL “NO”

I no green pass a Napoli non sono scesi in piazza. L’annuncio della manifestazione a piazza Garibaldi con occupazione dei binari della stazione centrale, nel giorno in cui la certificazione verde diventa obbligatoria per salire sui treni, non ha avuto seguito. La stazione di Napoli, presidiata dalle forze dell’ordine, ha visto la presenza di un folto gruppo di giornalisti che, però, si sono trovati davanti due soli manifestanti che sventolavano il tricolore al grido di “no alla dittatura sanitaria”.

 

A GENOVA STAZIONE BLINDATA, MA NESSUN BLOCCO DEI TRENI. UNA DONNA DENUNCIATA

Tre blindati della Polizia, Digos, vigili e giornalisti schierati in forze, ma alla stazione Principe di Genova, oggi pomeriggio, c’è solo una decina di manifestanti. Qualche attimo di tensione solo quando le forze dell’ordine chiedono i documenti per l’identificazione: una manifestante dice di non averli e viene portata in Questura per il riconoscimento. Nessuno, comunque, ha intenzione di bloccare i treni, come invece era stato annunciato nell’ormai nota piattaforma Telegram “Basta dittatura”. D’altronde, i no pass genovesi, che scendono in piazza praticamente ogni sabato, si erano già dissociati nei giorni scorsi da questa protesta. “Ho sentito della protesta di oggi dalle tivù e dai giornali- dice una manifestante- oggi sono arrivata qui e la Digos mi ha detto che non c’era nessuna manifestazione. Se sviano tutti così, è ovvio che oggi non ci sarà nessuna manifestazione“. Le proteste contro il green pass si fondono e confondono con quelle per l’obbligo di utilizzo della mascherina e contro la campagna vaccinale. “Sono qua per difendere la libertà di tutti- dice ancora una manifestante davanti alle telecamere- non ho mai avuto paura del covid e ho sempre vissuto senza mascherina, anche per andare a fare la spesa. Io non vado a bloccare i treni e le minacce non vanno bene, ma chi sta violando la legge per primo è il governo”. Davanti all’ingresso principale della stazione anche una coppia di contestatori della manifestazione, che ribattono alle tesi dei no pass sostenendo la ricerca scientifica e la necessità dei vaccini.

Una manifestante è stata denunciata dalla Digos per oltraggio a pubblico ufficiale e rifiuto di declinare le generalità. La donna, spiegano gli agenti, in un primo momento si era rifiutata di dare i documenti alle forze dell’ordine, che sono stati consegnati solo dopo l’arrivo di una volante. La manifestante si è rifiutata di seguire gli agenti in Questura ed è stata denunciata sul posto. “Volevano portarmi in Questura, ma hanno desistito perché prima ho rifiutato di dargli i documenti, ma poi gliel’ho dati e non ho fatto niente- spiega la donna ai giornalisti- non me ne frega niente della denuncia, anzi è un insegnamento a tutta l’Italia che non possono fare sempre quello che vogliono”.

 

A FIRENZE IN VENTI ALLA STAZIONE

La protesta dei ‘no vax’ e ‘no pass’ a Firenze ad ora non attecchisce. Un flop, considerati i numeri dei manifestanti che hanno risposto alla chiamata del gruppo ‘Basta dittatura’. Una ventina circa (di cui uno con la Stella di David ‘no pass’ sul petto), fermi poco fuori l’ingresso principale della stazione Santa Maria Novella, vegliato da diversi agenti delle forze dell’ordine tra polizia e carabinieri. Il tutto per un dispositivo di sicurezza che si è concentrato agli ingressi dell’hub ferroviario, con gli agenti che consentono l’ingresso solo a chi è munito di biglietto del treno.

L’idea del gruppo, infatti, è quella di bloccare le stazioni (54 quelle selezionate nel Paese nel volantino che ha lanciato l’iniziativa) nel giorno in cui il green pass entra in vigore anche nei convogli a lunga percorrenza. Ed è proprio sul green pass che si è concentrata la protesta dei manifestanti: “È un obbrobrio giuridico e dittatoriale. Una discriminazione razziale“, sottolinea ai giornalisti un ‘no pass’ che si definisce un artista e fa il paio tra la loro lotta e quella dei partigiani. Giornalisti definiti “criminali” perché complici di quella che definiscono la dittatura sanitaria, visto che “di Covid non si muore”.

MILANO, IL RADUNO DEI DISSIDENTI A PORTA GARIBALDI FA FIASCO

“Vi abbiamo tirato una supercazzola”. Commento pungente e di sfida, certo, ma veritiero. La minaccia di un’occupazione delle linee ferroviarie alla stazione di Porta Garibaldi non si è concretizzata. Nonostante l’enorme spiegamento di uomini e mezzi, non c’è stato nessun maxi raduno del popolo No Green Pass, che aveva annunciato il blocco dello scalo milanese in coincidenza con l’entrata in vigore dell’obbligo del Green Pass sui treni a lunga percorrenza. I manifestanti erano poco più di una dozzina, soverchiati numericamente dagli agenti e dai giornalisti presenti sul posto. Niente striscioni o fumogeni. “Tamponi, vaccini e tutta questa roba sono TSO, trattamento sanitario obbligatorio” grida un uomo, citando anche l’articolo 32 della Costituzione che vieta l’obbligo terapeutico “se non per disposizione di legge”. Sono partiti insulti contro il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per aver assistito alla finale degli Europei senza mascherina. Aggressioni verbali anche contro i giornalisti, accusati di “essere pagati milioni di euro dal governo per creare il panico”. Nonostante i toni, non ci sono stati però momenti di tensione e le forze dell’ordine si sono limitate a controllare gli ingressi della stazione. Alcuni manifestanti hanno raccontato le loro “teorie” ai reporter, collegando i vaccini e il green pass alle diverse storie della galassia complottista (5G, le Big Pharma, i Rotschild…). Tuttavia, sono gli stessi manifestanti ad ammettere il fallimento della mobilitazione. “È stato un flop” commenta uno di loro. E una donna aggiunge spaesata: “Non so dove siano finiti i manifestanti”. Poche voci e confuse, insomma, quelle davanti alla stazione di Porta Garibaldi, che portano a pensare ad i più classici “al lupo, al lupo”.

TORINO, BUCO NELL’ACQUA PER IL PRESIDIO ALLA STAZIONE PORTA NUOVA

I manifestanti, poco più di una ventina in totale a Torino Porta Nuova, sono sempre rimasti fuori dalla stazione protetta dalle forze dell’ordine, che chiedevano i titoli di viaggio a chi voleva entrare. Un ragazzo è stato fermato e portato via dalla polizia, ma non è chiaro se fosse o meno un attivista No Green Pass visto che ha solo urlato frasi come “Dovete svegliarvi” e ha lamentato che gli agenti abbiano cercato di “spaccargli una gamba”. Il giovane, sulla ventina, è stato disconosciuto dagli altri manifestanti, in particolare da Marco Liccione del movimento contro il Green Pass ‘Variante Torinese’, l’unico dotato di un megafono, che ha preferito fare una protesta pacifica fuori dalla stazione coi manifestanti presenti. Non si è verificata alcuna interruzione per chi voleva entrare nella stazione, e la situazione al momento sembra del tutto tornata alla normalità, con pochi sparuti gruppi che restano fuori dalla stazione parlando tra loro, senza urlare slogan né esibire striscioni. Al momento le forze dell’ordine presidiano ancora la zona, in attesa che gli ultimi dimostranti se ne vadano.

 

UN FLOP IL ‘BLOCCO’ NO-PASS DELLA STAZIONE DI TRIESTE

“Più polizia che manifestanti”, un modo di dire che però si è realizzato oggi pomeriggio alla stazione di Trieste dove alle 14.30 i manifestanti locali contro il green pass e l’obbligo vaccinale si sono dati appuntamento, in contemporanea con altre stazioni in Italia che dovevano essere “bloccate” in risposta all’obbligo della certificazione verde per i treni a lunga percorrenza. All’ora fissata, davanti alla stazione di piazza Libertà si sono radunati non più di trenta manifestanti, senza mascherina, ma anche senza cartelloni e striscioni, nessuna dichiarazione né slogan recitato. Tutti guardati da vicino da poliziotti in divisa e in borghese, i quali presidiavano ogni accesso e punto chiave della stazione. Secondo la Digos l’obiettivo dei manifestanti poteva essere quello di bloccare o ritardare la partenza dell’unico treno a lunga percorrenza del pomeriggio, il Frecciarossa Trieste-Milano delle 17.05. Intanto con il passare delle ore il presidio dei no-pass si è diradato. Verso le 16.30 in “rinforzo” ai 5-6 manifestanti rimasti davanti all’entrata della stazione sono arrivati due striscioni. Su uno si chiedeva di non chiamare ‘no-vax’ chi non vuole sottoporsi a “vaccini sperimentali”. Sull’altro si riservava al green pass una battuta fantozziana originariamente dedicata al film Corazzata Potemkin. Intanto sul Frecciarossa per Milano continuava regolare l’imbarco dei passeggeri con il green pass controllato dalla Polizia e la temperatura verificata dal personale della stazione. Treno che alle 17.05 è partito senza intoppi, e il presidio no-pass si è sciolto senza tensioni.

(Dire)

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