500.000 firme per la cannabis, Civati-Brignone: “Un referendum per sbloccare una politica piantata”
“La politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci. Per i diritti civili e sociali, senza soluzione di continuità. La società è matura ed è il momento di adottare ogni strumento possibile e democratico per rompere uno schema bloccato”. Questa l’idea dietro all’appello per un referendum sulla cannabis lanciato da Giuseppe Civati alla fine di agosto.
“La grande partecipazione e mobilitazione per il referendum sull’eutanasia legale, altra battaglia di civiltà su cui il parlamento non decide, ci dicono che i cittadini e le cittadine vogliono esprimersi, far sentire la propria voce. E il referendum è lo strumento per farlo”, aggiunge Civati.
“Abbiamo subito raccolto l’appello con Possibile, dopo essere stati da subito al fianco dell’Associazione Coscioni per la raccolta firme sull’eutanasia legale. Anche quella sulla cannabis è una nostra battaglia da sempre”, risponde Beatrice Brignone, segretaria di Possibile, commentando la pronta adesione del partito alla campagna Meglio Legale che sta raccogliendo le firme sul sito www.referendumcannabis.it.
“Per togliere risorse e giro d’affari alle mafie, per garantire la qualità e la sicurezza di cosa viene venduto e consumato, per mettere la parola fine a una criminalizzazione e a un proibizionismo che non hanno portato a nessun risultato. Non è una questione secondaria o risibile, ma un tema serio che riguarda milioni di italiani”.
“La firma online è una straordinaria possibilità che ha permesso di raggiungere questo risultato eccezionale in pochissimo tempo, perché una volta che alle persone è dato modo di firmare, lo hanno fatto a un ritmo incalzante. Dispiace che di fronte a una mobilitazione tale, su un tema su cui il dibattito, quando c’è, è monopolizzato dagli attacchi scomposti della destra, ci sia un silenzio assordante da parte per esempio del Partito democratico”, concludono Civati e Brignone.