Cosa è il THC: di cosa si tratta, effetti psicotropi e benefici

Quando si parla del mondo della canapa (comunemente chiamata Cannabis Light), pianta utilizzata fin da tempi antichissimi dall’uomo, è naturale chiamare in causa i suoi principi attivi. Il più importante è il THC. Quali sono le sue caratteristiche? Quali i pericoli e le proprietà? Scopriamo assieme le risposte a queste domande nelle prossime righe dell’articolo.

THC: di cosa si tratta di preciso?

Il nome scientifico del THC è delta-9-tetraidrocannabinolo. Come già detto, quando lo si nomina si inquadra il principale principio attivo della cannabis. Per dovere di precisione, è importante sottolineare che il THC è il più importante tra i fitocannabinoidi.

Per completare le informazioni base in merito a questo principio attivo, ricordiamo che è scientificamente nota l’esistenza di due suoi isomeri. Uno di questi, è presente nella canapa.

Gli effetti psicotropi

Il THC ha effetti psicotropi. Questo significa che la sua assunzione può influire sulla lucidità del soggetto che consuma canapa. L’aspetto appena ricordato è il fulcro di polemiche, contestazioni e cambiamenti legislativi che definire intensi è dire poco. Per spiegare brevemente un quadro altrimenti molto complesso, ricordiamo che, di base, gli effetti psicoattivi del THC sono tra i principali motivi per cui, in molti Paesi del mondo, la canapa non è legale.

Stiamo ovviamente parlando di cultivar differenti rispetto a quelli consentiti, nel caso dell’Italia, dalla Legge 242/2016, che permette il consumo e la commercializzazione di cannabis con un contenuto di THC non superiore allo 0,2%.

Il THC ha benefici?

La scienza si interroga da decenni sugli effetti di questo cannabinoide sulla salute. Anche se può sembrare paradossale, in alcuni casi si può parlare di benefici del THC. Cosa si può dire in merito? Che questo principio attivo della canapa può palesare efficacia analgesica, ma anche risultare utile per il trattamento di alcune forme di convulsioni.

Come già detto, sono diverse le testimonianze scientifiche da chiamare in causa quando si parla degli effetti positivi del THC sulla salute. Tra queste, è possibile includere uno studio condotto presso l’Università del New Mexico. I ricercatori di questo ateneo hanno scoperto, smentendo di fatto un punto di vista erroneo estremamente diffuso, che l’associazione tra THC e CBD rappresenta un fattore decisivo per il raggiungimento del sollievo dai sintomi di numerose condizioni.

Il lavoro scientifico, i cui dettagli sono stati pubblicati nel 2019 sulle pagine della rivista Scientific Reports, ha di fatto tolto alcune delle ombre di demonizzazione che caratterizzano, da tanti anni ormai, l’immagine del principio attivo più famoso della canapa.

Esiste la canapa senza THC?

Come già detto sì, la canapa senza THC – o per meglio dire con una quantità estremamente esigua di principio attivo – esiste. La legge sopra ricordata, accolta come una vera e propria rivoluzione inizialmente – per la prima volta si è parlato in Italia di canapa senza associare il suo utilizzo al mondo terapeutico o a qualcosa di illegale – ha diversi punti oscuri.

In primo luogo, non fa cenno al consumo umano. Le indicazioni, sono rivolte praticamente solo ai produttori. Non a caso, uno dei motivi della redazione del testo normativo è la volontà di esaltare il carattere sostenibile della pianta, utile in tantissime filiere, da quella della moda al mondo edilizio.

Un aspetto molto importante da considerare quando si parla del suddetto quadro normativo riguarda il fatto che, a seguito della sua entrata in vigore, in Italia anche il singolo utente può coltivare tra le mura di casa cannabis a basso contenuto di THC. I numerosi shop sia online sia fisici che hanno aperto negli ultimi anni permettono di acquistare attrezzature – anche basiche – e semi.

Per quanto riguarda gli ultimi, ricordiamo che devono essere iscritti al Registro Europeo delle Sementi. In sede di acquisto, è obbligatorio farsi consegnare dal venditore il certificato che attesta quanto sopra specificato. Quest’ultimo, va conservato per non meno di sei mesi dall’acquisto.

Redazione

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