(VIDEO) Afghanistan. Rilasciato il giornalista italiano Claudio Locatelli arrestato stamane

“Sono stato messo in stato d’arresto insieme a sei colleghi, mentre ad altri hanno confiscato il materiale. La struttura non era una prigione: mi hanno portato in un ufficio del Centro nazionale per la sicurezza dove sei uomini ci guardavano e poi, dopo 8 ore, mi hanno rilasciato”. Lo ha appena comunicato con un video su Facebook il giornalista italiano Claudio Locatelli, origini bergamasche, arrestato oggi a Kabul, in Afghanistan, mentre documentava le proteste in strada.

“Una macchina si è affiancata sulla mia sinistra e sono saltati fuori tre uomini. Sono riuscito a svincolarmi, ma davanti c’era una pattuglia talebana e ho pensato che fosse necessario andare da loro, perché ho un documento di accredito del ministero dell’Informazione, anche se il governo è stato dichiarato meno di un’ora fa”.

Nonostante il documento, continua il cronista, “mi hanno tirato dentro di peso e mi hanno dato un pugno, dicendomi di non parlare. Un’ora fa sono stato rilasciato con l’avviso di non andare più ai cortei delle donne né della popolazione. La situazione diventa molto delicata. Possiamo ancora filmare e andare avanti, ma il ‘potere’ o ‘non potere’ in questi casi è molto relativo. Per raggiungere l’informazione bisogna esserci”, ha detto Locatelli, concludendo: “anche gli altri giornalisti sono stati liberati, siamo solo in dubbio sul rilascio di un collega”.

 “Come avevamo tutti immaginato, i talebani non avrebbero mai condiviso il potere con le donne. Col loro arrivo abbiamo temuto di perdere tutte le conquiste raggiunte in 20 anni ed è esattamente quello che sta succedendo. Come donna, sono davvero scoraggiata per il futuro. Vedo solo buio davanti a me”. A parlare con l’agenzia Dire è una giornalista e attivista per i diritti delle donne residente nella provincia di Nangarhar, nell’Afghanistan orientale.

Per ragioni di sicurezza non riveliamo il suo vero nome, soprattutto ora che i talebani hanno annunciato il nuovo governo ad interim che, essendo composto interamente da uomini, per la cronista non fa che confermare un fatto: “i talebani non sono affatto cambiati. Non hanno mai riconosciuto i diritti delle donne e non lo faranno mai. Sono solo un gruppo terrorista”.

Dopo la presa di Kabul nell’agosto scorso e l’istituzione dell’Emirato islamico, che ha posto fine alla Repubblica e alle sue istituzioni democratiche, i leader della guerriglia ribelle avevano assicurato un’apertura verso i diritti delle donne. Quanto alla possibilità di conferire alle donne incarichi di potere, una questione su cui negli ultimi giorni centinaia di donne hanno manifestato in varie città del Paese, i talebani sono sempre stati chiari: “Potranno avere degli impieghi nel settore pubblico”, ma nulla di più. “Questo nuovo governo mi sta facendo perdere la speranza sul fatto che in futuro potrò continuare a svolgere attività nella società civile afghana” continua la giornalista, che in conclusione lancia un appello: “La nostra speranza è che la comunità internazionale ci aiuti facendo pressioni sui talebani, affinché siano tutelati i nostri diritti e difese le nostre conquiste democratiche”.

(Maz/Alf/Dire)

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