(VIDEO) Trieste. Dopo sparatoria si pensa a militari ‘sentinelle’ sicurezza

Cambiare l’impiego dei militari dell’operazione Strade sicure che nel Friuli Venezia Giulia erano utilizzati pressoché unicamente per il controllo dei migranti. E’ l’intenzione che sta maturando, come fa sapere il prefetto di Trieste Valerio Valenti, durante la seduta del Comitato per l’ordine pubblico di Trieste, dopo la rissa con sparatoria sabato mattina in centro, che ha lasciato sul terreno sette feriti, tutti cittadini kosovari regolarmente residenti.

Dal ministro dell’Interno, spiega Valenti, sono appena stati approvati altri sei agenti di Polizia e 20 militari (altri 20 per Gorizia e 10 per Udine). E dunque “valuteremo nelle prossime ore anche l’impiego di questo stesso contingente militare non solo per l’attività anti-immigrazione, ma anche per il controllo del territorio del Covid, è questa l’altra finalità alla quale possano essere assegnati. In questa logica possono essere delle ulteriori sentinelle per monitorare l’andamento della sicurezza in città”. Quanto alla sparatoria di sabato, continua il prefetto, è da far risalire allo scontro tra “due famiglie kosovare che si sono rese protagonista è già due mesi prima di un episodio”, e lo hanno riproposto in maniera ancora più grave, e si teme che anche in futuro questo possa accadere. “Quindi vanno svolte tutte quelle attività di prevenzione che sono finalizzate a evitare che questo cada”, sottolinea Valenti. Tuttavia, nonostante il fatto di grave violenza, il prefetto ribadisce che Trieste “è una città sicura”, con il “dato relativo all’andamento dei reati è in ulteriore decremento”. E aggiunge: “Un episodio circoscritto a due famiglie, appartenenti a un’etnia, quella kosovara, che per la verità anche in passato si è resa protagonista di alcuni episodi criminosi, non può assolutamente condizionare il giudizio sulla città e sul territorio che per vivibilità e per qualità della vita credo non sia secondo a nessuno”, conclude.

“Dal nostro osservatorio, quindi dalle banche dati nazionali, emerge che il tasso dei delitti che interessano questa città è in progressivo decremento, e sono stati esaminati gli ultimi tre anni. Questo dà evidenza del fatto che la città, al netto della grave episodio occorso, sicuramente è una città sicura e che è opportunamente presidiata”. Le prime parole della Questore di Trieste, Irene Tittoni, all’uscita dalla riunione del Comitato ordine pubblico in Prefettura, dopo la rissa con sparatoria di sabato mattina che ha visto coinvolti una ventina di lavoratori edili cittadini del Kosovo, sono quelle di rassicurazione nei confronti della cittadinanza impressionata dal fatto così violento avvenuto alla luce del sole in una zona centrale.

Trieste è tra le città più sicure d’Italia, sottolinea Tittoni. E prosegue: “Sul piano della vicenda, dal lato nostro della Questura, saranno vagliate le posizioni soggettive di questi cittadini kosovari interessati, anche in relazione all’adozione di provvedimenti di revoca dei permessi di soggiorno, e quindi del relativo allontanamento dal territorio nazionale”. La Questore sottolinea ‘posizioni soggettive’, ancora da valutare in base alle testimonianze “rese difficili dal trambusto del momento”, e dei filmati di diverse videocamere che la Polizia ha acquisito, da cui si dovrebbe dedurre la reale dinamica dei fatti. Sulle motivazioni della rissa, rimangono per ora due le ipotesi: motivi passionali tra giovani delle due famiglie inaspritisi fino a degenerare in odio violento, o motivi economici tra aziende edili cui fanno capo le famiglie, entrambe regolarmente soggiornanti. Ma sollevare un “problema di comunità kosovara” in città secondo la Questore è ingiusto.

“La presenza della comunità kosovara qui a Trieste è pari al 10% della cittadinanza straniera, quindi intorno al 1.800 persone- spiega- qui parliamo di 20-30 persone che hanno dato dimostrazioni di atti di estrema violenza. Per cui non mi sento assolutamente di penalizzare i cittadini kosovari, che in maniera diligente rispettano le norme, lavorano e contribuiscono anche alla richiesta della città”, conclude.

(Mil/ Dire)

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