Violenze carcere SMCV, chiusa inchiesta per 120 indagati

Nella giornata di oggi, nell’ambito del procedimento iscritto per le plurime condotte di tortura consumate, a partire dal 6 aprile 2020, presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere, questa Procura della Repubblica ha depositato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari (ai sensi dell’art. 415 bis c.p.p.), nei confronti di n. 120 persone, sottoposte alle indagini preliminari.

Sono stati agli stessi contestati – a seconda dei loro diverse rispettive posizioni e partecipazioni soggettive – i delitti di tortura pluriaggravati ai danni di numerosi detenuti, maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, abuso di autorità contro detenuti, perquisizioni personali arbitrarie, falso in atto pubblico (anche per induzione) aggravato, calunnia, frode processuale, depistaggio, favoreggiamento personale, rivelazioni indebite di segreti d’ufficio, omessa denuncia e cooperazione nell’omicidio colposo ai danni del detenuto di nazionalità algerina Hakimi Lamine, deceduto in carcere in data 4/5/2020.

In considerazione dell’elevato numero delle persone offese, n. 177 persone, all’epoca detenute presso il Carcere di S.M.C.V., destinatarie delle notifiche dell’avviso, si è disposto di procedere alla notificazione per pubblici annunzi, ai sensi dell’art. 155 c.p.p., con conseguente deposito dell’atto nella casa comunale i Santa Maria Capua Vetere, l’inserimento, per estratto, nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica e la pubblicazione sul sito della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere www.procurasantamariacapuavetere.it.

Ferma restando l’indiscutibile presunzione di innocenza degli indagati fino alla sentenza irrevocabile di condanna l’esercizio delle facoltà difensive – previste dalla legge – di presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione relativa ad investigazioni del difensore, di chiedere al Pubblico Ministero il compimento di atti d’indagini, nonché di presentarsi per rilasciare dichiarazioni ovvero chiedere di essere sottoposti ad interrogatorio, l’avviso di conclusione delle indagini è stato disposto in tempi estremamente celeri, compatibili con il rispetto dei termini di fase delle misure cautelari, in corso di esecuzione.

Pur nella estrema complessità degli accertamenti svolti, anche successivamente all’esecuzione delle 52 ordinanze applicative di misure cautelari personali, è stato possibile concludere le indagini preliminari, fase necessariamente prodromica alle successive determinazioni in ordine all’esercizio dell’azione penale, da parte di questo Ufficio.

Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari sono stati elevati n. 87 capi d’imputazione e sono previste n. 176 notifiche alle persone offese, di cui n. 172 mediante pubblici annunzi.

Si ricorda che le indagini preliminari avevano condotto, in data 28 giugno 2021, all’esecuzione di n. 52 ordinanze applicative di misure cautelari personali nei confronti di altrettante persone in servizio presso diversi uffici del Dipartimento dell’amministrazione Penitenziaria della Campania, principalmente presso la Casa Circondariale “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua Vetere.

In particolare, erano sono state disposte ed eseguite n. 8 misure cautelari applicative della custodia in carcere, n. 18 misure cautelari applicative degli arresti domiciliari, n. 3 misure cautelari coercitive dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza, n. 23 misure cautelari interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio rispettivamente rivestito dagli indagati, per un periodo diversificato, tra i 5 ai 9 mesi.

Per gli abusi, pestaggi, lesioni, maltrattamenti e comportamenti degradanti ed inumani, attuati nella giornata del 6 aprile 2020 ed anche a seguire, era stata ritenuta la gravità indiziaria per i delitti di concorso in tortura ai danni di 41 detenuti del Carcere di Santa Maria Capua Vetere, delitti pluri-aggravati; inoltre sono stati ritenuti i delitti di maltrattamento aggravato ai danni di 26 detenuti ed analogamente accertati i delitti di concorso in lesioni personali volontarie consumate ai danni di 130 detenuti. Tutti i delitti risultano aggravati dalla minorata difesa, dall’aver agito per motivi abietti o futili, con crudeltà, con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione pubblica, con l’uso di arma (i manganelli) e dell’aver concorso nei delitti un numero di persone di gran lunga superiore alle cinque unità

In particolare, in relazione ai delitti di tortura, maltrattamenti e lesioni pluriaggravate erano state emesse, in relazione alle singole posizioni soggettive per le quali è stata ritenuta la gravità indiziaria, ed eseguite: n. 8 misure cautelari della custodia in carcere; n. 18 misure cautelari applicative degli arresti domiciliari; n. 3 misure cautelari dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza; n. 19 misure cautelari interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio.

Per i reati di falso ideologico e calunnia aggravati, consumati ai danni di 14 detenuti, anche allo scopo di occultare la genesi delle lesioni patite dagli stessi reclusi, facendole ingannevolmente apparire quali conseguenza della loro condotta di resistenza, venivano disposte ed eseguite n. 7 ordinanze cautelari.

Quanto a n. 5 Agenti di Polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di S.M.C.V. venivano eseguite misure cautelari per i reati di falso ideologico per induzione, aggravati dalla finalità di occultare le violenze praticate sui detenuti, avendo gli stessi indagati falsamente attestato che le lesioni dagli stessi patite – per lo più relative alle conseguenze dirette dei pestaggi – avessero la loro genesi nelle inesistenti aggressioni da parte di detenuti.

Per i reati di falso ideologico e depistaggio aggravato, venivano disposte ed eseguite n. 7 ordinanze cautelari.

Per ulteriori delitti di depistaggio aggravato dalla alterazione di documenti, venivano disposte n. 4 ordinanze di misura cautelare.

Per un ultimo delitto di falso ideologico contestato, venivano disposte n. 3 ordinanze di misura cautelare.

A corollario delle dinamiche violente investigate, sulla base delle comunicazioni rilevate sui dispositivi smartphone, oggetto di sequestro, venivano disposte altre 2 ordinanze di misura cautelare per i reati di favoreggiamento personale.

E’ da sottolineare che le misure cautelari disposte dal Gip sono state, per la quasi totalità, confermate dal Tribunale per il riesame di Napoli, venendo così validata la sussunzione delle condotte rispetto ai delitti contestati nonché la riferibilità soggettiva delle azioni stesse agli indagati, destinatari delle misure. In particolare, escludendo le pronunce di inammissibilità di ricorsi, risultano essere state emesse n. 16 pronunce di conferma delle misure cautelari; n. 6 sostituzioni delle misure cautelari, in forme gradate; n. 2 annullamenti delle misure per carenza delle esigenze cautelari, trattandosi di Unità della Polizia Penitenziaria in pensione, dopo i fatti di reato; n. 1 annullamento.

Per quanto concerne le n. 19 misure cautelari interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, il Tribunale per il Riesame di Napoli procederà a trattare i ricorsi presentati dalla difesa a partire dalla metà del mese di settembre.

All’esito delle ordinanze cautelari, sono stati poi svolti 52 interrogatori innanzi al Gip e, successivamente all’esecuzione della misura cautelare, venivano escusse altre vittime delle torture, maltrattamenti e lesioni, in particolare n 32 persone, che si aggiungevano alle precedenti audizioni di oltre 70 detenuti.

Ancora, sempre successivamente all’esecuzione delle misure, sono stati esperiti numerosi interrogatori, assunzione di informazioni da parte dei Pubblici Ministeri nonché operati ulteriori approfondimenti istruttori, all’esito dei quali sono stati acquisiti elementi indiziari integrativi ed accertate ulteriori ipotesi di reato, tra cui, in particolare, quella relativa all’omicidio colposo ai danni di Hakimi Lamine.

Si rammenta che le Unità di Polizia Penitenziaria provenienti dagli altri carceri – per lo più sconosciute ai detenuti di Santa Maria Capua Vetere ed attivi nelle violenze – erano quasi tutte munite di caschi e dispositivo di protezione individuale, sicché l’identificazione delle persone resesi responsabili dei fatti contestati, benché immortalate dalle video-registrazioni, risulta estremamente difficoltosa.

Per i necessari approfondimenti volti ad individuare ed identificare gli autori, ancora ignoti, le indagini, tuttora in corso, sono oggetto di diverso procedimento.

Redazione

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