Covid, ricercatori Unina: “L-arginina riduce tempi ospedalizzazione”

“L-arginina riduce i tempi di ospedalizzazione e anche i sintomi nel post Covid”. Questo emerge dagli studi condotti da Gaetano Santulli, docente dell’Università Federico II di Napoli (Unina) e presso l’Albert Einstein College of Medicine di New York, da Antonietta Coppola, anch’ella docente all’Unina, e da altri studiosi, tra i quali Giuseppe Fiorentino e Raffaele Izzo, rispettivamente primario di Fisiopatologia e Riabilitazione respiratoria al Cotugno di Napoli e medico statistico sempre alla Federico II. I ricercatori lo spiegano nel corso dell’incontro ‘Sperimentazioni cliniche e terapia Covid: primo studio italiano pubblicato su Lancet dimostra l’efficacia dell’arginina nella terapia nei pazienti Covid’, organizzato da Damor Farmaceutici, il ruolo dell’aminoacido (L-arginina) nel trattamento del Covid-19 sui pazienti ospedalizzati.

“Il ruolo dell’arginina nella terapia Covid si basa su due punti- afferma Santulli- essa svolge un ruolo fondamentale nella funzione endoteliale e immunitaria. La prima funzione esprime tutti i fattori essenziali per l’interiorizzazione del Sars-CoV-2, perché agisce sul recettore Ace-2. Questo spiega- sottolinea Santulli- gli effetti avversi trombotici legati alla sintomatologia grave del Covid-19, tanto da poter dire, e vari studiosi lo hanno dimostrato, che il Coronavirus è una malattia endoteliale”.

“L-arginina è importante su questa disfunzione perché è precursore per la sintesi dell’ossido nitrico, che svolge la funzione di vasodilatatore dell’endotelio, ma agisce anche per disinfiammare e ossigenare. C’è un altro studio, uscito sulla rivista Pnas del maggio 2021, che spiega la funzione della risposta immunitaria dell’arginina nel corso dell’infezione. A questo lavoro hanno contribuito il professor Fiorentino e la professoressa Antonietta Coppola- aggiunge il docente dell’Albert Einstein College of Medicine”, afferma Santulli. L-arginina non è un farmaco ma un integratore che interviene quando l’infezione è già molto più avanti rispetto al farmaco di Merck, presentato nei giorni scorsi, il Molnupiravir, che blocca la replicazione dell’infezione.

“Dai primi risultati ottenuti dalle analisi iniziali dei dati sulla bio-arginina nella terapia Covid che abbiamo condotto- spiega Coppola, che ha portato avanti la somministrazione ai pazienti ricoverati- emergono riscontri interessanti e positivi. L’obiettivo primario della sperimentazione- ricorda la ricercatrice- era valutare la riduzione del supporto respiratorio nei reparti di terapia intensiva, dove peraltro opero. Più è grave l’insufficienza respiratoria e più è grave l’infenzione e la necessità del supporto respiratorio. I pazienti, nello studio, sono stati valutati dopo dieci e dopo venti giorni dalla randomizzazione, ovvero la somministrazione casuale della bio-arginina”.

Lo studio è clinico, randomizzato e a doppio cieco- evidenzia Coppola- 210 sono stati i pazienti ricoverati da novembre 2020 fino a marzo 2021. Di questi solo 101 sono stati arruolati, 53 trattati con placebo e 38 trattati con L-arginina, all’inizio; alcuni di loro però sono peggiorati prima ancora del trattamento e alla fine sono stati 45 quelli del gruppo placebo e altrettanti, 45, quelli trattati con L-arginina per via orale. Dopo dieci giorni dall’inizio del trattamento oltre il 70% dei pazienti trattati hanno ridotto la necessità del supporto respiratorio, migliorando nella loro funzione respiratoria. Questo ha comportato anche una riduzione dei tempi di degenza, perché il paziente viene così dimesso in tempi più brevi: 25 giorni rispetto ai 46 giorni di degenza media del gruppo placebo. Inoltre, non sono stati osservati eventi avversi nei soggetti trattati- sottolinea Coppola- né modifiche sui linfociti e sugli esiti di negativizzazione alla PCR; ovvero non si sono negativizzati prima degli altri pazienti, perché la L-arginina non incide sulla replicazione del virus. Questo significa che ci sono implicazioni cliniche positive: l-arginina è sicura ed efficace e può essere impiegata significativamente verso i pazienti non vaccinati che attualmente popolano le terapie intensive”. In conclusione, gli studiosi sostengono che l’arginina agisca sia sulla risposta immunitaria che infiammatoria, ma vi sono stati anche effetti positivi sul post-Covid. “Somministriamo un questionario ai pazienti nel post-Covid, dal quale raccogliere informazioni utili dopo la degenza- spiega Coppola- ebbene, abbiamo notato che l’astenia era marcatamente ridotta nei pazienti che avevano assunto L-arginina e non ci sono differenze di età nella risposta positiva al trattamento”, conclude la docente dell’università di Napoli.

(Org/ Dire)

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