Scuole, senza collaudo sei edifici su dieci: l’opportunità del PNRR, tra vecchie e nuove inefficienze

I dati del dossier “Ecosistema Scuola” diffusi di recente da Legambiente, ripropongono ancora una volta il quadro di un sistema-scuola che, in Italia ed in particolar modo al Sud, non garantisce le migliori condizioni di sicurezza per alunni, docenti e operatori scolastici, e non offre spazi adeguati alla crescita e allo sviluppo dei ragazzi. In Italia quasi la metà dei plessi formativi non è dotato di certificato di collaudo statico: ne è munito appena il 53,2%, percentuale che addirittura scende al 43,8% per le scuole del sud. E’ quanto si legge nell’analisi di FederCepi Costruzioni.

Quattro scuole italiane su 100 sorgono in zona sismica 1, quella più a rischio: ma appena il 40% di questi istituti è realizzato secondo le normative tecniche di costruzione antisismica. Nel Mezzogiorno, l’86,2% degli istituti scolastici sorge in area sismica 1 o 2: ma solo nel 15,5% delle strutture sono state realizzate verifiche sulla vulnerabilità sismica (obbligatorie entro il prossimo 31 dicembre prossimo). Il 55% delle scuole del sud, inoltre, sempre secondo la medesima analisi, necessita di interventi di manutenzione urgenti, a fronte di un dato nazionale del 41%. Non è solo un problema di risorse, ma anche di sensibilità e di efficienza: lo stanziamento medio destinato alla manutenzione straordinaria, per ciascun istituto, negli ultimi cinque anni è stato di 29.518 euro: la spesa effettiva, però, non ha superato i 16.489 euro. Nuove risorse arriveranno attraverso il PNRR: più di 17 miliardi per edilizia e servizi scolastici: ma occorre un capillare monitoraggio dei fabbisogni effettivi e delle urgenze per una più incisiva programmazione degli interventi, anche attraverso l’anagrafe dell’edilizia scolastica, che andrebbe implementata, potenziata e meglio articolata.

I fondi del PNRR – si legge ancora nello studio – possono rappresentare un primo importante passo: ma occorre attivare percorsi virtuosi che garantiscano investimenti costanti nel tempo, e la tutela di tutto quanto si andrà a realizzare. E occorre anche un programma di “efficientamento procedurale” che garantisca un pronto ed efficace utilizzo delle risorse disponibili: positivo, in tal senso (ma da incrementare sicuramente) l’investimento annunciato dal Governo di 200 tecnici che saranno messi a disposizione di Comuni e scuole per consulenza e supporto nella partecipazione ai bandi. La cifra più ingente del PNRR, 800 milioni di euro, verrà dedicata alle scuole nuove: considerando un costo medio a scuola di 1,3 milioni di euro (elaborazione dati GIES), ciò dovrebbe tradursi nella realizzazione di circa 600 nuovi edifici. È importante colmare il gap che separa ancora il Sud dal resto del Paese e promuovere la realizzazione di scuole innovative, aperte, partecipate con il territorio e le comunità nell’ottica della rigenerazione. Occorre immaginare istituti dotati di palestre (Legambiente rileva che ad oggi una scuola su due ne è priva, e un impianto sportivo su quattro delle scuole necessita di interventi di manutenzione urgenti), “aperti al territorio” anche in orari extrascolastici, per garantire l’accesso allo sport, alla socialità, al confronto, alla cultura, al dibattito. Una riflessione merita infine il forte divario territoriale sia nella manutenzione degli edifici scolastici che nella diffusione dei servizi accessori e complementari, nell’auspicio che il PNRR rappresenti lo strumento per colmarlo e rendere questo paese giusto, equo, efficiente e competitivo.

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Redazione

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