(VIDEO) Fratture del piede, gesso addio: meglio optare per tutori

Il piede è una parte fondamentale del nostro corpo perché ci sostiene, ci permette di camminare e fare sport. Entra in gioco praticamente in tutte le azioni della vita quotidiana e a tutte le età. Proprio per questo può andare incontro a molte patologie che non sono solo più tipiche dell’età adulta e dell’anziano ma che possono affliggere anche i giovani magari quelli più sportivi. Quali sono allora le patologie più diffuse di questo distretto del nostro corpo e come prevenirle? In caso di una brutta distorsione o peggio una frattura è vero che non si usa quasi più il caro vecchio gesso, un tempo protagonista di tante dediche e disegnini? E ancora quali sono le tecniche che l’ortopedico può mettere in campo una volta si renda necessario l’intervento?

Tutte queste domande l’agenzia di stampa Dire le ha rivolte al dottor Pierluigi Versari, Chirurgo Ortopedico presso il Reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Israelitico di Roma.

– Quali sono le principali patologie del piede e come si può prevenirle? “E’ importante distinguere le patologie che affliggono la parte anteriore e posteriore del piede. Per la parte anteriore quelle più comuni sono l’alluce valgo, quello rigido e le patologie degenerative come le metatarsalgie, cioè il dolore che si avverte sotto le dita del piede e della pianta del piede tipico delle ‘dita a martello’ e ‘dita a griffe’. Anche la parte posteriore del piede è un altro capitolo importante che negli ultimi anni sta avendo buoni riscontri come ad esempio le artrosi di caviglia, le fratture del collo-piede come il malleolo mediale e laterale. E ancora tutti i traumi sportivi come le distorsioni, le fasciti plantari e le deformità del piede: piede cavo e piatto che oggi sono curabili sia dal punto di vista conservativo che chirurgico. Per prevenire queste patologie, che possono colpire tanto il paziente anziano quanto quello giovane, in caso di attività sportiva è bene usare specifiche calzature, prepararsi con esercizi propriocettivi e programmare fisioterapie ben mirate al tipo di allenamento da svolgere. In alcune situazioni sono consigliate delle ortesi ovvero dei plantari nel caso il soggetto sia affetto da deformità. Largo spazio a fisioterapie strumentali o funzionali che possono aiutare lo sportivo nell’attività. L’anziano d’altro canto deve rimanere attivo, non aumentare di peso perché l’obesità rappresenta una comorbilità che influisce nelle patologie del piede. Mentre coloro che presentano una forma artrosica avanzata oggi sono disponibili delle soluzioni come le infiltrazioni con acido ialuronico e i fattori di crescita”.

– A proposito di anziani, con il passare dell’età l’ossatura diventa più fragile anche a causa dell’osteoporosi non fa eccezione il piede. Quali sono i disturbi lamentati più spesso dall’anziano e come evitare le temute fratture? “E’ fondamentale adottare un corretto stile di vita in particolare è consigliato curare l’alimentazione, evitare in casa tutti gli ostacoli che possono dare origini a delle cadute che nell’anziano sono molto frequenti, eseguire una attività motoria che può favorire l’elasticità. Bastano anche 20 minuti di esercizi al giorno o una camminata per prevenire le fratture. L’osteoporosi è una comorbilità che influisce sulla fragilità dell’osso. Per questo anche una piccola distorsione, nel soggetto di età avanzata, può dare origine a fratture”.

– In caso di fratture del piede il trattamento chirurgico è l’unica soluzione? E quali sono le nuove frontiere nel campo della chirurgia ortopedica? “Per quanto riguarda le fratture sono stati già compiuti passi in avanti. L’intervento chirurgico è una delle soluzioni possibili ma in determinati casi, è possibile agire sul paziente con dei trattamenti di tipo conservativo. Oggi è molto diffuso in caso di fratture ricorrendo ai tutori piuttosto che al gesso, che oggi si utilizza sempre meno. Si possono associare delle terapie con campi magnetici che aiutano la guarigione dell’osso. Il trattamento chirurgico è riservato alle fratture più scomposte e importanti dal punto di vista funzionale. Oggi per fortuna il chirurgo può avvalersi di mezzi di sintesi di ottima qualità: piccole viti e placche che possono essere inserite anche per via percutanea cioè in modo minivasivo. Queste nuove procedure consentono recuperi, da un punto di vista temporale molto più veloci e anche migliori in termini di restituzione al paziente di una buona qualità della vita rispetto ai trattamenti del passato”.

(Mco/ Dire)

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