Aversa. Vuole separarsi, maltrattamenti dal marito: minacce anche al nuovo compagno
In data 27 novembre u.s., la Polizia di Stato di Caserta, a seguito di una minuziosa attività d’indagine condotta sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord, ha eseguito un’ordinanza cautelare emessa dall’Ufficio del G.i.p., con la quale veniva disposta l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di B.E. cl. 75, per i delitti di maltrattamenti contro familiari o conviventi e di atti persecutori, nonché della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa nei confronti di B. A., cl. 48, e B. A., cl. 75, rispettivamente padre e fratello del primo.
In particolare, le indagini avevano avuto inizio nell’agosto scorso allorquando la moglie di B.E. aveva sporto formale denuncia presso il Commissariato di P.S. di Aversa riferendo come, a seguito della decisione di separarsi dal coniuge e di allontanarsi quindi dalla casa familiare, l’uomo avesse iniziato ad assumere atteggiamenti persecutori nei suoi confronti.
La donna, oltre a raccontare un vissuto di vessazioni patite durante il matrimonio, raccontava di come B.E. avesse iniziato a pedinarla pressoché quotidianamente, in particolare dal mese di settembre, allorquando aveva deciso di tornare a vivere con i genitori, a tempestarla di telefonate e ad inviarle messaggi dal contenuto offensivo e fortemente intimidatorio, tanto da indurla a temere seriamente per la propria incolumità.
Le indagini consentivano di appurare che B. E., mosso da un irrefrenabile rancore, assillava continuamente l’ormai ex moglie, pedinandola e appostandosi presso il luogo di lavoro e l’abitazione dei genitori dove la stessa aveva deciso di tornare a vivere per sottrarsi ai soprusi del marito che non accettava la decisione della donna di giungere alla separazione.
L’ossessiva gelosia di B.E. lo aveva spinto ad assumere condotte intimidatorie anche nei confronti del nuovo compagno della donna e, spalleggiato dal padre e dal fratello, di un vicino di casa, che riteneva a sua volta responsabile di avere intrattenuto una relazione con l’ormai ex moglie.
Pertanto, la Procura della Repubblica riteneva indispensabile richiedere all’Ufficio del G.i.p. l’applicazione della più afflittiva delle misure cautelari, la custodia in carcere, nei confronti di B. E. per il grave allarme suscitato nelle vittime dai suoi comportamenti minacciosi e violenti che dimostravano come ormai egli fosse privo di ogni freno inibitorio, tanto da rivolgere la sua rabbia anche contro soggetti estranei alla sua vicenda coniugale.
Analogamente, per il padre ed il fratello di B.E. si riteneva necessaria l’applicazione di una misura cautelare, individuata nella meno afflittiva misura del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dal predetto vicino di casa della coppia, che era stato direttamente vittima delle condotte persecutorie dei due uomini, decisi a difendere l’onore” del loro congiunto.