Il Covid? Una bomba emotiva che si è abbattuta sugli adolescenti
A soffrire più di tutti di solitudine sono stati i ragazzi più grandi, sui 18-19 anni, quelli che avrebbero avuto la possibilità di sperimentare per la prima volta una certa indipendenza, tra uscite e viaggi con gli amici. Solo il 40,7% ha tenuto contatti diretti con gli amici, e il 63,8% lamenta di non aver vissuto le esperienze immaginate. I ragazzi stranieri, in particolare, hanno cercato di ‘farsela passare’ tra lavoretti e volontariato, trovando anche nella meditazione e nella preghiera valvole di ‘sfogo’. Emerge poi un aumento esponenziale dell’uso dei videogiochi, analogamente all’anno scorso, su livelli ora da seguire con molta attenzione. In tutto questo, sono state le ragazze a soffrire maggiormente, in particolare sempre intorno ai 18 anni, tra eccessi di cibo e diete improvvise: si sono sentite trascurate e sono diventate più aggressive, hanno consumato più alcol e tabacco. Allo stesso tempo, le adolescenti hanno reagito di più: cucina, lettura, musica sono stati i loro ‘diversivi’ durante la pandemia. Più in generale, e forse è questo l’aspetto più insidioso, per quasi metà del campione considerato è crollata “la voglia di fare”. Sono gli esiti di una ricerca condotta nel secondo anno di Covid e intitolata “Voci e racconti degli adolescenti al tempo della pandemia”.
INTERVISTATI QUASI 21 MILA RAGAZZI TRA GLI 11 E I 19 ANNI
Realizzata su un campione di 20.750 ragazzi, ben distribuiti per classi di età su un target dagli 11 ai 19 anni, la ricerca è stata illustrata oggi in videoconferenza con Sabina Tassinari, dell’Osservatorio adolescenza del Comune Ferrara, e Mariateresa Paladino, del servizio Politiche sociali e socioeducative della Regione, nell’ambito dell’evento “Le voci degli adolescenti per visioni di futuro. Aperture e orizzonti verso l’Agenda 2030”, con i saluti introduttivi della vicepresidente della Regione Elly Schlein e di Clede Maria Garavini, garante regionale Infanzia e adolescenza.
SOLITUDINE, ANSIA, NOIA
Stando a quanto emerge dal questionario, se le restrizioni hanno costretto i ragazzi a praticare meno sport e amicizie, sono aumentate le attività più stanziali come coltivare hobby (+36,3%) e cucinare (+44,5%); si sono poi intensificate altre modalità di svago a cui si dedicavano già prima dell’emergenza, come l’ascoltare musica (+60,3%), chattare (+65,1% e guardare la tv (+45,6). In aumento anche la propensione all’informazione (+49,7%), soprattutto sul Covid e sull’emergenza sanitaria. Sul futuro, il campione intervistato avverte come problemi urgenti da affrontare il lavoro (66,5%), la politica (58,7%) e la sanità (55,9%). In ogni caso, in particolare per le ragazze, spicca dal questionario come l’emergenza sanitaria sia stata “deflagrante” a livello emotivo per i ragazzi, tra “più solitudine, ansia, noia, tristezza, insicurezza, paura di poter contagiare i propri cari“. È “un quadro molto negativo”, ammette Tassinari, indicando l’esigenza di una “pedagogia interventista”, come del resto hanno mostrato le misure extra adottate fin qui dalla Regione.
Tra gli altri aspetti, in una ricerca analoga dell’anno scorso era già emersa l’aspettativa fondamentale dei ragazzi verso gli adulti in questa fase, ossia ricevere da questi ultimi “aiuto nei problemi ma anche rispetto e ascolto”. Il trend viene confermato: “Gli adolescenti- spiega Tassinari- hanno maturato la consapevolezza di essere portatori di diritti durante la pandemia, e ora chiedono di poterci essere e partecipare. Non solo alle decisioni scolastiche, ma a quelle di tutta la comunità”.
NON SI SENTONO CONSIDERATI AFFIDABILI DAI GRANDI
Dal questionario di oggi, spicca però che i giovani non hanno tanti margini per esercitare il loro diritto di cittadinanza come vorrebbero, perché percepiscono poca fiducia in loro da parte di genitori e insegnanti: primeggiano le considerazioni negative, pensano di essere considerati svogliati dai ‘grandi’. In realtà, 11enni, 12enni e 13enni pensano che gli adulti li considerino “bene”, i ragazzi più grandi invece sono più pessimisti. Gli studenti stranieri, tra gli altri aspetti della ricerca, sono meno “rivendicativi” di quelli italiani: essendo più abituati in genere ad una vita di spostamenti, diven tano anche più autonomi, dipendendo meno dagli adulti. Concludendo su note più positive, i ragazzi in generale hanno pagato il prezzo più alto, con un altro “anno sprecato”, ma hanno capito comunque l’importanza dell’aiuto reciproco e della solidarietà, in modo da essere cittadini più responsabili (della media). Sui provvedimenti della Regione, nota Schlein: “Abbiamo rafforzato nel 2021 tutte le azioni anti-povertà minorile, contro il ‘ritiro sociale’. Nel 2020 abbiamo stanziato 1,5 milioni di euro extra e ora le abbiamo più che raddoppiate, aggiungendo 1,7 milioni, con l’aiuto dell’Assemblea legislativa regionale: non lasciamo sole le famiglie”.
(DIRE)