Covid, in Giappone la variante delta potrebbe auto-estinguersi

In Giappone la variante delta del virus Sars-Cov-2 potrebbe andare incontro all’auto-estinzione. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori nipponici del National Institute of Genetics e dell’università di Niigata, diretti da Ituro Inoue il quale ha illustrato i risultati della ricerca al quotidiano The Japan Times. Dopo il picco di contagi giornalieri, ch era arrivato a quasi 26mila, la curva del contagio in Giappone ha fatto registrare una brusca battuta di arresto e un significativo calo (i dati di oggi, ad esempio, riportano 77 casi e 2 decessi in tutta la nazione, ndr).

Secondo la teoria di Inoue e del suo team di ricerca, questo potrebbe dipendere dal fatto che la variante delta avrebbe accumulato così tante mutazioni, e conseguenti errori di replicazione genetica, da portare il virus all’auto-estinzione. Per la loro indagine, gli studiosi nipponici sono partiti dal presupposto che le popolazioni asiatiche hanno un enzima protettivo, chiamato APOBEC3A, che attacca i virus a RNA e che non è invece presente nelle popolazioni europee e africane. Questa proteina agisce in opposizione alla proteina nps14 (responsabile della correzione degli errori di copiatura durante la replicazione del virus, ndr). L’obiettivo dell’indagine è stato di comprendere in che modo l’enzima APOBEC3A colpisca la proteina nps14. Dalle analisi è emerso che la variante delta ha solo due gruppi principali e che le mutazioni sembrano andare incontro a uno stop a metà del loro processo di replicazione.

Questi risultati appaiono in contraddizione con quanto sostenuto dai Centers for Disease Control and Prevention statunitensi, secondo i quali la variante delta ha una diversità genetica più vivace, il che spiegherebbe anche la sua maggiore contagiosità e i più elevati livelli di mortalità per chi la contrae. “Siamo letteralmente scioccati da questi risultati- ha sostenuto Inoue al Japan Times- la variante delta in Giappone era altamente trasmissibile e aveva portato anche alla comparsa di altre varianti. Ma quante più varianti si accumulavano, tanto più il virus diventava difettoso fino a non riuscire più a replicare sé stesso. Considerato che il numero dei casi non ha continuato ad aumentare, pensiamo che a un certo punto durante le mutazioni il virus è andato incontro alla sua naturale estinzione. Se fosse vivo e in ‘buona salute’, sicuramente i contagi crescerebbero perché in alcuni casi i vaccini e le mascherine non possono prevenirne l’esplosione”. Un simile andamento del virus Sars-Cov-2 potrebbe registrarsi anche in altre parti del mondo? “Le possibilità non sono pari a zero- ha affermato Inoue- ma al momento riteniamo sia una ipotesi ottimistica. Non ci è possibile fare previsioni in merito perché non siamo in possesso dei dati e anche perché- ha concluso- in nessun altro Paese al mondo sono state registrate tante mutazioni sulla proteina nps14 come in Giappone”.

(Arc/ Dire)

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Redazione

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