Giustizia, Cartabia: “Scuola Magistrati fondamentale per la formazione”

“La Scuola superiore della magistratura svolge un compito essenziale non solo nella preparazione dei nuovi magistrati, in vista della loro piena immissione nelle loro funzioni, ma anche, e soprattutto, a favore di tutti i magistrati in servizio, qualunque sia la loro anzianità ed esperienza professionale”. Lo dice la ministra della giustizia, Marta Cartabia, intervenendo a Scandicci al Decennale della Scuola superiore della magistratura.

“Se infatti – sottolinea Cartabia – aver superato la difficile, impegnativa, selezione del concorso rappresenta una garanzia di conoscenza tecnica del diritto, è altrettanto vero – come ammoniva un grande giurista, Francesco Carnelutti – che ‘chi conosce solo il diritto, non conosce nemmeno il diritto’. Di qui il valore inestimabile della Scuola della magistratura che mette a disposizione un’ampia possibilità di formazione permanente e di riflessione culturale ad ampio spettro: una possibilità di arricchimento per il singolo giudice e per l’intero corpo della magistratura che, vista dalla prospettiva del Ministero della giustizia, appare preziosa per una pluralità di ragioni. Innanzitutto, per l’ovvia considerazione che il diritto stesso è una realtà dinamica. Nasce dalla storia e vive nella storia e, perciò, è continuamente soggetto a riforme e trasformazioni. Sicché, l’aggiornamento continuo è una necessità basilare e un dovere di tutti gli operatori del diritto”.

In secondo luogo, continua la ministra, “perché il diritto vive nella società, è perennemente immerso in un contesto sociale sempre in movimento, ai cui bisogni è chiamato a rispondere. La medesima legge, in un contesto diverso, pone nuove domande al giurista e al giudice. Basti pensare a come le esigenze sanitarie in tempo di pandemia hanno rimodulato ogni aspetto della vita sociale e, con essa, della vita giuridica. O ancora, in un ambito di diretta competenza del ministero della giustizia, quante volte in questi mesi, intervenendo sui temi della criminalità organizzata ci siamo trovati a riflettere sulla sua capacità di trasformazione e di adattamento, sulla sua capacità di sfruttare i nuovi potentissimi mezzi delle operazioni finanziarie o delle nuove tecnologie per diffondere il veleno del malaffare e del sopruso. Solo un magistrato, che non smetta mai di interrogarsi e di riflettere, che abbia l’umiltà di continuare ad imparare e andare a scuola, alla scuola della magistratura, mantenga sempre lo sguardo spalancato e disponibile cogliere tutta la complessità e l’imprevedibilità della realtà in cui il caso giudiziario è radicato, potrà rispondere adeguatamente alla domanda di giustizia”.

(Mar/ Dire)

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