(VIDEO) Salute, la psicologa: “falso mito togliere seno per far dormire di più i bimbi”

La fine dell’allattamento al seno è una fase delicata che porta con sé molte preoccupazioni e aspettative da parte delle mamme, ad esempio riguardo ai risvegli notturni dei bambini, nella speranza che si diradino se non, addirittura, scompaiano.

Un falso mito che Antonella Sagone, psicologa perinatale, consulente professionale in allattamento materno e membro del gruppo di lavoro ‘Psicologia e salute perinatale’ dell’ordine degli Psicologi del Lazio, tiene a sfatare.

“È importante sapere che il bambino non si sveglia per poppare, ma chiede di poppare per riaddormentarsi- spiega all’Agenzia Dire- Tutti i bambini si svegliano la notte e non è possibile educare un bambino a non svegliarsi, perché i risvegli sono fisiologici, incondizionati, dipendono dallo sviluppo neurologico e possono anche essere influenzati da elementi di disturbo, per esempio la dentizione. Quando il bambino si sveglia ha bisogno di aiuto per riaddormentarsi: chi è allattato chiederà il seno perché è il modo più veloce per farlo e rappresenta la via più rapida anche per la mamma. Chi non è allattato magari prenderà il ciuccio o vorrà essere coccolato. Togliere il seno- ribadisce dunque l’esperta- non garantisce la fine dei risvegli notturni”.

Riguardo alla fine dell’allattamento, la psicologa perinatale chiarisce immediatamente un altro aspetto molto importante: “Gli allattamenti possono terminare estinguendosi naturalmente perché a un certo punto tutti i bambini, chi prima e chi dopo, non desiderano più poppare. Inoltre, nel tempo, perdono anche la capacità di succhiare dal seno. L’idea che i bambini non si svezzeranno mai da soli- aggiunge- deriva dal fatto che generalmente ci si aspetta che lascino il seno prima di quando sono pronti. Ricordiamo che l’OMS raccomanda di allattare possibilmente fino a due anni (introducendo cibi solidi dopo i sei mesi), e precisa che dopo i due anni l’allattamento può continuare con benefici per madre e bambino”.

Cosa fare se, invece, la mamma desidera incoraggiare il bambino ad abbandonare il seno? “Bisogna accompagnarlo in questo percorso- prosegue Sagone- seguendo un principio di gradualità e tenendo conto dei bisogni sia del bambino che della mamma stessa. In questo caso, si possono sfruttare dei momenti della giornata che offrono più margine di contrattazione, durante i quali si possono offrire delle alternative al bambino. Mentre ci sono alcune poppate- chiarisce la consulente per l’allattamento- che sono le ultime ad essere lasciate perché sono le più importanti per il bambino, ad esempio quella della buonanotte, se il piccolo si è fatto male o se si sveglia di notte. Ricordiamo poi- aggiunge Sagone- che un bambino grande allatta diversamente rispetto a un neonato, è più autonomo, mangia con la famiglia, gioca, a volte va al nido e quindi è abituato anche a staccarsi per alcune ore dalla mamma. In queste situazioni, non è detto che la mamma debba dire sì a tutte le richieste del seno da parte del bambino, perché non parliamo di un neonato che dipende dalla poppata per sopravvivere”.

Le posizioni e i consigli della consulente per l’allattamento non si discostano da quelle di Margherita Caroli, pediatra e ricercatrice in tema di nutrizione e alimentazione complementare. “L’allattamento è un momento importante e delicato sia per la mamma che per il bambino- ricorda- Ci sono linee guida e tanti consigli per iniziare e proseguire l’allattamento, ma non ce ne sono su come affrontarne la fine, una fase nella quale le mamme vengono lasciate spesso sole, senza un punto di vista sia scientifico che umano”.

“E questo è sbagliato perché si tratta di un passaggio particolarmente delicato, soprattutto per le donne che devono eliminare dalla propria mente e dal proprio cuore il timore di non amare a sufficienza i figli se smettono di allattare. Considerata l’unicità di ogni diade madre-bambino- prosegue Caroli- non esiste un solo modo per avviare e né per interrompere l’allattamento. Personalmente, per la mia esperienza, l’interruzione deve partire soprattutto dalla mamma che, nella diade, unisce cuore e intelletto, tenendo comunque presente che il latte della mamma rimane correttamente nutriente per il bambino per tutta la durata dell’allattamento, non è vero che a un certo punto diventa acqua”.

Anche la pediatra consiglia dunque gradualità, “distanziando le poppate sempre di più e così, nel tempo, riducendo anche la produzione di latte fino a quando non ce ne sarà più. Si possono poi proporre delle alternative alla poppata, consentendo al bambino anche di capire che il suo bisogno può essere soddisfatto anche in altri modi, non solo attaccandosi al seno, ma ad esempio con le coccole della mamma, con il gioco o leggendo un libro insieme. Ovviamente, non bisogna nemmeno utilizzare rimedi drastici come mettere qualcosa che abbia un cattivo sapore sul capezzolo della mamma o dire al bambino che quando si attacca la mamma ha dolore o interrompere bruscamente, perché- conclude Caroli- queste cose potrebbero indurre nel bambino un senso di abbandono improvviso”.

(Arc/ Dire)

Redazione

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