(VIDEO) Scuola, Invalsi ‘promuove’ superiori in 4 anni
Per un verdetto più compiuto bisognerà attendere i prossimi esami di Stato, ma intanto dall’Invalsi arriva una prima ‘promozione’ delle scuole superiori organizzate su quattro anzichè su cinque anni di studi: “I risultati sono buoni”, afferma infatti il presidente dell’istituto di valutazione, Roberto Ricci, intervenendo all’incontro promosso dai licei Malpighi di Bologna e dalla Fondazione Campari.
Nel 2022 si chiuderanno i primi percorsi quadriennali “e allora lì avremo una misura chiara di confronto” con i normali cicli quinquennali, premette Ricci, aggiungendo che fare questa operazione comunque “non è semplice” poichè ad oggi “i percorsi quadriennali riguardano una piccola fetta di popolazione scolastica, quindi rimane sempre il problema che questi ragazzi si sono in qualche modo autoselezionati, cioè sono particolarmente motivati”: possibile, quindi, che i risultati visti alla fine del terzo anno in questi licei e istituti tecnici siano buoni “perchè sono molto buoni i ragazzi e le scuole che hanno deciso di anticipare l’introduzione di questi percorsi”. Detto ciò, finora le valutazioni dicono che i risultati in arrivo dai percorsi quadriennali sono “del tutto in linea” con i quinquennali, continua Ricci, probabilmente in virtù di una efficace “essenzializzazione” della didattica. Insomma, “i dati di cui disponiamo oggi sembrano dirci che è possibile che, almeno nelle competenze di base osservate dall’Invalsi- afferma il presidente- non ci siano indicazioni sul fatto che seguire un percorso quadriennale si traduca in uno svantaggio di apprendimento rispetto ai quinquennali”. Anzi, per Ricci l’esperienza dei quadriennali può essere utile ad affrontare nel complesso la fotografia non esaltante della scuola italiana scattata dai testi Invalsi. Se la pandemia “ha reso più evidenti problemi che affondano le radici nel passato”, sottolinea Ricci, dalla sperimentazione quadriennale può arrivare un suggerimento importante perchè queste esperienze hanno richiesto “una riflessione molto profonda sul perchè insegniamo e come coinvolgiamo gli studenti. Ecco allora che laddove per i quadriennali questa domanda era preliminare a quasiasi azione, altrimenti l’impianto non avrebbe retto e vediamo invece che sta reggendo bene, lo stesso approccio potrebbe aiutare tantissimo anche i percorsi quinquennali”. La contrapposizione tra tradizione e innovazione “è quantomeno fuori luogo, perchè è proprio dalla sinergia tra questi due aspetti- afferma Ricci- che possono venire risultati nuovi e i percorsi quadriennali possono essere anche in generale un ottimo banco di prova per rispondere ad una situazione onestamente molto preoccupante”. Nel Pnrr “c’è l’indicazione di una riforma che prevede l’allargamento ad altre 1.000 scuole quadriennali per un motivo molto semplice”, sottolinea la rettrice delle scuole Malpighi, Elena Ugolini: “I nostro studenti si laureano alla triennale in media a 24 anni e mezzo e alla magistrale a 27 e mezzo, quindi sono i più vecchi d’Europa”. Ma entrare nel mondo “a 25 o 28 anni è troppo tardi. C’è una necessità legata all’orientamento, cioè ad aiutarli a capire la loro strada e cosa possono costruire- aggiunge la rettrice- quindi è fondamentale arrivare preparati a 18 anni”. Prima di iniziare “tutti mi dicevano che era una follia e me lo dicevo io stessa”, racconta Camilla Borgatti, oggi all’ultimo anno del quadriennio al Malpighi. “Ma cavolo: ha funzionato”, assicura Camilla, perchè “la scuola si è dovuta adattare cambiando drasticamente il modo di rapportarsi agli studenti creando un percorso estremamente interattivo”.
(Pam/ Dire)