Jabil, Ugl: “ricollocazione ancora ferma al palo”
A tre anni dall’inizio della bufera che ha colpito l’azienda Jabil e i percorsi di reimpiego strutturati appositamente per gli esuberi, via via dichiarati dall’azienda, un nuovo tavolo si è tenuto il 3 dicembre al MISE, dove Jabil ha riproposto il percorso di esodo incentivato per gli esuberi ancora presenti, circa 230 lavoratori, entro il 31 agosto 2022 data ultima per il ricorso alla CIG fruibile dall’azienda. L’azienda TME di Portico, che si era già proposta per assorbire parte di questi lavoratori, sarà affiancata da Invitalia in questa operazione. Si propone di assorbire 50 persone ogni trimestre, dichiarando di poterle reimpiegare per le attività già in essere. Considerando le scorse ricollocazioni presso Softlab ed Orefice, il tavolo ministeriale non sembra però offrire dimostrazioni concrete di una reale inversione di tendenza.
Luigi Marino, Vice Segretario Nazionale Ugl Metalmeccanici, preso atto delle proposte osserva una situazione di impasse, dalla quale bisogna uscire con proposte concrete: “Oggi s’è persa l’occasione di poter fare un passo in avanti. Nessuno ha spiegato cosa andranno a fare i lavoratori che saranno reimpiegati, in 7 mesi, che non sono poi tanti per una reindustrializzazione. A noi piacerebbe poter ascoltare cosa andrebbero a fare questi lavoratori assorbiti nei vari trimestri, quali commesse ci sono. Il controllo deve estendersi al rispetto degli accordi, attraverso un cronoprogramma delle azioni da mettere in campo, ad esempio, che verifichi il risultato delle misure realmente intraprese. In assenza di proposte concrete, e di certezze, sarà difficile che oltre duecento lavoratori possano abbandonare l’azienda Jabil per un salto nel buio”.
Sulla stessa lunghezza d’onda le considerazioni di Mauro Naddei Segretario Provinciale Ugl Metalmeccanici Caserta e Lucia Dello Iacovo, coordinatrice della federazione di Caserta.
“Anche senza voler mettere in dubbio la proposta di TME – dichiarano i sindacalisti -, oggi l’urgenza improcrastinabile è fornire riscontri concreti ai lavoratori, scoraggiati dalle scorse ricollocazioni fallimentari. Cogliamo come fattore positivo la presenza di INVITALIA a garanzia delle verifiche di fattibilità, ma auspichiamo che ci siano controlli periodici e puntuali da parte delle Istituzioni su questo e sui progetti di ricollocazione già avviati. Lo stesso piano industriale di Jabil che annuncia di poter garantire attività a soli 250 lavoratori, con un forte ridimensionamento, può diventare credibile solo toccando con mano sviluppi concreti”.