Lusciano. La storia del piccolo Biagio e le preghiere alla Madonna dell’Arco

“Per tutta la vita non smetterò mai di ringraziare il nostro buon Dio e le tante persone, tutte speciali, che con noi, hanno sofferto e pregato, per la salvezza del nostro piccolo Biagio”. Ad ammetterlo Antonio, giovane papà del piccolo Biagio.

Il 12 novembre scorso, appena un mese di vita, il bambino mostra di respirare con affanno, immediato il trasporto del piccolo al pronto soccorso dell’ospedale Moscati di Aversa.

La prognosi non lascia scampo: ‘bronchite’. Immediato il ricovero con particolare cure e ausili per aiutarlo nel respirazione assistita. Dopo qualche giorno la situazione precipita, i sanitari del nosocomio normanno disposero il trasferimento al Santobono di Napoli: per le gravi condizioni, il piccolo degente viene ricoverato nel reparto terapia intensiva.

Momenti di ansia per i giovani genitori, soprattutto quando i sanitari comunicarono che per l’aggravarsi delle condizioni di salute, era necessario intubare il piccolo.

Chance di sopravvivenza erano appese al filo di speranza della bravura dei medici, guidati dalla mano del nostro buon Dio.

Spontaneamente da ogni parte, una vera e propria catena umana si raccoglieva in preghiera, chiedendo la grazia per la salvezza del piccolo. In articolare il giovane papà Antonio con la sua famiglia – da sempre devoti della Madonna dell’Arco-  affidava alla Vergine la salvezza del loro bambino.

Veglia di preghiera comunitaria, nella chiesa parrocchiale di Lusciano guidata dal parroco don Sebastiano, a seguire giorni di ansia alternati da piccoli segnali di miglioramenti.

Dopo quasi un mese di ricovero, finalmente la buona notizia: il piccolo paziente esce dalla terapia intensiva e viene trasferito al reparto pediatria dove è tutt‘ora degente ma fuori pericolo.

Il padre Antonio, parla con viso bagnato dalle lacrime di emozione e ringraziamento per tutta la filiera sanitaria che alleviano sulla terra, quanti con le loro sofferenze umane, portano le stimmate del Signore.

Antonio esprime gratitudine e perenna riconoscenza anche a quanti, uniti nella preghiera, hanno sofferto e attesa la guarigione del bambino. Antonio mentre parla non toglie lo sguardo dal Crocifisso che definisce “unica risposta definitiva alle sofferenze umane, vero e proprio faro e guida nel buio fitto delle sofferenze degli umani. Il dono della preghiera è l’arma più potente, aiuta tutti”.

di Franco Musto

Redazione

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