Si può mangiare Brie durante l’allattamento?
Con la sua consistenza voluttuosa inconfondibile, il Brie è un formaggio a pasta molle nato in Francia, ma oggi amato e prodotto a livello internazionale.
Il suo cuore quasi burroso è racchiuso da una crosta fiorita di muffa bianca commestibile.
Per tradizione viene realizzato con latte vaccino, anche se ne esistono versioni a base di latte di capra. Si tratta di un alimento particolarmente ricco di nutrienti, con un profilo nutrizionale vario e un elevato contenuto lipidico.
Rappresenta una valida fonte di proteine, nonché di vitamine A e B-6.
Anche se la Francia è considerata da molti non a torto il punto di riferimento mondiale per quanto riguarda la produzione di formaggi, grazie soprattutto all’ampia varietà delle diverse tipologie, è senza alcun dubbio il Brie quello più conosciuto, amato ed esportato.
Questa vera e propria delizia casearia nasce grazie all’iniziativa di un ordine religioso.
Nel lontano settimo secolo d.C., infatti, erano pochissime le persone con le risorse economiche e il tempo a disposizione per poter sperimentare con i processi di trasformazione degli alimenti.
Tra i fortunati che potevano dedicarsi a queste attività vi erano i monaci, tra cui i creatori di questo formaggio a pasta molle, nato nell’area di Meaux a circa cinquanta chilometri a est della città di Parigi.
Le origini antichissime di questa prelibatezza rendono la sua storia costellata di estimatori illustri. Basti pensare che tra gli amanti del Brie rientra l’imperatore Carlo Magno, che nel 774 afferma di aver scoperto una delle cose più deliziose al mondo proprio dopo averne assaggiato una fettina.
Il fascino di questo prodotto è innegabile e deriva in gran parte dal suo inedito equilibrio tra sapori e consistenze.
Una crosta fiorita cela un ripieno cremoso, con un profilo sensoriale molto complesso, i cui profumi spaziano dalla panna ai funghi, fino al fieno.
A seconda della stagionatura, ogni brie assume un carattere unico. Per tradizione i Brie sono prodotti con latte vaccino e stagionati per un periodo compreso tra 40 e 60 giorni.
Le fasi produttive moderne iniziano con la pastorizzazione, che ha lo scopo di eliminare eventuali batteri nocivi. Il latte viene poi raffreddato, addizionato con caglio naturale e lasciato a coagulare.
Una volta che si è formata la cagliata, si procede al trasferimento all’interno di appositi stampini di forma circolare.
Nel momento in cui il formaggio risulta sufficientemente sodo, viene prelevato dallo stampo, salato e lasciato affinare per un tempo variabile in base agli obiettivi del produttore.
Data la peculiarità di questo formaggio e la presenza di una crosta fiorita, sono molti a chiedersi se il suo consumo sia sempre sicuro.
All’interno di questo approfondimento andremo a scoprire se si può mangiare Brie durante l’allattamento, una fase senza dubbio molto delicata, nel corso della quale è comune avere diversi dubbi.
Brie: si può mangiare in allattamento e perché?
Per quanto riguarda le abitudini alimentari, la gravidanza può comportare molte privazioni.
Non solo è necessario evitare di bere alcolici, bensì è indispensabile tenersi alla larga da cibi come il pesce crudo, alcuni salumi e formaggi a pasta molle come il Brie.
Il motivo per cui i formaggi a pasta molle come questo sono da evitare è che costituiscono un terreno fertile per la formazione e la proliferazione della listeria, ovvero il batterio che è causa della listeriosi.
Questo elemento può farsi strada nel formaggio sia se il latte non è pastorizzato, che nel corso del processo di confezionamento.
Dal momento che la gravidanza indebolisce il sistema immunitario, sale la probabilità di contrarre la listeriosi, motivo per cui il Brie diventa un alimento proibito durante il periodo di attesa.
Tuttavia, per coloro che proprio non desiderano rinunciarvi esiste una soluzione molto semplice e ottima anche dal punto di vista del gusto: cucinarlo.
L’opzione più sicura è scegliere un formaggio a pasta molle con latte pastorizzato e cuocerlo fino a quando non si scioglie completamente.
Oltre al Brie, in gravidanza questo trattamento andrebbe riservato al Camembert, ma anche alle tipologie “chevre”, ovvero formaggio di capra a crosta bianca, nonché al nostrano taleggio.
Cosa accade però dopo il parto?
Dopo quasi un anno di rinunce alimentari, infatti, anche l’allattamento è un periodo che prevede qualche attenzione particolare quando si tratta di mettersi a tavola.
I motivi però sono piuttosto diversi e di conseguenza anche le soluzioni.
Nel momento in cui nasce un bambino, infatti, non è più necessario temere di contrarre infezioni dovute a determinati batteri.
Ecco perché non ci sono così tante restrizioni su ciò che si può oppure non si può mangiare durante l’allattamento.
Anche se molti falsi miti nascono comunque e vengono alimentati proprio dal naturale timore che assale una neo-mamma. In realtà, è importante specificare, che ben poco di quello che si mangia passa poi attraverso il latte materno e viene trasmesso al bambino.
Molti dei latticini e dei formaggi a pasta molle che erano sconsigliati in gravidanza, tranne che nella versione cotta, durante l’allattamento sono invece pienamente concessi.
Tuttavia, quello di cui si deve senza dubbio tenere conto è che il cibo che si consuma tende a influenzare l’odore e il sapore del latte.
Questo è forse l’aspetto più complesso. Se si nota che il bambino tende a non apprezzare il latte materno a causa di sapori forti che derivano da formaggi dal gusto inconfondibile come il Brie, allora è consigliabile attendere qualche mese prima di tornare a un consumo normale.
Se invece il neonato non reagisce in maniera negativa, allora non vi sono problemi, a patto ovviamente di consumare questo formaggio sostanzioso in quantità moderate.
Un’ulteriore precisazione riguarda la possibilità di indurre o favorire la comparsa di eventuali allergie, che alcune scuole di pensiero ritengono più probabile in relazione all’assunzione di formaggi a crosta fiorita.
In realtà, a meno che non esista una storia familiare in tal senso, è improbabile che il neonato sviluppi allergie.
Infine, come vale per gli adulti, formaggi quali il Brie sono sconsigliati in presenza di stati di irritazione del bambino, tra cui ad esempio la formazione di eczemi, che potrebbero peggiorare in seguito all’assunzione indiretta di questo alimento.
Quali sono i formaggi consentiti durante l’allattamento?
Il formaggio è una straordinaria fonte di calcio, fondamentale per i più piccoli, e in tal senso è indispensabile nell’ambito di una dieta salutare equilibrata.
Durante l’allattamento è cruciale per la mamma assumere sufficienti quantità di calcio, poiché altrimenti il neonato tenderebbe a prelevarne in modo eccessivo, dando vita a un fenomeno conosciuto come riduzione ossea.
Sono molti gli alimenti che derivano dell’importante tradizione casearia italiana e consentono alla madre di evitare che il neonato utilizzi i propri depositi per integrare il contenuto di calcio nel latte materno.
Ad esempio, una dieta ricca di ricotta e altri latticini può essere fondamentale per consentire al piccolo di beneficiare di tutto il calcio di cui ha bisogno, senza che la mamma debba necessariamente assumere degli integratori specifici.
Per quanto riguarda gli altri formaggi, è importante comprendere che anche se gli ottimi stagionati, come il pecorino e il Parmigiano Reggiano, sono una fonte di calcio davvero valida, contengono al loro interno un’elevata percentuale di sodio.
Ecco perché se ne consiglia un’introduzione limitata nella dieta.
Infatti, il sodio aumenta la probabilità che il calcio venga espulso dall’organismo tramite le urine, vanificando perciò i benefici collegati al consumo del formaggio e paradossalmente mantenendo invece solo gli aspetti meno positivi.
In definitiva, la neo-mamma può mangiare qualsiasi formaggio a pasta molle che durante la gravidanza era sconsigliato.
Oltre al brie, dunque, è possibile integrare all’interno della dieta Camembert, taleggio, feta e tante altre delizie.
L’importante è verificare che esse siano fatte rigorosamente con latte pastorizzato. I prodotti che si trovano in commercio solitamente rispettano questa regola produttiva.
È solo nel caso di piccole produzioni artigianali che ciò avviene, ma secondo quanto previsto dalla normativa europea, tale aspetto è ben segnalato per maggiore chiarezza nei confronti del consumatore.
Conclusioni in merito a formaggi e allattamento
In conclusione, durante l’allattamento non ci sono formaggi da evitare completamente, a patto di consumare di tutto in moderazione.
Nel complesso il regime alimentare può essere molto simile a quello che si seguiva prima della gravidanza.
A meno che non si notino irritazioni o reazioni avverse nel piccolo, formaggi a pasta molle tipo il Brie permettono di integrare del prezioso calcio all’interno di una dieta equilibrata, che fornisce al neonato sapori diversi e tutti i nutrienti di cui ha bisogno.
Ora che abbiamo preso in considerazione gli aspetti cruciali dei quali tenere conto durante l’allattamento, compresi gli alimenti che possono essere consumati senza troppi pensieri, non resta che cercare di semplificare il più possibile la programmazione dei pasti quotidiani.
Durante i primi mesi di vita di un bambino, infatti, la madre può non avere troppo tempo e/o energia da dedicare alla pianificazione attenta dei pasti.
Ecco perché un pezzetto di formaggio può spesso aiutare a integrare elementi come calcio e vitamine, senza dover ricorrere ai fornelli.
Fonte delle informazioni: https://salumipasini.com/