(VIDEO) ‘L’Unione Sovietica poteva essere preservata’: successi e insuccessi di Michail Gorbaciov
Era il 25 dicembre del 1991 quando la bandiera sovietica fu ammainata per sempre sul Cremlino. In una sera di Natale Mikhail Gorbaciov, rivolgendosi alla nazione rassegnava le sue dimissioni da Capo dello Stato. L’impero sovietico si dissolveva. Pavel Palazhchenko lavorò come interprete dell’allora Segretario generale del Partito comunista dal 1985. Il Direttore delle relazioni internazionali e della comunicazione presso la Fondazione Gorbaciov ci ha spiegato la sua visione sulla fine trent’anni fa dell’Unione Sovietica.
Perestrojka e glasnost non riuscirono a salvare dalla dissoluzione definita l’URSS e il suo impero mondiale. Quando, nella primavera del 1985, Michail Gorbaciov assunse la carica di segretario generale del PCUS dopo la lunga stagione di Brežnev (1964-1982) e i brevi mandati di J. Andropov (1982-1984) e K. Černenko (1984-1985), era relativamente difficile prevedere che l’URSS sarebbe scomparsa così rapidamente. Eppure chi in quegli anni frequentava Mosca a vario titolo non poteva non notare l’affanno generalizzato in cui si dibatteva l’intero sistema collettivista: il leviatano era prossimo alla fine.
Quando nel 1989 vengono autorizzati gli scioperi, l’impero socialista inizia a decomporsi favorendo anche le esplosioni dei conflitti etnici (Nagorno Karabakh). La bandiera rossa con la falce e il martello, che gloriosa aveva domato la barbarie nazifascista, venne ammainata dal pennone più alto del Cremlino il 25 dicembre del 1991. L’Unione Sovietica non esisteva più.