Violenze carcere SMCV, per i pm ‘nessuna rivolta prima dei pestaggi’

La Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha chiesto l’archiviazione per 14 detenuti che erano stati denunciati dal personale della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Santa Maria Capua Vetere per le proteste del 5 aprile 2020, che giustificarono il ricorso alla perquisizione straordinaria avvenuta il giorno successivo, 6 aprile, nel corso della quale circa 300 agenti della Penitenziaria sottoposero a pestaggi e violenze i quasi trecento detenuti del Reparto Nilo.

Fatti, questi ultimi, che hanno portato all’arresto di poliziotti e funzionari del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), attualmente tutti liberi, e all’inizio dell’udienza preliminare, il 15 dicembre scorso, a carico di 108 persone.

La perquisizione straordinaria, che il Gip di Santa Maria Capua Vetere definì nell’ordinanza di arresto emessa il 28 giugno scorso “un’orribile mattanza”, fu motivata dai vertici del carcere e del Dap come una risposta alle proteste avvenute il giorno prima, quando alcuni detenuti del Reparto Nilo occuparono i corridoi dopo aver saputo della positività al Covid di un recluso; la protesta rientrò dopo alcune ore, e il giorno dopo nelle celle dei detenuti furono ritrovate, a detta degli agenti, pentolini con olio bollente e spranghe. Ma secondo la Procura quegli oggetti furono messi apposta lì dagli agenti, per giustificare il ricorso alla violenza contro i detenuti. Dopo la protesta furono individuati 14 detenuti quali capi della rivolta e denunciati per resistenza e minaccia a pubblico ufficiale e lesioni personali; questi, tra cui l’algerino Hakimi Lamine, furono portati in isolamento. Lamine morì ad inizio maggio 2020 dopo un mese di isolamento.

(ANSA)

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Redazione

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