Asma, dai pediatri 4 indicazioni ai genitori per trattamento
“L’asma è la più comune malattia cronica sia in età pediatrica che in età adulta, interessando oltre 260 milioni di persone in tutto il mondo. È caratterizzata da infiammazione cronica delle vie aeree, associata a sintomi respiratori di variabile entità come tosse, respiro sibilante, difficoltà respiratoria e oppressione toracica. La mortalità e la morbilità legate all’asma sono prevenibili, in particolare tramite la terapia steroidea inalatoria. Da questa evidenza scaturisce la novità delle indicazioni GINA in merito all’utilizzo degli steroidi inalatori in associazione al broncodilatatore a breve durata d’azione in corso di esacerbazione, al fine di limitare il rischio di scarso controllo dei sintomi nel lungo termine, di riacutizzazioni (più frequenti e severe) e di effetti indesiderati”. A spiegarlo in un articolo pubblicato sul sito della Società italiana di pediatria (Sip) sono Rossella Lamberti e Michele Ghezzi del Dipartimento di Pediatria dell’ospedale dei Bambini ‘V. Buzzi’ di Milano.
“Il punto di partenza della terapia dell’asma è la gestione personalizzata, considerando i sintomi del paziente, il grado di ostruzione delle vie aeree, l’esposizione a fattori di rischio (fumo, allergeni, agenti infettivi, ecc), senza dimenticare l’importanza dell’aderenza alla terapia- spiegano i pediatri- Secondo le principali linee guida internazionali dell’asma, la terapia con farmaci inalatori è parte fondamentale sia del trattamento dell’attacco acuto, sia della terapia di fondo”. Gli esperti sottolineano che “nella pratica clinica, la scelta del farmaco, della dose e del dispositivo da utilizzare è basata sulle caratteristiche del paziente, tenendo conto delle sue preferenze/abilità”.
Con una malattia cronica come l’asma “è importante provvedere all’educazione dei piccoli pazienti e dei genitori così da renderli capaci di gestire in maniera adeguata la terapia in base all’andamento clinico- dicono Lamberti e Ghezzi- A tale riguardo è fondamentale fornire le giuste informazioni in merito all’utilizzo dei dispositivi medici, valutando la capacità dei genitori e dei pazienti di aderire alla terapia e al follow up clinico”.
Da qui i pediatri danno quattro indicazioni per i genitori: 1) La somministrazione del farmaco per via inalatoria permette il raggiungimento di più alte concentrazioni dello stesso nelle vie aeree inferiori, una più rapida insorgenza d’azione e minori effetti collaterali sistemici; 2) utilizzare un inalatore è un’abilità che deve essere acquisita dal paziente e valutata dal professionista sanitario. Una tecnica inalatoria sbagliata comporta uno scarso controllo dei sintomi, un aumentato rischio di esacerbazioni e maggiori effetti indesiderati; 3) si deve scegliere il più appropriato device per il paziente, considerando le opzioni terapeutiche a disposizione, i costi e le abilità del paziente stesso. In caso di prescrizione di spray predosati pressurizzati (pMDIs), utilizzare il distanziatore migliora la distribuzione delle particelle di farmaco attivo nelle vie aeree inferiori, erogando una quantità predefinita di farmaco spruzzato che non varia con i successivi utilizzi dello spray; 4) la somministrazione della terapia mediante pMDIs risulta più rapida rispetto a quella aerosolica e non necessita di una sorgente elettrica, rendendo gli spray predosati pressurizzati di più pratico utilizzo al di fuori dell’ambiente domestico.
Ma cosa sono i pMDIs e come si usano? “Sono costitutiti da una bomboletta all’interno della quale il farmaco si trova in sospensione o in soluzione e necessitano di un’adeguata coordinazione fra erogazione ed inalazione- spiegano gli esperti- per cui la quantità di farmaco effettivamente inalato dipende dalla competenza e dalla collaborazione del paziente. Inoltre l’alta velocità di erogazione provoca la deposizione della maggior parte della dose sulla cavità orale, aumentando la possibilità di effetti collaterali dovuti a un maggior assorbimento sistemico attraverso le mucose delle prime vie respiratorie”.
Per questi motivi “è quindi fondamentale l’utilizzo del distanziatore- precisano i pediatri- In questo modo, il farmaco viene dapprima spruzzato all’interno del distanziatore e successivamente inalato dal paziente grazie a un sistema a valvola unidirezionale che si apre con l’inspirazione e che si chiude con l’espirazione del bambino, permettendo all’aria espirata di uscire. Inoltre all’interno del dispositivo il propellente presente nel prodotto tende ad evaporare, facilitando il rimpicciolimento ulteriore delle particelle disponibili che possono raggiungere così più facilmente le vie aeree inferiori”.
Infine “all’interno della camera le particelle erogate subiscono un rallentamento della loro velocità e quelle di volume più grosso si depositano sulle pareti del distanziatore, riducendo l’accumulo del farmaco a livello orofaringeo e il rischio di effetti collaterali, quali tachicardia (broncodilatatori), candidiasi orale o effetti collaterali sistemici (corticosteroidi)”.
Lamberti e Ghezzi concludono spiegando che “il distanziatore può essere facilmente trasportato e non necessita di essere lavato ad ogni applicazione. Sulla base dell’età del paziente esso può essere utilizzato con boccaglio o con mascherina di dimensioni adeguate con una buona efficacia terapeutica”.
(Mab/Dire)