Autotrapianto plasma in paziente con polmonite da covid

“Da nostri precedenti studi, si evidenzia come nel nostro plasma siano presenti, in una concentrazione variabile, cellule staminali (multipotenti e pluripotenti) in uno stato di quiescenza. Attivarle in un paziente acuto, in seguito a prelievo venoso, mettendo a contatto il plasma, dopo averlo fatto sedimentare in una serie di provette per 120 minuti, con antiossidanti, ed iniettarle sottocute al paziente stesso, con procedura ripetuta più volte nelle settimane successive, può fornire, in virtù delle proprietà di riparazione e di rigenerazione tissutale, nonché di immuno-modulazione, una protezione biologica ‘self’, cioè generata da cellule del nostro stesso organismo, la quale, a sua volta, può produrre effetti terapeutici significativi nei confronti della patologia in atto”. Questo è il senso del case report, appena pubblicato a livello internazionale, sul Journal of Personalized Medicine (impact factor 5), in merito al trattamento sperimentale effettuato su un paziente maschio di 56 anni, affetto da forma clinica medio-severa di polmonite virale interstizio-alveolare da Covid-19, mediante autotrapianto di cellule staminali del proprio sangue, effettuato nel Punto di Primo Intervento del 118 dell’ospedale Moscati di Taranto poco prima del ricovero in Pneumologia, dove è stato sottoposto alle terapie tradizionali, e quindi ripetuto una volta alla settimana per quattro settimane dopo la dimissione.

Una velocissima “negativizzazione” in fase di ricovero del paziente, appena al 10° giorno, e la scomparsa totale di esiti infiammatori e fibrotici polmonari a soli 40 giorni dal ricovero, evidenziati comparando le TC del torace all’ingresso ed al 40° giorno, eventi davvero insoliti laddove comparati a riscontro clinico di casi similari, per criteri di medesimo livello di gravità, negli stessi periodi del decorso clinico, hanno portato gli autori alla sottomissione delle risultanze ad una prestigiosa rivista internazionale i cui revisori hanno approvato la pubblicazione dei contenuti. “Massima cautela. La scienza ha il dovere costante di interrogarsi e di verificare nel modo più rigoroso. L’utilizzo delle cellule staminali in Medicina rappresenta una risorsa della scienza nota da anni ed in fase di pieno sviluppo dimensionale a livello internazionale. Il nostro case report non ha, quindi, alcuna pretesa di giungere a qualsivoglia affermazione o conclusione definitiva- sostiene Mario Balzanelli, direttore del Sistema 118 di Taranto, presidente della Società Italiana Sistema 118 (SIS118), primo nome tra gli autori- ma intende esclusivamente comunicare alla comunità scientifica quanto osservato e magari rappresentare un utile stimolo per l’avvio di ulteriori sperimentazioni dedicate alla Medicina per Acuti ed alla Medicina Critica, di livello ospedaliero, e laddove possibile, anche preospedaliero che si auspica, attesa la drammatica permanenza della pandemia da COVID-19 nel nostro Paese, e nel mondo intero, possano aver luogo quanto prima”.

(Red/ Dire)

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