Caso Djokovic, può partecipare agli Australian Open
La Corte Federale dell’Australia ha annullato la decisione del Commonwealth di cancellare il visto di Novak Djokovic. Il serbo deve essere rilasciato, ha ordinato il giudice. Il Governo è stato anche condannato a pagare le spese legali. Al tennista serbo è stato restituito il passaporto e potrà partecipare agli Australian Open, al via lunedì 17. Il tennista numero uno al mondo è stato confinato nell’hotel Park di Melbourne in attesa della decisione della Corte Federale sulla validità del suo visto.
Secondo quanto si è appreso in questi giorni, Djokovic aveva contratto il Covid-19 a metà dicembre e per questo sarebbe stato esentato dall’obbligo vaccinale stabilito dagli organizzatori dell’Australian Open. Ma il serbo non avrebbe presentato la documentazione sufficiente per motivare l’esenzione medica ricevuta per farlo entrare in Australia. In passato, il campione non si è mai dichiarato esplicitamente no vax, rifiutando però di esprimersi a favore del vaccino.
IL GOVERNO PUÒ ANCORA ESPELLERE NOLE
Il governo australiano ha riconosciuto di non aver concesso a Djokovic abbastanza tempo per produrre prove sufficienti, dopo averlo informato dell’intenzione di annullare il suo visto. Nonostante ciò, il ministro dell’Immigrazione, Alex Hawke, può ora intervenire personalmente e decidere comunque di annullare il visto per altri motivi. Dunque non è ancora finita. Il tribunale federale ha ridato il visto al numero uno del tennis, ma l’avvocato del governo Christopher Tran afferma che ora il ministro dell’immigrazione, Alex Hawke, valuterà se esercitare il potere personale di cancellazione del visto. Ciò significa che una volta revocata la decisione, Hawke potrebbe annullarla nuovamente. Se il ministro decidesse di procedere, Djokovic non potrà rimettere piede in Australia per tre anni e potrebbe essere presentato un nuovo ricorso. “In un certo senso – ha commentato – la posta in gioco è aumentata piuttosto che diminuita”.
LA PREOCCUPAZIONE DEL GIUDICE
Il giudice federale Anthony Kelly si dice preoccupato per l’eventuale nuovo intervento di espulsione che è nelle prerogative del ministro dell’Immigrazione Alex Hawke. Il ministro ha quattro ore di tempo per procedere nonostante la sentenza del tribunale. “Se il ministro sceglie di utilizzare la sua discrezione personale per annullare nuovamente il visto, mi ritengo molto preoccupato per il potenziale esito”, ha detto il giudice. La scorsa settimana, dopo la cancellazione del visto di Novak Djokovic, il primo ministro Morrison aveva affermato che “le regole sono regole” e che tutti dovevano seguirle. Il giudice gli ha di fatto risposto per le rime, motivando la decisione di ridare il visto al serbo: “Tutti giochiamo secondo le stesse regole”.
L’AMMISSIONE: “NON SONO VACCINATO”
Tra i vari documenti che il Tribunale federale australiano ha pubblicato dopo la sentenza che ha ridato il visto a Novak Djokovic, ribaltando la decisione del governo c’è la trascrizione delle prime dichiarazioni di Djokovic alla Border Force appena sbarcato a Melbourne. Nelle dichiarazioni Djokovic confermato di aver avuto due volte il Covid-19 e di non essere vaccinato.
“INTERVISTATORE: Quali sono stati i motivi per cui arrivi in Australia oggi? DJOKOVIC: Sono un tennista professionista e il motivo principale per cui vengo in Australia è la partecipazione agli Australian Open a Melbourne, Victoria. INTERVISTATORE: Grazie. Ora domanda sulla tua vaccinazione, sei vaccinato? DJOKOVIC: Non sono vaccinato. INTERVISTATORE: Per COVID-19? Non sei vaccinato? DJOKOVIC: Non sono vaccinato. INTERVISTATORE: Grazie. Hai mai avuto il COVID? DJOKOVIC: Sì. INTERVISTATORE: Quando l’hai avuto? DJOKOVIC: Ho avuto il COVID due volte, ho avuto il COVID a giugno 2020 e ho avuto il COVID di recente, sono risultato positivo al tampone Pcr il 16 dicembre 2021”.
Nelle trascrizioni delle prime dichiarazioni rese alla Border Force da Novak Djokovic appena sbarcato a Melbourne l’agente informa Djokovic che sarà portato in un hotel dalla Serco. Ecco la risposta del tennista serbo, che si dice sorpreso: “Sono sorpreso che non ci siano informazioni sufficienti sul motivo stesso per cui mi è stata concessa l’esenzione medica dal panel medico indipendente dello stato del Victoria che ha confermato che ho soddisfatto i criteri per entrare in Australia in base, ai criteri che hanno imposto che non è sul foglio che mi hai letto e cioè se ho avuto un test Covid Pcr positivo nei sei mesi precedenti, e posso fornire il test Pcr negativo e la quantità sufficiente di anticorpi, quindi mi viene concesso l’accesso ed è esattamente quello che è successo durante l’intero processo. Quindi abbiamo fornito la documentazione medica: il 16 dicembre ero positivo alla Pcr, il 22 ero negativo. Ho inviato l’analisi del sangue per i miei anticorpi e ne avevo una quantità sufficiente e mi è stato concesso l’accesso in Australia e ho ricevuto la documentazione che supportava la mia esenzione medica e la dichiarazione di viaggio proveniente dal governo federale”.
(Dire)