Covid: calano ricoveri ordinari, su le terapie intensive
“Cresce ancora l’incidenza: 2011 casi per 100mila abitanti, mentre flette l’Rt, a 1,3, ancora sopra l’unità. Il tasso di occupazione che si registra in area medica ed intensiva è, rispettivamente, 31,6% e 17,3%, per i ricoveri siamo quindi al di sopra della soglia critica ma diverse Regioni sono sopra soglia anche per le intensive. Data la situazione, è opportuno mantenere comportamenti prudenti e vaccinarsi, completando il ciclo e facendo il richiamo appena possibile, anche per evitare di congestionare le strutture sanitarie”. Lo afferma Gianni Rezza, direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, commentando i dati del report settimanale della cabina di regia sull’epidemia da Covid-19.
“Vediamo i primi segnali di una stabilizzazione della curva, l’Rt sui sintomatici è in decrescita, a 1.15, e lo è anche quello delle ospedalizzazioni, che supera di poco il valore di 1, in entrambi i casi restano sopra la soglia epidemica. Resta comunque una difficoltà delle Regioni nel caricare tempestivamente i dati, dovuto al numero elevato dei nuovi casi”. A dirlo è Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità e portavoce del Cts, spiegando i dati della cabina di regia sul monitoraggio settimanale dell’epidemia da Covid-19.
“La mappa europea- prosegue Brusaferro- ci indica che il rosso scuro coinvolge ancora tutti i Paesi, le curve sono in crescita ovunque e quella italiana è marcata, ma in un quadro di crescita in rallentamento. In tutte le Regioni italiane la crescita è ancora elevata, ma ce ne sono alcune che mostrano una lieve contro tendenza”, spiega il professore. Per quanto riguarda i casi in relazione alle fasce di età, negli ultimi sette giorni, “inizia una decrescita più marcata tra i 20 e i 29 anni, rimane però in crescita la fascia 0-9 anni. Si inizia tuttavia a vedere un rallentamento generale in diverse fasce di età- sottolinea Brusaferro- in quella pediatrica l’incidenza per i ricoveri per abitanti è contenuta nei numeri ma c’è, per questo è importante la vaccinazione per queste fasce di età”, raccomanda il presidente Iss. “L’RT- prosegue- è in calo, un segnale di una situazione che tende a ridursi. Chi contrae l’infezione ha un’età mediana di 38 anni, un dato stabile, chi richiede un ricovero in area medica o in intensiva ha un’età che varia tra i 60 e i 70 anni, chi decede resta ancora sugli 80 anni”.
Per la cabina di regia, “la sintesi degli indicatori settimanali ci indica un’incidenza a 2011 per 100 mila abitanti, la settimana scorsa eravamo a 1988 e quella prima ancora, due settimane fa, a 1699. Si tratta di una situazione che tende alla stabilizzazione, quello che vediamo nelle terapie intensive, in termini assoluti, è che si passa da 1668 a 1698 casi, una lieve crescita ma anche un indice di un forte rallentamento”, afferma Brusaferro, che aggiunge:”Quando guardiamo invece i posti letto in area medica c’è ancora una forte crescita: da 17648 a 19659. Le proiezioni a trenta giorni mostrano un impegno delle terapie intensive contenuto mentre per le aree mediche, con questo trend, mostrano un impegno significativo. Sempre, però- avverte Brusaferro- a fronte del fatto che le Regioni hanno difficoltà a caricare i propri dati in modo tempestivo”. Per quanto riguarda le vaccinazioni “c’è sempre una maggior crescita delle persone che fanno la dose booster, gli over 80 hanno raggiunto l’80%, e credo sia importante sottolineare l’incremento delle persone che fanno la prima dose- evidenzia il presidente Iss- e che la fascia di età tra i 20 e 29 anni abbia superato il 92% anche con la prima dose, mentre la fascia 12-19 anni ha superato l’83% con la prima dose. I bambini piccoli tra i 5 e gli 11 anni hanno superato il 25%. A fronte di questi risultati positivi, c’è ancora una fascia di popolazione a partire dai 30 fino ai 70 anni che non ha fatto la prima dose. L’efficacia della vaccinazione per la protezione dalla malattia grave- ricorda Brusaferro- è ancora molto elevata, la protezione con l’infezione è ancora significativa ma va incrementata con la dose booster”.
La cabina di regia valuta che “la situazione è ancora sopra la soglia epidemica, sette Regioni sono a rischio ancora alto, dovuto anche al sovraccarico dei servizi regionali. In sintesi, la situazione epidemica si stabilizza sul valore sopra 2000 casi per 100 mila abitanti, si stabilizza anche, dopo 12 settimane di crescita continua, sia nella trasmissibilità dei casi ricoverati che nelle terapie intensive. Le due grandi linee di azione della risposta a questa situazione sono il rispetto rigoroso delle misure comportamentali collettive ed individuali, tra queste anche evitare le aggregazioni, e garantire la copertura vaccinale, con le dosi raccomandate e con l’adesione al ciclo vaccinale”, conclude Brusaferro.
(Org/ Dire)
Aggiornamento 19 gennaio 2022 – Periodo di riferimento: 10/1/2021-16/1/2021
Si conferma una situazione epidemica acuta nella settimana di monitoraggio corrente con una incidenza settimanale che a livello nazionale supera i 2.000 casi per 100.000 abitanti.
Dopo dodici settimane di crescita continua, si osservano ora dei segnali di stabilizzazione dell’incidenza, della trasmissibilità sui casi ricoverati in ospedale e dell’occupazione dei posti letto in terapia intensiva.
Si confermano segnali plurimi di allerta a livello regionale nelle attività di sorveglianza e indagine dei contatti.
Lo scenario attuale dell’utilizzo dei servizi ospedalieri rende necessario evitare un aggravamento ulteriore delle condizioni di sovraccarico dei servizi sanitari, già oggi fortemente impegnati.
Alla luce della elevata incidenza e della circolazione della variante Omicron di SARS-CoV-2, è necessario il rigoroso rispetto delle misure comportamentali individuali e collettive, ed in particolare distanziamento interpersonale, uso della mascherina, aereazione dei locali, igiene delle mani e riducendo le occasioni di contatto ed evitando in particolare situazioni di assembramento.
Una più elevata copertura vaccinale, in tutte le fasce di età, anche quella 5-11 anni, il completamento dei cicli di vaccinazione ed il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo, con particolare riguardo alle categorie indicate dalle disposizioni ministeriali, rappresentano strumenti necessari a contenere l’impatto soprattutto clinico dell’epidemia anche sostenuta da varianti emergenti.
Punti chiave:
- Si riporta una analisi dei dati relativi al periodo 10 gennaio – 16 gennaio 2022. Per i tempi che intercorrono tra l’esposizione al patogeno e lo sviluppo di sintomi e tra questi e la diagnosi e successiva notifica, verosimilmente molti dei casi notificati in questa settimana hanno contratto l’infezione nell’ultima settimana del 2021 e nella prima del 2022.
- Si è stabilizzata l’incidenza settimanale a livello nazionale: 1.691 per 100.000 abitanti (10/1/2022-16/1/2022) vs 1.622 per 100.000 abitanti (3/1/2022-9/1/2022), dati flusso ISS. Questa tendenza trova conferma anche nel periodo più recente sulla base dei dati aggregati raccolti dal Ministero della Salute (2.011 per 100.000 abitanti nel periodo 14/01/22-20/01/22 vs 1.988 della settimana precedente, dati flusso dati aggregati Ministero della Salute).
- La fascia di età che registra il più alto tasso di incidenza settimanale per 100.000 abitanti è la fascia d’età 10-19 anni con un’incidenza pari a 2.599 per 100.000 abitanti, in aumento rispetto alla settimana precedente. Al momento, l’incidenza più bassa, ma sempre molto elevata, si rileva nelle fasce di età superiori agli 80 anni (632 per 100.000 abitanti) che presentano anche una maggiore copertura vaccinale sia con ciclo completo che con dose di richiamo.
- Nel periodo 22 dicembre 2021 – 4 gennaio 2022, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,31 (range 1,00 – 1,83), in diminuzione rispetto alla settimana precedente ma ancora al di sopra della soglia epidemica. Lo stesso andamento si registra per l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero (Rt=1,01 (0,99-1,02) all’11/01/2022 vs Rt = 1,2 (1,18-1,22) al 4/01/2022. Si sottolinea però che diverse Regioni/PPAA hanno segnalato problemi nell’invio dei dati del flusso individuale e non si può escludere che tali valori possano essere sottostimati. Per dettagli sulle modalità di calcolo ed interpretazione dell’Rt riportato si rimanda all’approfondimento disponibile sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (https://www.iss.it/primo-piano/-/asset_publisher/o4oGR9qmvUz9/content/id/5477037).
- Il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva è in lieve diminuzione dopo numerose settimane di costante aumento e che al giorno 18/01/2022 era pari al 17,8% (1715/9616), in un contesto di aumento del numero di posti letto disponibili per fronteggiare le esigenze assistenziali. Il numero assoluto di persone ricoverate in terapia intensiva tende a stabilizzarsi, passando da 1.677 (11/01/2022) a 1.715 (18/01/2022) con un incremento relativo dello 0,2%. Il tasso di occupazione in aree mediche Covid-19 a livello nazionale è ancora aumentato ed è pari al 29,8% (19448/65302). Il numero di persone ricoverate in queste aree è in aumento da 17.067 (11/01/2022) a 19.448 (18/01/2022) con un incremento relativo del 14%. Questo sta imponendo una revisione organizzativa delle prestazioni assistenziali erogate a favore dei pazienti COVID-19.
- Lo scenario attuale dell’utilizzo dei servizi ospedalieri rende necessario evitare un aggravamento ulteriore delle condizioni di sovraccarico dei servizi sanitari, già oggi fortemente impegnati.
- Sette Regioni/PPAA sono classificate a rischio Alto secondo il DM del 30 aprile 2020, di cui 3 a causa dell’impossibilità di valutazione per incompletezza dei dati inviati; 11 Regioni/PPAA risultano classificate a rischio Moderato. Tra queste, cinque Regioni/PPAA sono ad alta probabilità di progressione a rischio Alto secondo il DM del 30 aprile 2020. 3 Regioni/PPAA sono classificate a rischio basso.
- 15 Regioni/PPAA riportano almeno una singola allerta di resilienza. Tre Regioni/PPAA riportano molteplici allerte di resilienza.
- Rimane stabile il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (658.168 vs 649.489 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in leggero aumento (15% vs 13% la scorsa settimana). È in diminuzione la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (41% vs 48%) mentre aumenta la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (44% vs 39%).
- L’attuale situazione caratterizzata da elevata incidenza pari a circa 40 volte la soglia dei 50 casi settimanali per 100.000 abitanti non consente una puntuale mappatura dei contatti dei casi, come evidenziato dalla bassa percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento, pari al 15%.
- L’epidemia si trova in una fase delicata e si osserva ormai da numerose settimane un forte impatto sui servizi territoriali ed assistenziali. Per questo è necessario evitare un aggravamento ulteriore anche attraverso il rigoroso rispetto delle misure comportamentali individuali e collettive, ed in particolare distanziamento interpersonale, uso della mascherina, aereazione dei locali, igiene delle mani e riducendo le occasioni di contatto ed evitando, in particolare, situazioni di assembramento.
- Una più elevata copertura vaccinale, in tutte le fasce di età, anche quella 5-11 anni, il completamento dei cicli di vaccinazione ed il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo, con particolare riguardo alle categorie indicate dalle disposizioni ministeriali, rappresentano strumenti necessari a mitigare l’impatto soprattutto clinico dell’epidemia anche sostenuta da varianti emergenti.